Il test antidroga per i politici. Che ne pensa lo stuolo di candidati iblei?

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Non c’è una legge nazionale che lo impone. Ma a più riprese ci sono state posizioni da parte politica per chiedere che venga effettuato. Un test del capello, test per capire se il politico o il candidato a rappresentare le Istituzioni faccia uso di droga.
Era lo spauracchio per i diciottenni chiamati alla leva obbligatoria e, anche nei film, i tentativi per ottenere risultati ‘puliti’ erano tanti.
E i nostri politici?
Qualche anno fa la trasmissione ‘Le Iene’ fece una campagna di servizi chiedendo ad alcuni politici di sottoporsi volontariamente al test.
Di recente, la ministra 5 Stelle Dadone, a seguito delle polemiche innescate dalla sua apertura alla legalizzazione della cannabis, aveva lanciato l’appello:

Io invito i colleghi, soprattutto quelli che hanno fatto polemiche, a farci tutti insieme un test antidroga – aveva dichiarato il ministro per le Politiche Giovanili lo scorso 15 aprile sulle frequenze di Radio Rai – In un’ottica costruttiva, così daremo un bel messaggio: siamo tutti coesi nella lotta alla droga”.

A parte il sostegno di una collega dello stesso Movimento, solo un partito aveva raccolto quella ‘sfida’.

La Regione Umbria ha approvato una legge in tal senso, che riguarda anche gli amministratori locali. Si tratta di un test a base volontaria.

E in Sicilia?

L’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza ha rilanciato la ‘sfida’ con un post su facebook:

“Non ho mai fatto uso di sostanze stupefacenti in vita mia. Io lo so, per certo, ma tra una settimana lo saprete anche voi.
Tra pochi giorni, infatti, pubblicherò i risultati del test del capello a cui mi sono sottoposto (a mie spese) al CQRC, un laboratorio pubblico della Regione Siciliana, punto di riferimento per le analisi che riguardano l’assunzione di sostanze stupefacenti.
L’ho fatto, principalmente, perché ritengo sia fondamentale che chi amministra goda della totale fiducia dei propri concittadini.
Non è una decisione particolarmente innovativa la mia: altri lo hanno fatto in passato, ma non si è mai riuscito a farne una regola per tutti.
La procedura è semplicissima e dare l’esempio è importante, soprattutto per chi sceglie di rappresentare la propria comunità.
Tutti si riempiono la bocca nel parlare della lotta alle droghe, ma poi si fa finta che il problema non esista.
La politica può decidere, anche su questo fronte, se essere esempio per la società o se esserne lo specchio, nei vizi e nelle virtù.
Per alcuni mestieri la legge prevede l’obbligo di sottoporsi al test antidroga. Perché non è previsto per chi fa il premier, il ministro, il presidente di Regione, il sindaco, il deputato?”.
Un interrogativo che potrebbe essere ribaltato allo stuolo di candidati per Senato, Camera e Regione della provincia di Ragusa: uno di queste decine e decine di aspiranti alla conferma, o a un nuovo posto, negli scranni che contano risponderà: lo faccio!?