Sbarco 276 migranti, arrestati 7 scafisti dopo 16 ore di indagini

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scafisti

Dopo una lunga notte di indagini, sono stati fermati ben 7 scafisti per lo sbarco a Pozzallo di 276 migranti di varie nazionalità. Per la prima volta l’equipaggio è composto da cittadini libici. Gli investigatori hanno concluso le indagini questa mattina, dopo 16 ore di intensissime indagini.

Le forze dell’ordine, appena salite a bordo della nave soccorritrice avevano subito capito che c’era qualcosa di diverso rispetto agli altri sbarchi. A bordo vi erano migranti provenienti da almeno 15 paesi diversi e tutti molto distanti tra loro.

Molti marocchini presenti, tunisini ed un gruppo di libici che sin da subito destava sospetti.

Le indagini si concentravano sui cittadini nord africani, considerato statisticamente che la percentuale più alta di scafisti è proveniente dalla Tunisia e dall’Egitto.

Dopo alcuni tentativi di sviare le indagini da parte dei migranti che, con molta probabilità, erano stati minacciati e quindi obbligati a fornire versioni di pura fantasia, gli investigatori trovavano dei passeggeri sinceri e collaborativi.

Questa volta gli organizzatori hanno scelto un equipaggio misto, tunisini  e libici, anche se questi ultimi hanno dichiarato in un primo momento di essere marocchini per confondersi tra gli altri.

Dopo ore di tentativi, il comandante dell’equipaggio si rendeva disponibile a confessare e chiamato un avvocato d’ufficio, ha reso piena testimonianza di come aveva raggiunto l’accordo con i libici e la restante parte dell’equipaggio.

Tra le altre dichiarazioni, ha affermato che il pagamento sarebbe avvenuto una volta concluso il viaggio, ovvero quando in Italia, quindi con la clausola “salvo arresto”. 3.000 dollari ed un piccolo anticipo prima della partenza.

Per la prima volta si registra uno sbarco con equipaggio misto con una forte presenza di cittadini libici che per sviare le indagini hanno falsamente dichiarato di essere marocchini.

Trovare i testimoni è stato particolarmente complicato, considerate le minacce subite durante tutto il viaggio ma, con grande professionalità, gli investigatori sono riusciti a individuare qualcuno che aveva intenzione di collaborare.

La paura di rendere confessione era più che giustificata, visto che l’equipaggio durante la traversata era armato di coltelli e cacciaviti. “Quando qualcuno di noi si alzava per provare a trovare una posizione più comoda veniva subito minacciato con il coltello; ho visto un libico che puntava il coltello alla gola di un siriano che voleva mettersi accanto alla sua famiglia; erano tutti armati e ci dicevano di non muoverci per non fare affondare la barca fatiscente sulla quale viaggiavamo; quando è passato un elicottero sopra noi, hanno costretto un pakistano e mettersi al timone ma lui non c’entra nulla”.

Al termine delle dichiarazioni rese, raccolti i gravi indizi di colpevolezza necessari per procedere al fermo, tutti e 7 gli indagati sono stati condotti in carcere e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Continuano le indagini per verificare ulteriori elementi, contenuto dei telefoni cellulari sequestrati e dichiarazioni di altri migranti che si ritengono utili per l’odierno fermo di Polizia Giudiziaria.

La Polizia Scientifica ha già terminato gli accertamenti sull’esatta identità degli scafisti, rimangono quelli che la Squadra Mobile concluderà nei prossimi giorni per stabilire l’esatta provenienza degli scafisti.

Il business è sempre l’obiettivo principale dei libici, 2.000 dollari a passeggero in media, ovvero circa mezzo milione complessivamente per gli organizzatori.