S. Maria del Gesù riapre le porte. Il racconto del Prof. Flaccavento

77

E’ certamente una delle principali mete che, più di tutte, attira l’attenzione dei visitatori in questa edizione de Le vie dei Tesori. Il chiostro e la cripta della chiesa di S. Maria del Gesù di Ragusa Ibla aprono le proprie porte dopo il restauro. “Pochi hanno recentemente avuto la fortuna di entrare in questo spazio meraviglioso. Qualche appassionato di cinema magari lo riconoscerà come set per “Divorzio all’Italiana” – scrive il sindaco Peppe Cassì -. Grazie alla collaborazione tra gli enti preposti e ad una rilanciata progettualità, presto potremo dare nuove e buone notizie sulla definitiva apertura al pubblico di Santa Maria del Gesù. Un primo passo è già imminente: in occasione de Le Vie dei Tesori anche il chiostro e la cripta della Chiesa di Santa Maria del Gesù saranno visitabili.

Storia complessa e travagliata quella dei lavori di restauro del Convento che il primo cittadino annuncia in dirittura d’arrivo. “Inizialmente – racconta il professore Giorgio Flaccavento – avrebbe dovuto essere la sede del museo Diocesano di cui nel 1979 ero stato nominato direttore insieme a Giovanni Distefano. Per diventare sede del Muso naturalmente ci voleva il benestare della sovrintendenza; era stato fatto un restauro del convento ma diciamo tecnicamente non corretto. Io, mons. Tidona, che era il responsabile per il museo diocesano da costituire, Giovanni Distefano e il responsabile della Sovrintendenza, architetto Pavone, abbiamo fatto un sopralluogo. Pavone vide che questi lavori erano fatti in modo pessimo e chiese chi li avesse effettuati. Io, non senza imbarazzo, risposi che era stata proprio la Sovrintendenza. I lavori non videro mai la fine e adesso sembra che siano finalmente terminati”.

Il convento e la chiesa di S. Maria del Gesù vennero edificati dai Frati minori riformati a partire dal 1636, con il contributo dell’Amministrazione cittadina dell’intera popolazione; un’iscrizione, datata 1654, posta sull’architrave della porta d’ingresso, ricorda anche il contributo dato dal ricco Don Vincenzo Campolo, barone di San Blasi e del Mastro. Il fabbricato, per la cui costruzione furono utilizzati i materiali di risulta dell’ormai abbandonato castello di Ragusa si eleva, per un’altezza di 21 metri, su quattro livelli che, anticamente ospitavano i diversi ambienti del convento. Sul lato nord, tra il terzo ed il quarto piano si trova la chiesa che, a differenza del convento, venne gravemente danneggiata dal terremoto del 1693 e ricostruita nei primi decenni del XVIII secolo.