Emmanuel ed Enoch, dal cuore dell’Africa per aiutarci a rimanere umani

16
Dal cuore dell'Africa per aiutarci a rimanere umani

Tanta curiosità e molti flash stamane a Palazzo dell’Aquila. A suscitare grande attenzione la singolare delegazione ricevuta dal sindaco, dal presidente del Consiglio e dall’assessore ai Servizi sociali. Si parla di “Progetto Tanzania”, iniziativa che da circa un anno coinvolge la comunità iblea sotto la spinta di tre cittadini impegnati in prima persona nella raccolta fondi: Giuseppe Cusumano, Alessandro Buccheri e Marco Gulino.

Due in particolare gli ospiti sotto i riflettori: vestono di pelle e medagliette di metallo, hanno i capelli raccolti in vistose treccine, parlano inglese e rivendicano i valori della cultura masai. Emmanuel ed Enoch ci restituiscono, attraverso i loro sguardi intensi e carichi, il senso di una vita vissuta in simbiosi con la natura. L’essenziale felicità di essere al mondo che passa per tre aspetti fondamentali, purtroppo sempre più a rischio: acqua potabile, istruzione e medicine.
Questo quello che la missione gestita da padre Salvatore Ricceri tenta di assicurare loro, un aiuto concreto nel pieno rispetto di un modo di essere lontano da quello occidentale, e che molto ha da insegnare.

I due masai sono arrivati in Sicilia il 2 ottobre per accompagnare padre Salvatore negli incontri programmati in diversi territori regionali con le scuole, con le istituzioni, con le associazioni no profit. Un viaggio, il primo per Emmanuel ed Enoch, che li sta fortemente provando. “Dopo poche ore – ha raccontato padre Salvatore – uno dei due mi ha detto di voler tornare in Africa, anche a piedi, immediatamente. Si sentono soffocati da un modo di vivere che li allontana dalla natura. Tutto qua si frappone fra l’uomo e la terra”.

Significativa la reazione dei due africani dopo la visita ad un istituto scolastico siciliano. “Con tutto quello che hanno a disposizione qua – hanno rivelato a padre Salvatore – sono veramente sciocchi se non corrono tutti in massa a scuola per imparare”. E proprio dalle aule della missione in Tanzania padre Salvatore tenta di costruire un futuro per questi masai, nel pieno rispetto dei differenti credi religiosi. In molti lavorano nelle strutture missionarie, vivendo nel pieno rispetto dei valori e della cultura africana.

I pagani credono nella natura, nella devozione dei padri e degli anziani, nel mistero. Gli stregoni tentano di fare leva sulle paure, sui castighi. Chi viene a contatto col messaggio cristiano sottolinea la ‘liberazione’ nel sentirsi amati nonostante i propri peccati”. Nel corso dell’incontro istituzionale si è parlato delle tante iniziative messe a punto per sostenere il “Progetto Tanzania”.
Nel paese di Migori – ha raccontato Padre Salvatore nel corso della visita al Comune – abbiamo costruito nel 2003 una scuola superiore, donata poi al Governo. In Tanzania non si tratta di costruire una semplice struttura in cui si tengono le lezioni per combattere l’analfabetismo ma anche dei dormitori, servizi igienici in quanto i ragazzi devono essere ospitati perché non possono tornare ogni giorno nei villaggi dai cui provengono. Parliamo di una popolazione povera la cui economia si basa prevalentemente sulla pastorizia e la pesca ma nel cui territorio purtroppo si sta anche registrando il fenomeno della cementificazione del territorio da parte di speculatori. Ogni contributo è prezioso per assicurare ai tanti bambini e giovani la scuola e la possibilità di crescere con la speranza di costruirsi un futuro”.

Quella speranza, quella gioia di vivere pur non avendo (occidentalmente parlando) nulla, è il messaggio che Giuseppe, Marco e Alessandro hanno cercato di trasmettere alla comunità iblea in questi mesi di raccolta fondi, il filo conduttore che li riporterà in Africa, dal 2 al 12 dicembre, per supportare l’opera missionaria a sostengo della popolazione masai.

E’ stato istituito un conto corrente appositamente aperto presso la Banca Agricola Popolare di Ragusa il cui IBAN è: IT45U0503617002CC002550932, dedicato al progetto grazie alla collaborazione del Cral-Bapr che, insieme all’Avis di Ragusa, stanno seguendo tutte le tappe dell’iniziativa.