Loris, duro j’accuse dell’avvocato Assenza: “Inverecondo spettacolo mediatico”

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Loris, un appello alla sobrietà
Immagine di repertorio

Non usa giri di parole l’avvocato Giorgio Assenza in merito alla diffusione di video in cui Veronica Panarello, accusata della morte del figlio, viene ripresa anche in casa durante il sopralluogo con le forze dell’ordine.

Quei video circolano su molti giornali on line.

“Non si può trasformare – scrive il legale – una vicenda giudiziaria, peraltro tragica, quale quella relativa alla morte del piccolo Loris, in un inverecondo spettacolo mediatico che travalica anche i limiti della decenza.

La pubblicazione in alcuni giornali online del video che ritrae la Panarello, peraltro tuttora in stato di detenzione, all’interno della sua abitazione che ricostruisce l’accaduto, costituisce gravissima violazione di ogni norma e appare finalizzata solo a suscitare in un pubblico, purtroppo oramai sempre più assuefatto, una curiosità morbosa su una vicenda tragica”.

E aggiunge: “L’incredibile spiegamento di forze dell’Ordine all’interno del Tribunale e nelle vie adiacenti, cui abbiamo assistito nei giorni fissati per l’udienza preliminare, sembra purtroppo rispondere anch’esso più a esigenze mediatiche che non a particolari ragioni di sicurezza o di ordine pubblico.

A memoria del sottoscritto neppure i processi più delicati di criminalità organizzata, con decine e decine di imputati, certo più pericolosi della povera Veronica, hanno richiesto una così imponente e numerosa presenza di appartenenti alle Forze Dell’Ordine”.

Infine un auspicio: “Mi auguro che le prossime udienze possano svolgersi in un clima di sobria serietà come richiede la delicatezza della vicenda e che ciascuno ritrovi, a partire dagli avvocati, in questo ed in tutti i processi, il dovuto rispetto per i veri protagonisti di ogni vicenda giudiziaria: le vittime e i loro familiari da un lato, gli imputati dall’altro”.

Una considerazione, a margine, va fatta. Pur potendo apparire scontata: come hanno fatto quei video a finire nelle mani di alcuni operatori dell’informazione?