Lotta al caporalato e allo sfruttamento: altri 11 lavoratori in nero scoperti dai cc

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Ancora controlli dei carabinieri e degli ispettori del lavoro che, su impulso del Direttore Territoriale del Lavoro, hanno ulteriormente scoperto nell’ultima settimana nuovi casi di lavoro nero in danno di stranieri. La lotta ad ogni forma di sfruttamento e di coercizione verso qualsiasi lavoratore è attualmente divenuta una priorità ancora maggiore per i Carabinieri della Tutela Lavoro nel ragusano dove, insieme ai colleghi della Linea Territoriale, sono impegnati in uno sforzo particolare che fronteggi le emergenze correnti.

Sono state controllate 11 aziende agricole e verificate 29 posizioni lavorative; scoperti 11 lavoratori in nero di nazionalità rumena, albanese e bangladese in quattro diverse aziende; contestate sanzioni amministrative per quasi 50.000 euro.

Nel corso delle operazioni è stata controllata una prima azienda agricolanell’agro di Vittoria, in cui è stata rilevata la presenza di un lavoratore rumeno in nero su uno presente, cui non è stata applicata la sospensione dell’attività imprenditoriale per non compromettere il raccolto (Circ. 33/2009 MinLavoro); una seconda azienda agricola, nell’agro di Vittoria, in cui emergeva la presenza di un lavoratore albanese in nero su 1 presente, ma anche qui nessuna sospensione; una terza azienda agricolaancora nell’agro di Vittoria, in cui contestavano al titolare l’impiego di 2 lavoratori rumeni in nero su 5 presenti, ed infine il “pezzo forte”: una quarta azienda agricola, sempre nell’agro di Vittoria, in cui sono stati trovati 7 lavoratori bangladesi in nero su 7 presenti.

Un episodio che sarebbe stato opportuno sanzionare con una sospensione dell’attività imprenditoriale, che però non è stata disposta sempre al fine di preservare il raccolto. E’ bene inteso che si potrà anche soprassedere alla sospensione, ma la maxi sanzione per ogni lavoratore in nero viene comunque applicata, oltre alle giornate di lavoro che gli operai dichiarano poi a verbale agli operanti.

Infatti la cifra di quasi 50.000 euro è solo iniziale e suscettibile di aumento insieme ai recuperi contributivi il cui calcolo non sempre è fattibile in prima battuta. La lotta al caporalato e ad ogni tipo di sfruttamento del lavoratore specie in agricoltura è per i militari dell’Arma una priorità, soprattutto in ragione dell’aumentato flusso di stranieri e di disponibilità di manodopera a bassissimo costo.