La Pasqua di Ragusa e la tradizione della visita ai Sepolcri

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Una tradizione che si rinnova e che riunisce la comunità religiosa cittadina all’altare nella preghiera. A Ragusa il Giovedì Santo le chiese  sono aperte fino a tarda notte per accogliere i fedeli e dare loro modo di adorare i “Sepolcri”.

Sull’altare, all’interno della cappella laterale, viene predisposto il Sepolcro decorato con fiori ed ornamenti funebri, per ricordare il sepolcro dove fu seppellito Gesù. Tra i simboli religiosi, i vasetti con germogli di grano fatti crescere al buio (“i lavureddi” cioè “piccole messi”), elemento che ricorda la rinascita.

La tradizione vuole che la visita ai sepolcri abbia inizio dopo la messa “in Coena Domini”, in cui si ricorda l’ultima cena di Gesù con i suoi apostoli e l’istituzione dell’eucarestia. La messa si conclude con la processione del santissimo sacramento all’altare della “reposizione”, che diventa poi “sepolcro”, per il riferimento alla custodia di un corpo senza vita (anche se secondo la liturgia, la sera del giovedì Gesù non è ancora morto) o “orto” che simboleggia le ultime ore di vita trascorse dal figlio di Dio nell’orto degli ulivi prima dell’arresto. L’origine del rito dei “sepolcri” è molto antica. Secondo la tradizione infatti, sarebbero 40 le ore in cui il corpo di Gesù sarebbe rimasto senza vita, ovvero dalle 3 del pomeriggio del Venerdì Santo elle 7 della domenica di Pasqua.

La consuetudine vuole che si visitino le chiese in numero dispari, generalmente tra 5 e 7, da qui il detto della “visita alle sette chiese”.
La visita ai “Sepolcri” rappresenta uno dei momenti più sentiti della Settimana santa iblea ed anticipa la Processione del Venerdì Santo che, come da tradizione, riunisce la Diocesi di Ragusa lungo le vie del centro storico. Parte alle ore 20.00 da piazza San Giovanni, per proseguire lungo corso Italia, via Mario Leggio, via Giambattista Odierna, via Felicia Schininà, via Sant’Anna, Via Roma, corso Vittorio Veneto e infine ritornare in piazza San Giovanni.