La Casa delle Associazioni e la Casa dei Diritti. A Ragusa si raddoppia?

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Il Comitato promotore della Casa dei Diritti interviene sulla manifestazione d’interesse del Comune di Ragusa per la nascita della “Casa delle Associazioni”, che opererà presso l’immobile dell’ex-istituto Commerciale di Piazza Carmine.

Nell’avviso pubblico si legge che il fine è quello di rispondere alle numerose richieste da parte di associazioni di settore attive in città, di locali e spazi per lo svolgimento delle attività dalle associazioni stesse, offrendo servizi di natura sociale che favoriscano soprattutto l’aggregazione giovanile.

Salutiamo positivamente un progetto che punti all’apertura di spazi aggregativi in città, ma per onestà intellettuale, bisogna sottolineare l’incomprensione circa gli obiettivi e i contenuti manifestati dai promotori e dagli oltre 500 firmatari della petizione per la “Casa dei diritti”, sicuramente accentuata dal mancato confronto diretto con l’Assessore al ramo e col Primo Cittadino in seguito al diniego alla realizzazione del progetto ed alla polemica che si è innescata.

Ci preme evidenziare come altrove (ad esempio a Milano) la “Casa dei diritti” sia già da tempo una vera realtà amministrativa operante nel settore dei servizi, la cui utilità è pienamente riconosciuta in città e i cui obiettivi sono in primo luogo quello di erogare servizi ai cittadini e solo in secondo luogo quello di fornire assistenza ai cittadini bisognosi o di favorire l’aggregazione sociale e giovanile. Non solo, dunque, il mero assistenzialismo di chi non riesce a concepire la tutela dei diritti in modo diverso, ma soprattutto soluzioni concrete ai bisogni dei numerosi cittadini che vedono tutti i giorni compromessa o fortemente menomata la loro condizione di titolari di diritti soggettivi.

Non escludiamo, tuttavia, che il progetto “Casa dei diritti” possa trovar vita anche all’interno dei locali destinati alla “Casa delle associazioni” (trattandosi di locali ampi e potenzialmente polivalenti), ma riteniamo accidentata la strada tracciata per attuarlo, sia dal punto di vista formale che a livello di contenuti: potrà, ad esempio, un gruppo informale che si occupa di diritti e che non è formalmente un’associazione, operare all’interno della struttura proposta dal Comune o, a causa di sciocchezze formali, non rientrerà nel progetto?

Siamo certi che chi è predisposto alla realizzazione del bando, prenderà in considerazione questi interrogativi suscitati, tra le righe della burocrazia, dalla scelta della Giunta. Restiamo a disposizione dell’Amministrazione comunale (dalla quale attendiamo ancora una risposta circa la richiesta d’incontro protocollata due mesi fa) e ribadiamo la nostra volontà di collaborare per la concreta realizzazione di progetti che abbiano come scopo esclusivo la tutela e la salvaguardia dei diritti in ogni ambito applicativo.