La Camcom del Sud Est? “Ricca di eccellenze e potenzialità”, parola di Giannone

7

Il primo accordo che sancisce la fusione le Camere di Commercio di Ragusa, Siracusa e Catania (in attesa che anche Messina dia il suo placet), era – come si suol dire – nei fatti. “Nessun allarmismo: la riduzione, tramite accorpamento, degli enti camerali è stata sancita per legge“, dice il presidente della CamCom di Ragusa, Peppino Giannone, al quale abbiamo chiesto qualche informazione in più sul futuro dell’ente ragusano.
Che fra qualche giorno (“una quindicina”, specifica Giannone) andrà a firmare, nella sede catanese, l’atto di costituzione della nuova Camera di Commercio “del Sud Est” (il nome è ipotetico, ma delinea bene la nuove area di interesse).

E allora, dice Giannone: “La riforma delle Camere di Commercio nasce da un accordo tra Unioncamere e Governo. A fronte della riduzione da 9 a 3 – e stiamo parlando della Sicilia – resta nella disponibilità degli enti il registro delle imprese, che inizialmente era destinata ai Tribunali e poi al Ministero dello Sviluppo Economico. Mentre viene rimodulata la destinazione del diritto annuale pagato dagli iscritti: meno 35% nel 2015 e meno 40% nel 2016, fino a meno 50% in futuro”.

Ha ragione quindi chi sostiene che le Camere di commercio diventeranno più deboli?
No. Parlando per la Camera di Ragusa, la fusione con Siracusa e Catania – e presto con Messina – rappresenta il giusto e naturale epilogo. Dalle 41mila imprese ragusane iscritte passeremo a circa 270mila. E questo a me non sembra un segno di debolezza.

Come si è arrivati alla definizione del “raggruppamento del sud est”?
Il progetto di fusione è noto fin dallo scorso luglio. Ma la Camera di Ragusa non poteva dire la sua, essendo in mano a un commissario straordinario. Dotandosi di un presidente, anche Ragusa alla fine ha potuto far sentire la propria voce. E, stando dentro i paletti sanciti dalla riforma degli Enti camerali – per cui possono unirsi le Camere di Commercio che abbiano contiguità territoriale ed economica – abbiamo dato seguito alla nostra naturale vocazione territoriale ed economica, che è rivolta verso il sud est e l’area vasta. Sabato 24, a conclusione di un lungo percorso e di numerosi riunioni tecniche, abbiamo sancito l’accordo, prospettando un’apertura all’ente camerale di Messina.

Sarà abbandonata la sede di Ragusa?
Probabilmente, per dimensioni, la nuova sede sarà Catania. Ma il palazzo in piazza della Libertà non sarà svuotato, smantellato o abbandonato. Continueranno a esserci uffici e sportelli. Un presidio territoriale, insomma, per la gestione periferica e locale. Ragusa continuerà a occuparsi delle sue eccellenze e delle migliaia di occupati delle sue imprese.

E chi sarà il nuovo presidente?
Trattandosi di un nuovo soggetto pubblico, di un nuovo ente, ci sarà un nuovo presidente. I passaggi sono questi: dopo la firma dell’accordo, la decisione passa al Ministero dello Sviluppo che, con la Regione, provvederà a organizzare un bando tra tutte le aggregazioni territoriali.

Quali sono i punti di forza di questa fusione?
Ragusa, grazie a questo accordo, farà parte di una Camera di commercio dalle enormi potenzialità e dalle eccellenze uniche, anche a livello nazionale. I nostri settori andranno dall’ortofrutticolo di Vittoria all’agricoltura di pieno campo di Ispica e Rosolini; dalla zootecnia di Ragusa e Modica ai settori agrumicoli della piana di Catania. Ma penso anche a cosa potremo fare a livello turistico, con i siti Unesco legati a Taormina o i luoghi di Montalbano uniti alle Eolie. Nella zona poi insistono due aeroporti – Catania e Comiso – e tre porti turistici molto importanti: Pozzallo, Milazzo e Priolo.

Detto così, il futuro che la nuova Camera di Commercio ha davanti è roseo…
Sta a noi farlo diventare roseo. Ritrovando, per esempio, unità di intenti e di prospettive. E smettendo di litigare. Come siamo riusciti a fare a Ragusa, dopo 9 mesi circa di commissariamento. Il territorio, le sue eccellenze – tecniche, di manodopera e naturali – devono diventare il motore che permetta a quest’area, ora commercialmente unita, di ripartire.