“Alta tensione”, sgominata la banda dei furti di rame

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Si chiama “Operazione Alta tensione” quella con cui Polizia di Stato di Ragusa ha sgominato un’associazione a delinquere di cittadini rumeni che operava tra Comiso, Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Giarratana e Mazzarrone. Negli ultimi sei mesi hanno commesso furti di rame ai danni dell’Enel per svariati milioni di euro e altre decine di furti non sono stati portati a termine grazie all’attività di indagine e alla collaborazione dell’Enel stessa. Gravi danni hanno subito anche le aziende agricole e zootecniche della provincia. Sono in tutto 7 i destinatari di custodia cautelare in carcere, 3 i denunciati tra cui una donna, e 3 i soggetti latitanti che verranno ricercati con la collaborazione della Polizia rumena.

Ecco i dettagli nel comunicato stampa della Polizia:

L’alto prezzo del rame ha causato un sempre maggiore interesse per il riciclaggio di questo metallo e indotto un manipolo di criminali a perpetrare innumerevoli furti del prezioso materiale, tanto da indurre nella popolazione una sempre maggiore preoccupazione e di conseguenza una condivisione del fenomeno con la Polizia di Stato considerato che il furto di cavi di rame destinato alla distribuzione dell’energia elettrica rischia di paralizzare, anche per mesi, intere zone antropizzate dove peraltro insistono importanti aziende agricole e zootecniche; il normale ripristino della distribuzione ha comportato, per l’appunto, sia notevoli costi per il gestore (più di 1 milione di euro), ma soprattutto lunghe attese e gravi disagi sia per la cittadinanza che per le aziende.

Molte, infatti, le aziende zootecniche e agricole del territorio ibleo che, pur di poter continuare a lavorare, sono state costrette ad affidarsi a dispendiosi generatori alternativi di corrente elettrica che hanno permesso di sopperire alla mancanza di energia.

L’organizzazione criminale sgominata questa notte dalla Polizia di Stato aveva trovato la sua base operativa nei dintorni di Comiso ma con ramificazioni anche nel territorio di Catania e Messina dove qualche mese fa sono stati effettuati sequestri di rame per migliaia di chilogrammi. Il gruppo era perfettamente organizzato ed ognuno dei soggetti indagati ed oggi arrestati aveva specifici compiti assegnati che dovevano essere portati a compimento durante l’attività delittuosa.
La Polizia di Stato, con gli uomini della Squadra Mobile e del Commissariato di Comiso impegnati in prima battuta, ha lavorato per ben sei mesi con una attenta attività di indagine volta ad acquisire elementi gravi di colpevolezza a carico dell’organizzazione criminale sgominata la notte scorsa che stava dilagando in questa provincia e che aveva provocato notevoli danni all’economia della zona, creando un vero e proprio allarme nell’opinione pubblica.
L’organizzazione criminale sgominata dalla Polizia prevedeva una ripartizione ben articolata dei ruoli all’interno della banda: l’uomo esperto nel taglio dei cavi dell’alta tensione, l’autista che accompagnava i delinquenti sul posto del furto, gli addetti al recupero dei cavi tagliati – che dovevano essere sapientemente arrotolati per essere riposti successivamente nell’auto – ed infine il ricettatore che provvedeva, quando non vi era la possibilità di trasferire la merce in altre sedi, a smerciare l’oro rosso in zona.

Cogliere sul fatto un ladro di rame è molto difficile. L’organizzazione, infatti, prevedeva che le azioni criminose avvenissero durante la notte, intorno alle ore 02:00 sino al massimo alle ore 04:00 circa; il recupero degli autori dei furti doveva avvenire quindi a notte inoltrata allorquando era stata portata a compimento l’azione delittuosa.
Le indagini hanno permesso di accertare che i soggetti, tutti di etnia rumena, pianificavano attentamente i furti effettuando sopralluoghi attenti delle zona ove agire; l’interesse principale era dedicato alle campate dell’alta tensione (definite in linguaggio criptico, secondo quanto emerso nelle intercettazioni, “alberi da tagliare”) e l’occhio esperto dell’addetto al taglio era in grado di definire con il solo sguardo se si trattava di rame ovvero di alluminio (elemento quest’ultimo utilizzato dal gestore dell’energia elettrica in sostituzione dei cavi di rame più costosi).
La pianificazione del furto avveniva poi presso alcune abitazioni, a volte anche durante cene di gruppo, in cui partecipavano gli organizzatori posti ai vertici del sodalizio. La selezione del personale cd “manovale” avveniva in queste circostanze, allorquando veniva proposto il nome di uno piuttosto che un altro rumeno che si era reso disponibile al furto, escludendo dai furti gli italiani perché poco affidabili per questa tipologia di reati. Alcuni manovali, ritenuti più capaci, erano spesso presenti e venivano compensati con 100 euro a notte.
Le intercettazioni hanno permesso anche di accertare che, vista la elevata remunerazione prevista, i vertici dell’organizzazione ricevevano richieste di “lavoro” da parte di persone che chiamavano direttamente dalla Romania e si proponevano di venire in zona per partecipare ai furti.
Organizzato il furto, tutti gli autori (di norma 4/5 persone per volta) partivano in direzione del luogo accompagnati dall’autista, che dopo averli lasciati si allontanava dalla zona.
Finita l’azione, con un semplice messaggio o uno squillo ricevuto, l’autista del gruppo, che nel frattempo era rientrato a casa in maniera tale che non vi fosse alcun mezzo lasciato in zone ove poteva essere notato, raggiungeva il posto convenuto per il ritiro del materiale, a volte anche a distanza di chilometri dal luogo in cui aveva lasciato i complici, e con l’aiuto dei “manovali” provvedeva a caricare il rame in auto pronto per la consegna.
Quasi sempre l’autista non prelevava i complici, ma dava un passaggio solo “all’esperto al taglio” lasciando sul posto i manovali che rientravano per la maggior parte dei casi a piedi o con altri mezzi presso le loro abitazioni.
Erano anche previsti dei piani di fuga e, quando i ladri presumevano di aver visto movimenti sospetti o di Polizia, provvedevano a far arrivare sul posto non un autista di sesso maschile, ma una donna (per lo più si trattava di loro familiari). In questo modo pensavano di non destare sospetto.
In una circostanza, la fuga dei ladri da una Volante della Polizia del Commissariato di Comiso che li aveva intercettati dopo un furto nella zona di Coffa è durata sino allo svincolo di Sciri, sulla SS514. Qui i ladri, gettandosi dall’auto in corsa e abbandonando il carico di rame, venivano successivamente raggiunti dalla compagna di uno di questi che li ha prelevati in una strada secondaria ed accompagnati presso un luogo ritenuto da loro sicuro.
Durante le indagini svolte dagli uomini della Polizia, esperite con attività tecniche, ma anche con i tradizionali appostamenti, sono stati riscontrati, accertati e verificati ben 15 furti di cavi rame Enel (per un totale di 7800 chili di rame rinvenuto e sequestrato), tutti commessi tra gennaio e giugno 2014; 2 furti presso l’ex base Nato, con un sequestro di oltre 900 chili di rame. Inoltre diversi i furti consumati ai danni delle aziende agricole e zootecniche e numerosissimi i furti sventati grazie all’attività d’indagine che ha permesso di scongiurare i furti con specifici controlli preventivi sugli odierni arrestati. In alcuni casi sono state prese di mira anche abitazioni private che la Polizia di Stato ha protetto per scongiurare il pericolo.
Il danno che è stato lamentato da parte dell’Enel nelle denunce presentate è stato stimato in oltre 1.500.000 euro, solo per i furti che sono stati riscontrati a dispetto di decine di migliaia di euro di guadagno per l’associazione criminale oggi disarticolata.L’Enel al fine di creare meno disagi possibili ai clienti che indirettamente hanno subito ingenti danni, ha speso ogni risorsa per ripristinare quanto fatto dai sodali dell’associazione, riuscendo in breve tempo ad alleviare le pene degli imprenditori iblei ed utenti privati.
Durante la complessa attività, la Polizia, oltre le misure eseguite stanotte, ha arrestato per furto 17 soggetti e ne ha denunciati 12 in particolar modo per ricettazione.