Modica e l’incubo dell’impero romano

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Gaio Licinio Verre, politico romano del I secolo avanti Cristo, fu propretore della Sicilia e si distinse per concussioni e ruberie allineandosi, in questo senso, con quanto accadeva in quel periodo. Oltre che per le malefatte è noto per il processo che subì e durante il quale Cicerone pronunciò contro di lui le orazioni chiamate “Verrine”. Nell’epoca romana, invero, la Sicilia era il “granaio di Roma”. E proprio Cicerone riferisce di una ribellione dei ricchi aratori modicani contro le imposizioni vessatorie di Verre, in quanto Modica era città decumana: doveva pagare a Roma la decima parte dei suoi raccolti.

A distanza di secoli, la storia potrebbe essere riscritta: non in termini di raccolta di grano ma, piuttosto, di raccolta di voti.

Nel ricco territorio della Contea, infatti, negli ultimi anni, sono passati tanti personaggi che, ovviamente, non possono essere paragonati al “mariuolo” Verre. Sono stati e sono i cosiddetti “rappresentanti del popolo”: un termine, quest’ultimo, abusato in tutte le tornate elettorali. Un malcostume sempre più diffuso in Italia dove, prima delle elezioni, tutti parlano nell’interesse del popolo sovrano; salvo, poi, a dimenticarsene a cose fatte.

Per rimanere nell’ambito ibleo e, più in particolare, nel territorio di Modica – dal quale siamo partiti – tanti sono stati i voti raccolti dai politici (di tutti gli schieramenti) che non hanno avuto un riscontro in termini di rappresentatività. In parole povere: come sono state affrontate le questioni riguardanti lo sviluppo del territorio? Parliamo delle istituzioni sovracomunali (il Tribunale di Modica vicino alla soppressione); delle infrastrutture (autostrada Siracusa-Gela e aeroporto di Comiso); valorizzazione del porto di Pozzallo; sviluppo turistico del territorio con l’effettiva collaborazione tra privati ed enti locali. Tutte questioni importanti. Forse, troppo importanti per spendere il proprio nome di deputato regionale o di parlamentare nazionale con il serio rischio di compromettere quella “rappresentatività da biglietto da visita”. Meglio, allora, impegnarsi per ottenere, magari,  piccoli favori in termini di finanziamenti di nicchia in modo da tenere buono qualche sindaco che ha procurato voti. 

I voti come il grano dell’Impero Romano? E’ come se, a distanza di secoli, ricomparisse, dalle nostre parti, l’incubo delle città “decumane”.