Nasce il Canile Rifugio degli Iblei “Achille Birotto” a Chiaramonte

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L’annuncio è di qualche giorno fa: l’ex Canile Maia, sulla strada provinciale Comiso-Chiaramonte, dal 12 gennaio ha cambiato proprietà e denominazione diventando “Canile Rifugio degli Iblei Achille Birotto”. Una buona notizia per il mondo animalista ragusano, un progetto coraggioso e lungimirante che segna un avanzamento delle pratiche di gestione del fenomeno randagismo nel nostro territorio.

La storia è quella di un gruppo di volontari che per oltre dieci anni ha prestato la propria attività nel canile di Contrada Margitello, interfacciandosi sia con l’ex proprietà sia con le amministrazioni locali, per riuscire a dare ai cani ospiti la possibilità di una vita dignitosa all’interno della struttura e soprattutto la speranza di uscirne. Tra mille difficoltà, molte delle quali legate alla cronica carenza di risorse economiche, a un territorio impreparato e negligente nell’affrontare un fenomeno inarrestabile come quello del randagismo canino, alla mancanza di una cultura dell’adozione e del rispetto degli animali. Tre anni fa, l’associazione costituita dai volontari “Vita da Canile” decide di intraprendere la strada dell’acquisizione della struttura e di assumerne la gestione diretta: un progetto che porta avanti tra decine di ostacoli ma con ferma determinazione, reso possibile anche grazie a una donazione ricevuta da benefattori del Nord Italia che credono nella motivazione e nelle finalità del gruppo e decidono di sostenerlo. Nasce così la Cooperativa di produzione e lavoro “Achille Birotto”.

Isa Colossi, presidente della nuova cooperativa e istruttrice cinofila, spiega le ragioni della scelta: “Il motivo principale è stato voler dare continuità al lavoro già iniziato negli scorsi anni come volontari, operatori ed educatori presso il Canile Maia. A causa delle enormi difficoltà nel proseguire l’attività di cura e mantenimento dei cani ospiti con la precedente gestione, anche e soprattutto conseguenti ai mancati pagamenti per mesi o anni da parte delle Pubbliche Amministrazioni, siamo arrivati obbligatoriamente ad un bivio: chiudere il canile costringendo i vari Comuni proprietari dei cani a trasferirli in altre province o regioni, oppure rilevare la struttura, sperando in una svolta e in un rinnovamento attraverso la costituzione di questa nuova realtà. È doveroso ricordare – prosegue Colossi – che più della metà dei 160 cani attualmente ospiti del canile sono soggetti anziani o con malattie croniche come la leishmaniosi, condizioni che, con lo stress di un cambio improvviso di ambiente e la mancanza di punti di riferimento, ne avrebbero di certo causato un peggioramento in termini di salute e di benessere psicofisico. Abbiamo deciso quindi di intraprendere un percorso che è durato circa tre anni, con non poche preoccupazioni, terminato finalmente con l’atto di compravendita del canile e l’inizio della nuova gestione.”

Un’assunzione di responsabilità finalizzata dunque a tutelare il benessere dei cani, impedendone un trasferimento che li avrebbe ulteriormente deprivati dopo anni trascorsi in canile, ma anche un atto significativo e senza precedenti nella nostra provincia, che apre uno spiraglio per un’auspicabile trasformazione delle pratiche di gestione dei canili: non più luoghi di permanenza a lungo termine, discariche di vite abbandonate a se stesse, ma centri propulsori di una nuova cultura della relazione uomo-animale. “Fra i nostri obiettivi c’è quello di rendere il nostro canile un percorso di transito per i cani, un posto in cui trovare attenzione, soccorso, cura e rispetto, un luogo nel quale, nonostante la detenzione forzata nei box, abbiano l’opportunità di fare nuove esperienze, socializzare, essere compresi ed essere preparati al meglio ad una nuova vita in famiglia, amati come ognuno di loro merita – continua la presidente della cooperativa Achille Birotto. – Daremo la priorità anche alla formazione di qualità nelle scuole, dei volontari nei canili e sul territorio, delle forze dell’ordine e dei funzionari comunali, all’informazione accessibile per i cittadini che si interfacciano ogni giorno con il fenomeno del randagismo, al fine di dare loro le competenze adatte affinché la convivenza con i cani liberi possa essere un valore e non un problema da eliminare alla radice in modo indiscriminato.”

Ma chi era Achille Birotto e perché un canile dedicato a lui? Lo racconta Giudy Di Caro, avvocata animalista e tra le prime volontarie dell’ex Maia: “Abbiamo deciso di dedicare il nostro operato e tutta la struttura ad un cane che aveva un nome e un cognome. Achille è stato un ospite del Canile Maia per ben 11 anni, entrato giovanissimo nel 2009 e deceduto nell’estate del 2020 senza aver mai trovato un’adozione, nonostante sia stato il cane più competente, più socievole e comunicativo che abbia mai varcato il nostro cancello. Achille ha educato e cresciuto intere cucciolate, ha insegnato la calma, la resilienza, la condivisione, l’accettazione e la forza d’animo prima di tutto a noi e a decine di suoi simili come un vero maestro di vita. La scelta di intitolare la nostra nuova cooperativa e il canile intero a lui è nata per ricordarci di tutti gli Achille chiusi in gabbia senza colpa, per non dimenticare mai che la nostra missione è e sarà sempre quella di rendere il canile uno stato di passaggio e non un carcere a vita.”