In ricordo di Enrico Berlinguer

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A 35 anni dalla morte, Articolo Uno ricorda così Enrico Berlinguer:

Sono passati trentacinque anni dalla morte di Enrico Berlinguer ma il suo ricordo resta indelebile nella memoria di questo Paese. Uomo dalle grandi doti umani oltre che politiche che ha saputo interpretare i bisogni di donne e uomini. Rimangono vive le sue battaglie per affermare la moralità.

Diceva Berlinguer in un’intervista resa a Eugenio Scalfari:

“Politica si faceva nel 1945, nel 1948 e ancora negli anni Cinquanta e sin verso la fine dei Sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di idee e, certo, anche di interessi corposi, ma illuminati da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c’era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c’era lo sforzo di capire la realtà del Paese e di interpretarla. E tra avversari ci si stimava. De Gasperi stimava Togliatti e Nenni e, al di là delle asprezze polemiche, n’era ricambiato”.

 E oggi è ancora più distante il modo di fare politica dai tempi in cui si faceva con passione e grande senso di appartenenza.

«Noi di ArticoloUno vogliamo ricordare il suo insegnamento contestualizzando alla fase di degrado che oggi la politica incarna – afferma il segretario della Federazione provinciale di Ragusa, sen. Gianni Battaglia – è nostro obiettivo riportare la politica in quella dimensione. Assicurare scelte e programmi che si rivolgono ai più deboli, agli emarginati, allo sfruttamento. Proposte che operino un cambiamento nella cultura che veda le donne, finalmente, libere   di vivere la propria condizione nel totale rispetto della sua diversità. Tante, troppe battaglie, la sinistra, il centro sinistra unito potrà invertire la tendenza. Abbiamo avuto Berlinguer, che ci ha insegnato, già negli ottanta, che i partiti sono “soprattutto macchine di potere e di clientela; scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”“. Oggi, che tra l’altro, si afferma una politica imperniata sulla propaganda, assecondando   il senso comune, “il pensiero lungo” di Berlinguer deve essere un monito per chi, come noi, vuole cambiare il Paese per avere una società più giusta».  

ArticoloUno lo ricorda come figura che ha rappresentato e, oggi più che mai, rappresenta uno degli uomini più significativi del panorama politico italiano.