La voluttà del gusto siciliano

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Carmelo Chiaramonte a Roma – Lezioni di Cucina all’Auditorium Parco della Musica

 

Chi è entrato, domenica scorsa, nella sala dell’Auditorium Parco della Musica dove Carmelo Chiaramonte teneva la sua lezione sui “generi alimentari voluttuari”, è stato stordito da un’accoglienza insolita: un suono duro e insistente, come un battito forte e dalle suggestioni ancestrali, qualcosa di molto vicino al primo e più elementare ritmo che pone i nostri sensi all’ascolto del mondo.

Chi non ha mai assistito al rito antico della “battitura” del cioccolato non aveva chances di riconoscerlo e proprio per questo ha sperimentato una sorta di “iniziazione”, non priva di quegli elementi magici che ad ogni iniziazione devono obbligatoriamente sovrintendere.

 

Nessuno – certo – poteva guidare i nuovi affiliati al culto del buon cioccolato artigianale meglio di Carmelo Chiaramonte, che per questo cibo a lui così vicino ha ritagliato uno spazio privilegiato nel cuore delle due ore, intellettualmente avvincenti, della sua lezione romana. Una lezione che è stata una passeggiata in miniatura tra i “dettagli” della cucina, quelli che spesso ignoriamo perdendoci il grande piacere di sapere come usarli: i sali, il pepe, le spezie, gli aceti e gli oli, i funghi, e ovviamente il caffè, il the, il cacao e persino il tabacco, per finire nei vini e nei distillati, tutti “tesori” conquistati attraverso le immagini, i libri, gli aneddoti e qualche ricetta.

 

La lezione di Carmelo si è conclusa non con una degustazione, ma – molto di più – con un’emozione. Che ha solleticato un senso diverso dal gusto, che di solito ne favorisce il pieno appagamento: la curiosità.

Scese le luci, l’assaggio della serata lo ha cucinato Ivano Fachin, regalando agli ospiti di Carmelo un video con il racconto del “Ciucculattaru” Luigi Baglieri, l’ultimo produttore ambulante di cioccolato che sopravvive a Modica, in Sicilia e probabilmente nell’intera Europa. Ivano e Carmelo, con l’aiuto di Franco Ruta dell’Antica Dolceria Bonajuto, si sono intrufolati nel laboratorio segreto dove le mani ben più che ottuagenarie dell’irriducibile ciuccullattaru impastano ancora cacao e zucchero come lui ha imparato a fare dal nonno e dal padre, con tutti quei segreti assorbiti “quando era ancora nella pancia della mamma”.

“Un personaggio affascinante, teatrale e antico – così Ivano Fachin definisce il suo protagonista -, attuale nel pensiero e di grande intuito. Per Carmelo ho realizzato questo assaggio, che presto diventerà una barretta intera”.

Svelato il mistero con le immagini, trasformato quel suono mitico nel gesto semplice e intenso della battitura – “nessuno o pochi sanno che suono ha ciò che stiamo per mettere in bocca”, sussurra Carmelo – anche i due musicisti in sala, Luca Caponi e Pasquale Laino, si sono accostati a quel trascinante “fracasso”, improvvisando una melodia dalle sfumature mediterranee, che ha chiuso il sipario regalando agli spettatori la vera pienezza della voluttà. 

 

 

Carmelo Chiaramonte a Parigi – Cook Book Fair 2013

 

Poche ore prima, Carmelo Chiaramonte parlava dell’Arancia al pubblico di tutto il mondo che si era ritrovato al Le104 di Parigi, per il Paris Cook Book Fair, il più importante festival internazionale dedicato al libro di cucina.

Qui si sono incontrate le culture di 178 paesi, condensate in 600 libri magnifici, per lo più evidentemente superiori ai risultati ancora acerbi dell’editoria gastronomica italiana, rappresentata da 8 libri in concorso, nessuno dei quali ha conquistato i prestigiosi Adwards.

E tuttavia il libro di Carmelo Chiaramonte “Arancia. Percorsi siciliani di cultura, natura e gastronomia”, scritto a quattro mani con Elvira Assenza e pubblicato da Edizioni Estemporanee, ha regalato all’Italia (e in questo caso alla Sicilia) un piccolo orgoglio: nella categoria Best single subject cookbook è arrivato secondo solo ad un vero capolavoro editoriale giapponese.

Al Carrousel du Louvre Carmelo ha tenuto un cooking show sull’Arancia davanti a 80 spettatori che hanno assaggiato ogni cosa preparata sul palco, assaporando non solo il gusto di questo brillante pezzo della Sicilia, ma soprattutto l’enormità della storia – e delle storie – che gli hanno dato vita.