La storia di Asad e del fratello ritrovato. Dalla fuga alla Svizzera, passando per la Sicilia

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In giorni in cui la famiglia è diventata un feticcio per battaglie ideologiche, una storia di famiglia che si ritrova insieme quando si pensava ormai non ci fosse più alcuna speranza.

Non ci sono mamma e papà, non conosciamo la loro sorte: sappiamo solo che due fratelli si sono riabbracciati quando non ci speravano davvero più.

E’ la storia di Asad, un nome ovviamente di fantasia. Dodici anni, la sorte analoga a quella di milioni di uomini e donne in fuga dalla fame e dalla guerra.

Il giovane eritreo era arrivato a Pozzallo a maggio, su una nave che li aveva tratti in salvo. E’ stato fortunato Asad, perchè ha trovato un luogo accogliente, una casa protetta gestita dalla Federazione delle Chiese Evangeliche.

Ha raccontato la sua storia, ha detto che aveva un fratello maggiore in Svizzera. Grazie alla presenza negli uffici di un mediatore culturale di origine eritrea è stato possibile acquisire le poche informazioni che il piccolo ha saputo fornire.

Da quel momento i poliziotti della sezione Rifugiati Politici hanno iniziato a tessere la trama dei contatti al fine di individuare il fratello del ragazzo.

Grazie anche alla stretta collaborazione della fondazione delle Chiese Evangeliche e tramite la responsabile della “Relocation Desk” di Roma, dopo vari tentativi si è riuscito finalmente a rintracciare il fratello del piccolo migrante il quale ha subito espresso la sua gioia alla notizia.

Espletate tutte le procedure per il ricongiungimento tramite l’Unità Dublino del Ministero dell’Interno e acquisito il parere positivo dell’Ambasciata Elvetica, finalmente l’11 febbraio all’aeroporto di Zurigo il piccolo eritreo ha potuto riabbracciare suo fratello che pensava di non riuscire a rivedere mai più.

Un plauso alle Forze di Polizia, alle autorità elvetiche, alla Federazione delle Chiese Evangeliche.

E un augurio ad Asad, che lì, nella terra del cioccolato e delle montagne innevate, dei laghi mozzafiato e delle foreste cariche di pace, possa ritrovare l’innocenza dei suoi dodici anni, ‘coltivare’ il sorriso in una famiglia, possa raccogliere l’abbraccio di una comunità. Semplicemente gli spetta.