Le chiede un passaggio e poi la violenta per ore. Fermato Sergio Palumbo

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La Polizia di Stato ha sottoposto a fermo un vittoriese per sequestro di persona, violenza sessuale e rapina.

L’uomo ha litigato con la moglie, quindi – pare dopo aver fatto uso di cocaina – ha fermato una donna in strada simulando una richiesta di aiuto. L’ha minacciata ed è salito a bordo dell’auto portandola in un luogo isolato. Quindi ha abusato di lei. Non pago l’ha portata in giro per ore e ha abusato nuovamente di lei fino alla mattina seguente. La vittima sotto shock ha chiamato la famiglia che le ha prestato subito aiuto portandola in ospedale.

Commissariato di Vittoria e Squadra Mobile hanno dato avvio ad immediate indagini ed in poche ore hanno ricostruito la terribile ed inaudita violenza consumata ai danni di una giovane donna, grazie alla collaborazione della vittima ed alle immagini di videosorveglianza.

Il fermato era già stato condannato nel 2018 per violenza sessuale e rapina commettendo quasi gli identici fatti ai danni di una donna di Ragusa. Attualmente era sottoposto all’obbligo di dimora.

Ecco la nota della Polizia: 

La Polizia di Stato –  Squadra Mobile e Commissariato di Vittoria – sottopone a fermo di Polizia Giudiziaria P.S. nato a Vittoria di anni 26 per sequestro di persona, violenza sessuale aggravata e rapina.

I FATTI

La sera di lunedì 2 settembre 2019 una giovane donna ha festeggiato il suo compleanno a casa di amici  vicino al mare; a fine serata, intorno alle 2.00, stava facendo rientro a casa con la torta avanzata da portare ai suoi familiari ed il regalo ricevuto dagli amici. Era sola in auto e vede un uomo sbracciarsi al centro della strada che chiede aiuto, non poteva non fermarsi altrimenti lo avrebbe investito e lei pensava davvero fosse accaduto qualcosa, che lui avesse bisogno. L’uomo le chiede di aiutarlo perché la moglie aveva avuto un malore pertanto la vittima voleva chiamare i soccorsi. L’uomo aveva architettato tutto in quanto non c’era alcuna urgenza, era da solo e la moglie in casa, quando la ragazza prende il telefono per chiamare i soccorsi, ancora seduta in macchina, lui lo strappa dalle mani, infila il braccio dal finestrino ed apre lo sportello. Con una grossa pietra in mano minaccia di ucciderla se non si fosse spostata sul lato passeggero, la donna è sotto shock e non può fare altro che obbedire. L’uomo si mette alla guida e porta la ragazza nella zona del cimitero di Vittoria, cerca una strada isolata ed al buio, ferma l’auto, prende il portafogli della vittima, la rapina di 250 euro e tira fuori la carta d’identità. Legge ad alta voce e con attenzione tutti i dati e rivolgendosi alla donna le dice “adesso so tutto di te”, quindi se non voleva avere problemi doveva assecondarlo altrimenti avrebbe ammazzato lei e la sua famiglia.

Dopo averla rapinata abusa sessualmente di lei; la descrizione resa dalla vittima è talmente atroce che la ragazza ha enormi difficoltà a raccontare l’accaduto. Ormai la vittima era diventata “preda” quindi l’indagato decide di portarla a Marina di Ragusa dove la porta in spiaggia ed addirittura la costringe ad ascoltare i lamenti sulla moglie e la lite avuta poche ore prima con lei. Sono già le 4, nessuno passa da lì, aveva piovuto ed è lunedì notte; la ragazza è sotto shock, continua a pensare che lui sa tutto di lei e poi quelle minacce gravissime. Dopo 15 minuti trascorsi a Marina di Ragusa la riporta a Vittoria e non pago per tutto il male fatto torna nuovamente dove l’aveva condotta la prima volta e la violenta ancora. Poi, come se nulla fosse, ma sempre sotto le continue minacce, la fa guidare fino ad una piazzetta vicino casa sua e si fa lasciare li; prima di scendere ribadisce ulteriormente le minacce di morte.

Sono le 5.00 del mattino, la vittima per la paura e lo shock per la violenza subita non chiama la Polizia ma chiede aiuto agli amici con i quali aveva trascorso il suo compleanno, la sua festa di compleanno. Loro stanno dormendo tutti, i telefoni sono senza suoneria, la donna decide di inviare un messaggio vocale alla sua amica che le aveva organizzato la festa, in quel messaggio trova la forza di raccontare tutto, ma l’amica dormiva, solo qualche ora dopo legge i messaggi e subito si affretta a raggiungerla per darle conforto ma la ragazza è già in Questura a Ragusa.

Non avendo trovato gli amici è costretta a chiamare i genitori con i quali convive ma che non voleva far preoccupare. La donna è ferma in macchina non si muove, i familiari la raggiungono e portano in ospedale. I medici, informati di quanto accaduto, hanno chiamato subito la Polizia di Stato che interveniva con una Volante del Commissariato di Vittoria. La donna veniva affidata ai medici e psicologi ma gli operatori di Polizia davano avvio alle indagini con alcuni elementi riferiti dalla vittima.

LE INDAGINI

Alle ore 07.00, avvisati tempestivamente di quanto accaduto, gli investigatori della Polizia di Stato – Squadra Mobile e Commissariato di Vittoria – avviavano le attività di indagine secondo i protocolli previsti in casi come questo. Le attività venivano coordinate dalla Procura della Repubblica di Ragusa secondo specifiche direttive.

Il racconto della donna era molto dettagliato anche se la violenza era durata per ore, pertanto non era facile ricostruire quanto accaduto. Dopo le cure mediche, le donne della Polizia di Stato in servizio presso la Sezione specializzata della Squadra Mobile accoglievano la vittima presso gli uffici della Questura di Ragusa dove da anni sono stati creati degli spazi adatti all’ascolto di donne e bambini vittime di reato.

Il racconto della vittima, assistita anche da una psicologa, è drammatico, per la ragazza è difficilissimo, ma le donne della Squadra Mobile sono esperte e grazie alla loro professionalità ed umanità sono riuscite a far raccontare ogni dettaglio, elementi utilissimi per individuare il responsabile. Sono bastati alcuni particolari raccontati dalla vittima per permettere agli agenti del Commissariato di Vittoria, esperti conoscitori del territorio, di restringere il campo su un gruppo di ragazzi con quelle caratteristiche. Subito in campo anche gli esperti di banche dati ed analisi dei sistemi di videosorveglianza, ormai la Squadra Mobile di Ragusa è padrona di questo settore, pertanto tutti si impegnano senza soluzione di continuità per catturare l’autore del reato.

Al termine della lunga deposizione delle donna, oltre 3 ore di racconto, le investigatrici hanno mostrato le foto dei sospettati e la vittima ha riconosciuto senza alcuna esitazione il suo aguzzino. La collaborazione della donna è stata fondamentale ed una volta terminata verbalizzazione la ragazza veniva accompagnata a casa insieme alla sorella che l’attendeva in Questura durante il racconto.

Il Pubblico Ministero, informato di quanto accaduto, disponeva una perquisizione a casa dell’indagato che veniva subito eseguita dagli uomini della Polizia di Stato.

Alle ore 17.00, dopo appena 12 ore dall’inizio delle indagini, gli uomini della Polizia di Stato facevano irruzione in casa dell’uomo dove venivano rivenuti gli indumenti che indossava la notte prima (che aveva chiesto alla mamma di lavare).

L’indagato veniva portato presso gli uffici della Squadra Mobile dove la Polizia Scientifica provvedeva a prelevare un campione di liquidi biologici per analizzare il DNA, mentre un altro team di poliziotti curava la ricostruzione delle diverse fasi raccontate dalla vittima grazie all’analisi degli impianti di videosorveglianza.

Il meticoloso lavoro degli investigatori ha permesso di riscontare quanto dichiarato dalla vittima, così, ogni passaggio del racconto ha trovato un match positivo dalle immagini di videosorveglianza.

Quando si è avuta certezza sull’identità dell’indagato gli investigatori si mettevano sulle sue tracce; quando è stato individuato era intento a camminare lungo una strada vicino casa sua ed alla vista degli agenti di Polizia ha tentato di fuggire ma è stato subito bloccato.

Alla luce delle risultanze investigative e proprio per il tentativo di fuga messo in atto dall’indagato, gli uomini della Polizia di Stato hanno sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria P.S. di anni 26.

La Polizia Scientifica nottetempo ha effettuato un sopralluogo sul veicolo della ragazza, dove l’indagato aveva abusato di lei. Sono state prelevati campioni di liquido biologico e rilevate altre tracce pertinenti al reato. Le indagini tecnico-scientifiche hanno ormai raggiunto elevati standard, tali da risultare imprescindibili elementi in casi del genere.

Subito dopo il fermo operato dalla Polizia di Stato, così come previsto dalla legge, il Pubblico Ministero che ha coordinato le attività investigative ha chiesto ed ottenuto la convalida del fermo; il Giudice per le Indagini Preliminari, sabato mattina, all’esito dell’interrogatorio (l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere) ha convalidato l’attività della Polizia di Stato ed ha accolto l’istanza del P.M. applicando la custodia cautelare in carcere dove il soggetto si trovava già da martedì sera.

Ad aggravare la posizione di P.S. vi sono anche i suoi procedenti specifici, difatti l’anno scorso era stato già condannato per aver violentato e rapinato una donna residente a Ragusa. Anche in quella occasione l’aveva portata in un luogo isolato per poi abusare di lei, ma la vittima era riuscita a fuggire in un attimo di distrazione del suo aguzzino.

Considerata la pericolosità del soggetto non si esclude che l’autore del reato possa aver consumato altri reati della stessa specie, pertanto, così come richiesto dalla Procura della Repubblica di Ragusa, si invitano eventuali altre vittime a prendere contatti immediati con la Squadra Mobile di Ragusa (tel. 0932/673696).

“La Polizia di Stato grazie al coraggio della vittima di denunciare fatti così gravi ha immediatamente assicurato alla giustizia un pericolosissimo criminale”.

“È fondamentale in questi casi accogliere e seguire in tutte le fasi investigative le vittime di reato. Se ci sono donne vittime di violenza è importante che sappiano che le operatrici della Squadra Mobile sono formate per ascoltarle ed insieme a loro decidere quale percorso intraprendere per mettere fine a violenze e maltrattamenti”.