Venti morti e oltre cento dispersi in mare a largo della Libia. A Pozzallo arrestati tre scafisti

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Immagine di repertorio

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Nuova tragedia dell’immigrazione al largo della Libia: almeno 20 persone sono morte e un centinaio risulta disperso nel naufragio di un barcone al largo di Al Khums, a 100 chilometri a est di Tripoli. A fornire le cifre dell’ennesimo dramma dei ‘viaggi della speranza’ sono stati i migranti tratti in salvo dalla marina militare Libica, in tutto 22. Secondo la loro testimonianza erano tutti su un vecchio natante diretto in Italia, sul quale c’erano complessivamente circa 150 persone. Non è chiara ancora la dinamica dell’accaduto. Il naufragio potrebbe essere dovuto a uno spostamento improvviso dei ‘passeggeri’ o a un cedimento strutturale del natante.
La certezza è che i sopravvissuti “erano aggrappati ai resti della barca” e “una pattuglia della marina ne ha messo in salvo ventidue”, come ha spiegato il colonnello Kassem Ayoub, portavoce della marina libica, aggiungendo che “oltre venti corpi sono stati recuperati”. Secondo i migranti soccorsi, “a bordo dell’imbarcazione, diretta verso le coste italiane”, ha confermato l’ufficiale libico, c’erano “circa 150 persone, provenienti dall’Africa sub-sahariana”. I dispersi sarebbero quindi un centinaio, e nella zona della tragedia sono stati avviati soccorsi e ricerche di altri possibili sopravvissuti.

Sono stati fermati dalla polizia giudiziaria, su disposizione della Procura di Ragusa, tre presunti scafisti dello sbarco di 192 migranti arrivati ieri a Pozzallo con la nave Vega della marina militare, che aveva compiuto due interventi di soccorso nell’ambito di Maree Nostrum. Sono un somalo accusato di essere stato alla guida di un gommone con 112 persone a bordo, e due uomini del Gambia che sarebbero stati i piloti di un analogo natante con 80 extracomunitari.

Ecco il comunicato della Squadra mobile di Ragusa:

La Polizia Giudiziaria ha eseguito il fermo di YASIN AXMED Mubarig, nato in Somalia il 01.01.1980, SARR Lamin nato in Gambia il 08.10.1980 e JIADA Abdou, nato in Gambia il 19.12.1993, in quanto responsabili del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, ovvero si associavano con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.
I fermati si sono resi responsabili di aver procurato l’ingresso in Italia complessivamente di 190 migranti eludendo i controlli di frontiera, in quanto in modo preordinato chiedevano i soccorsi mettendo in serio pericolo di vita tutti i passeggeri di origini somale, gambiane e nigeriane.

I FATTI. Alle ore 20.02 del 28.07.2014 la nave della Marina Militare “VEGA” riceveva da parte della MRCC di Roma notizia di andare in soccorso ed assistenza di un natante in difficoltà. Alle ore 21.08 avvistava l’imbarcazione in difficoltà iniziando subito dopo alle ore 21,50 le operazioni di trasbordo dei clandestini con il recupero di complessivi 112 migranti di nazionalità prevalentemente somala.
Alle ore 18.32 del 28.07.2014 sempre in ambito operazione “Mare Nostrum” della Marina Militare veniva data notizia di portarsi in soccorso ed assistenza di un natante in difficoltà. Il gommone in questione veniva avvicinato e iniziavano subito le operazioni di trasbordo dei clandestini con il recupero di complessivi 80 migranti di varie nazionalità.
Alle ore 13.30 del 30.07.2014 tutti i migranti venivano trasferiti presso il porto di Pozzallo (RG) ed ospitati presso il CPSA ivi esistente.

ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA. Le operazioni di sbarco al porto di Pozzallo venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico. A tali operazioni partecipavano 40 Agenti della Polizia di Stato ed altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.
Completate le fasi di assistenza e identificazione da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, i migranti venivano ospitati al C.P.S.A. di Pozzallo (RG).
Contestualmente all’arrivo dei migranti a bordo della nave, l’Ufficio Ordine Pubblico della Questura di Ragusa traferiva centinaia di ospiti presenti al centro di Pozzallo al fine di permettere l’ingresso degli altri appena sbarcati.
Il lavoro dell’Ufficio Immigrazione della Polizia di Stato è molto complesso e deve essere espletato in tempi ristretti così da permettere un immediato invio degli ospiti in strutture d’accoglienza.

LE INDAGINI. Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato), collaborati da un’aliquota della Compagnia dei Carabinieri di Modica ed un’aliquota della Sez. Operativa Navale della Guardia di Finanza di Pozzallo sin dai primi istanti dell’arrivo in rada della nave della Marina Militare hanno avviato le indagini salendo a bordo per verificare la presenza di elementi utili alle indagini.
Dai contatti con il personale della Marina Militare e dalle prime indicazioni dei migranti sembrava molto complesso riuscire ad individuare gli scafisti ma, con la tenacia e l’esperienza degli investigatori, dopo ore ed ore di interrogatori ed escussione dei testimoni si è riusciti ad individuare gli scafisti.
In questi casi, quando vengono portati a terra centinaia di migranti che fanno parte di due eventi di soccorso le operazioni di Polizia sono molto complesse.
I migranti vanno prima separati in due gruppi distinti e successivamente vanno ascoltati ed individuati gli scafisti.
Due sono stati i team di Polizia Giudiziaria creati nell’occasione, così da poter effettuare un lavoro in piena sinergia tra gli investigatori e quanto più celere possibile.
In 14 ore i due team sono riusciti a concludere le indagini nonostante i tentativi di inquinamento delle prove degli scafisti che avevano messo in scena un vero e proprio atto teatrale.
Uno degli scafisti aveva convinto delle donne (sotto minaccia di ripercussioni fisiche) di far presente che erano le mogli e che loro erano migranti come gli altri.
Le donne presenti inizialmente avevano retto il gioco ma poi, essendo del tutto anomalo per gli investigatori il racconto reso, sono state verificate in stanze separate le testimonianze e dagli interrogatori incrociati la “storiella” del matrimonio è caduta.
A conclusione di tutta l’attività si è riusciti ad individuare gli scafisti di entrambi i gommoni.
I due natanti erano partiti dalla stessa spiaggia e contemporaneamente (il tutto su richiesta dei migranti agli scafisti), cosicchè in caso di necessità i passeggeri di un gommone avrebbero potuto aiutare quelli dell’altro.
Quando giunti in mare aperto, hanno chiesto i soccorsi con un telefono satellitare che è stato successivamente sequestrato.
La professionalità degli uomini della Polizia Giudiziaria ha permesso di individuare anche questa volta gli autori di questo traffico di migranti ormai diventato un enorme businnes per gli organizzatori, in questo caso libici, somali e gambiani.
Stante quanto dichiarato dai testimoni gli organizzatori hanno incassato 1.000 dollari a passeggero per 190.000 dollari totali.

LA CATTURA. Le indagini condotte dagli investigatori durate 14 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Ogni migrante ha pagato in media 1.000$ per un totale di quasi 190.000 dollari che sono andati tutti agli organizzatori ed in piccolissima parte agli scafisti.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato gli scafisti che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione, considerato che dopo il fermo iniziano tutte le fasi processuali particolarmente complesse.

BILANCIO ATTIVITA’ DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA. Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 80 scafisti dalla Polizia Giudiziaria a Pozzallo e sono in corso numerose attività di collaborazione tra le Squadre Mobili siciliane (coordinate dal Servizio Centrale Operativo) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste del nord Africa a quelle Italiane.