Che fine ha fatto il progetto del museo regionale delle miniere d’asfalto?

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Un progetto innovativo, unico nel suo genere, che costituirebbe un’attrattiva di prim’ordine per la città di Ragusa e per l’intera provincia, ma che rimane lettera morta, nonostante si siano mossi i primi passi già nel lontano 1991. E’ quello del museo regionale naturale delle miniere d’asfalto di Castelluccio e Tabuna, un polo che avrebbe come scopo quello di conservare l’importante testimonianza delle antiche attività estrattive che hanno intensamente caratterizzato un lungo periodo della storia e della economia degli iblei.

Per chiedere chiarimenti sull’attivazione, il gruppo del M5S all’Ars, prima firmataria Stefania Campo, ha presentato un’interrogazione all’assessore ai Beni culturali, all’assessore al Territorio e ambiente e all’assessore al Turismo. “Dopo l’istituzione del museo, con la legge regionale del 1991 – spiega Stefania Campo – tra i comuni di Ragusa, Modica e Scicli è stato sottoscritto nel gennaio del 2000 un protocollo finalizzato ad assicurarne tutte le azioni amministrative necessarie per una pronta attivazione. Il progetto, nella sua fase iniziale, prevedeva non solo la realizzazione di un museo dell’asfalto, ma anche la creazione di alberghi ecocompatibili, campi sportivi e perfino di una sala per la speleoterapia, mentre, nell’ambito delle attività più propriamente culturali e museali, il progetto prevedeva una musealizzazione degli ex spazi minerari, e la realizzazione del vero e proprio Museo dell’asfalto nel corpo di fabbrica denominato Casina Rossa”.

Il progetto è stato inserito nel Programma operativo regionale Sicilia 2000/2006 relativo al circuito museale – azione A – Interventi  a titolarità regionale, ma con priorità  2,  per un importo di 1.549.000 euro; pertanto, benché riconosciuto come ammissibile al programma, concretamente non ha potuto beneficiare di un  effettivo finanziamento.

“Gli spazi sotterranei delle ex miniere e l’intero contesto antropico e paesaggistico – prosegue la Campo – potrebbero riacquistare un ruolo primario e trainante, sia dal punto di vista culturale che economico, rappresentando un modello di turismo culturale di alto livello. E’ mai possibile che un progetto come questo, che nasce addirittura con una legge regionale, debba rimanere chiuso nei cassetti per anni e anni senza che a nessuno importi nulla? A questo governo regionale, ma anche a tutti quelli precedenti, importa realmente qualcosa dei territori, ed in questo caso di quello ragusano? Ciò che chiediamo è l’attivazione di un tavolo tecnico con i soggetti istituzionali coinvolti e di valutare la possibilità di inserire il progetto nel Programma FESR Sicilia 2014/2020 o prevederne la copertura con fondi extraregionali. Chiediamo, insomma alla Regione, di adoperarsi con ogni mezzo affinché non si perda quella che è una grande opportunità per il nostro territorio”.