Gli iblei alle Olimpiadi: il ‘saluto’ di Marin. Per Caruso e Avola un’altra chance

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Avola, Caruso, Marin. Tre iblei per un sogno a cinque cerchi. Ma il confine tra sogno e incubo, si sa, è sempre troppo sottile.

Chi era arrivato a questi Giochi con meno aspettative (e meno pressioni) era sicuramente il nuotatore vittoriese. Essere a Rio a giocarsi la sua quarta Olimpiade d’altronde è stata già una vittoria.

Marin è uscito in batteria di qualificazione dei 400 misti individuali con un sedicesimo piazzamento che mette la parola fine alla carriera olimpica del più forte nuotatore ibleo di tutti i tempi.

Probabilmente anche una delle ultime prove della sua lunga avventura nel nuoto azzurro visto che a 30 anni molti nuotatori hanno già appeso da tempo la cuffietta al chiodo.

Onore comunque ad un grande atleta che forse con qualche distrazione extrasportiva in meno avrebbe potuto fare un percorso ancora più prestigioso.

Avranno ancora altre occasioni invece Avola e Caruso, protagonisti di una giornata di gara cominciata con una carezza e finita con uno schiaffo.

Il ciclista ragusano, ma con lui tutta la squadra azzurra, a Rio ha aperto un conto infinito con la Dea Bendata. La stessa che a 11 km dal traguardo ha spezzato clavicola e sogni d’oro dello Squalo dello Stretto. Nibali lanciato verso una più che probabile medaglia fermato ancora una volta da una caduta.

Come il Mondiale 2013. Peggio del Mondiale perchè l’Olimpiade è unica. Eppure la squadra era stata perfetta, la migliore a detta di tutti. E Caruso era stato il migliore tra i migliori, confermando la fiducia che gli aveva dato il CT Cassani. Caruso ha tirato come un matto “scortando” Aru e Nibali fino a quando ha potuto. Dietro il ragusano tutti in fila per andare a riprendere i fuggitivi. Senza il suo lavoro forse Van Aermat non avrebbe vinto l’oro visto che il gruppo non avrebbe  ripreso i fuggitivi e non avrebbe poi staccato le grandi firme, Froome su tutti. “E’ stata una pugnalata aver saputo della caduta di Nibali” ha dichiarato Caruso al traguardo dopo aver saputo di quello che era successo al compagno. Nibali non ci sarà nella prova a cronometro di domani. Caruso si. Damiano, anche in virtù della “gamba” mostrata nella prova in linea è stato scelto anche per quella contro il tempo. Il 10 di agosto, la notte delle stelle cadenti, tutta Italia si augura che torni a splendere quella di Caruso che avrà sulle spalle l’onore e l’onere di essere l’unico ad indossare il tricolore, visto che Cassani ha deciso di non sostituire Nibali. 

Chi deve imprecare, contro la fortuna, contro il fato, contro se stesso (fate voi…) è Giorgio Avola. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, l’allievo di Eugenio Migliore è tra i primi otto fiorettisti al Mondo alla sua prima gara individuale a cinque cerchi. Ha eliminato un pluricampione come il tedesco Joppich ed è arrivato ad una stoccata dalla zona medaglie. Eppure il rammarico c’è. E tanto. Trovarsi 14-8 contro un mostro sacro come Massialas e non chiudere è stato uno spreco che peserà per sempre nella sua memoria. Una stoccata, una frazione di secondo, un soffio che ha separato Avola dal podio. Quando tutti credevamo di aver la semifinale in pugno si è materializzato l’incubo. Massialas 10-14, ok quattro stoccate sono ancora un margine tranquillo. Massialas 12-14, stiamo attenti che non è poi così lontano.

Sul 14-14, con il baratro ad un passo, abbiamo continuato a sperare. Ma Giorgio non c’era più con la testa, forse stava già pensando a quello che sarebbe venuto dopo. Lo stesso peccato di vanità costato un oro il giorno prima a Rossella Fiamingo è costato al modicano la possibilità di giocarsi una finale tutta italiana, anzi siciliana, con Garozzo. Lo sport sa anche essere crudele quando vuole, ma c’è di buono che ti offre subito la possibilità di rifarti. E così venerdi 12 agosto Avola, Garozzo, Baldini e Cassarà torneranno in pedana per difendere l’oro conquistato quattro anni fa a Londra, quando Giorgio fece sognare nonostante il CT Cerioni non lo avesse schierato nella prova individuale.

Rivogliamo quel Giorgio là ma ci accontentiamo anche di quello visto ieri con un pizzico di attenzione in più. Avanti Giorgio, riporta a Modica quella medaglia d’oro.