“Basta!Dall’1febbraioriapriamo” un documento di Confcommercio per salvare l’economia siciliana

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negozi aperti festivi
Immagine di repertorio

Una piattaforma con 14 punti. Per salvaguardare il sistema economico siciliano. Con l’hashtag “Basta!Dall’1febbraioriapriamo”. E’ stata predisposta da Confcommercio Sicilia, condivisa dai nove referenti delle province siciliane e inviata al presidente del Consiglio dei ministri e al governatore siciliano. Una serie articolata di richieste per scongiurare una deflagrazione sociale di immane portata.

Queste le richieste formalizzate ai Governi nazionale e regionale: “Potere aprire tutte le attività senza discriminazioni di settori merceologici, a partire dal 1° febbraio 2021, anche con l’applicazione di protocolli più restrittivi e con eventuale diversificazione degli orari di apertura delle varie attività, per differenziare i flussi e l’utilizzo dei mezzi pubblici tra alunni e personale scolastico, lavoratori e dipendenti pubblici e infine clienti delle attività commerciali e dei servizi. Previsione di sanzioni severe per chi non dovesse rispettare le norme sanitarie e il contingentamento degli accessi della clientela nelle attività commerciali. Controlli serrati per la corretta applicazione delle norme, per evitare assembramenti sulle strade e piazze delle varie città. Ristori immediati e sostanziali, computati secondo la perdita di fatturato e non per codici Ateco o settori merceologici. Indennizzi adeguati anche alle aziende start up che abbiano avviato la propria attività a partire dal 2019. Allargamento ulteriore, a semplice domanda, dei finanziamenti liquidità Covid per micro e piccole imprese, senza valutazione del merito creditizio, per l’acquisto di scorte di magazzino, al fine di fronteggiare crisi di liquidità. Potenziamento della misura straordinaria di liquidità gestita dall’Irfis, anche in termini di celerità istruttoria con tempi di deliberazione certi, del contributo a fronte di finanziamenti concessi alle imprese con sede in Sicilia danneggiate dall’emergenza epidemiologica da Covid-19 a valere sul Fondo Sicilia, con incremento del fondo perduto al 15%. Credito di imposta maggiorato sugli affitti per le attività chiuse a causa della “zona rossa”. Defiscalizzazione e decontribuzione per i possessori di partita Iva, per tutte le mensilità (compresa la tredicesima). Blocco immediato della tassazione e della contribuzione su tutti i livelli per l’anno 2021 (nazionale, regionale, comunale). Moratoria dei mutui e di qualsiasi impegno finanziario delle aziende, autonomi e professionisti e di tutto il mondo delle partite iva. Proroga della sospensione dei termini di scadenza dei titoli di credito, almeno fino al 31 marzo 2021, con sospensione, per gli assegni, sia dei termini per la presentazione al pagamento, sia dei termini per il pagamento tardivo. Aumento dei posti letto delle terapie intensive e potenziamento della rete di assistenza territoriale in ogni provincia. Cronoprogramma chiaro e rapido per la campagna vaccinale con la scelta del fondamentale criterio della maggiore età per la precedenza dei vaccinandi”.

I danni imposti a tutte le aziende siciliane del commercio, dei servizi, del turismo e alle professioni – commentano da Confcommercio Sicilia – sono inestimabili, senza contare gli effetti negativi negli altri settori e nei consumi, che alimentano tutto il sistema economico e garantiscono la coesione sociale. I nostri settori, che rappresentano circa il 70% delle partite Iva, da mesi vedono le proprie prospettive di vita e lavoro appese all’incertezza presente e alla volatilità futura. La cassa integrazione per i nostri dipendenti – laddove concessa ed effettivamente erogata – non è sufficiente a recuperare il disagio di centinaia di migliaia di famiglie che da quelle prospettive dipendono. Le stime per il futuro, insomma, sono nerissime. “Prevediamo che, soltanto nella nostra Regione, con una popolazione di circa cinque milioni di abitanti e con oltre 400 mila aziende – aggiunge Manenti – rischiano la chiusura circa 80mila attività, con la perdita di oltre 40 miliardi di fatturato e di circa 300.000 mila unità lavorative. Ecco perché consideriamo queste richieste una strategia di sopravvivenza e di minimo rilancio che consentirebbe di non perdere irrimediabilmente, e con le conseguenze individuate in premessa, il contributo dei nostri settori all’economia e all’immagine del Paese”.

Confcommercio Sicilia chiede un cambio di marcia a favore di tutti quei settori che hanno investito per poter restare aperti. “Ci sia restituita la dignità – è spiegato ancora – di una prospettiva certa di riapertura, stabile e basata sull’effettiva possibilità di lavoro e di messa in sicurezza. Se non saranno attivati adeguati correttivi alla gravissima crisi economica scaturita dall’epidemia, certamente non riusciremo, per mancanza assoluta di liquidità, a pagare dipendenti, fornitori, servizi e ogni forma di tassazione. Inadempimenti non voluti ma certamente imposti dalle condizioni delle nostre imprese”.

 

F.to Alfonso Valenza Presidente Confcommercio Agrigento

F.to Calogero Nicoletti Presidente Confcommercio Caltanissetta

F.to Pietro Agen Presidente Confcommercio Catania

F.to Maurizio Prestifippo Presidente Confcommercio Enna

F.to Carmelo Picciotto Presidente Confcommercio Messina

F.to Patrizia Di Dio Presidente Confcommercio Palermo

F.to Gianluca Manenti Presidente Confcommercio Ragusa

F.to Elio Piscitello Presidente Confcommercio Siracusa

F.to Giuseppe Pace Presidente Confcommercio Trapani