Nino Minardo: “Il PdL riparte. Ora scelte responsabili”

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L’esito del voto offre molti spunti di riflessione, ma uno dei più rilevanti è senza dubbio la rimonta del PdL. Per tutti è stata al di sopra delle aspettative, per voi?

La percezione di un recupero c’era ed era chiara, ma il risultato è stato davvero al di là di ogni aspettativa per tutti. I cittadini evidentemente hanno premiato le idee, i progetti e i programmi elettorali concreti rispetto al nulla e al vuoto assoluto degli altri.

 

Evidentemente in questo ha un merito diretto il ritorno in campo di Berlusconi: questo cosa comporta, intanto, per il percorso interno del partito?

Questo momento determina senza dubbio una ripartenza: veniamo sicuramente da una fase difficile, ma oggi tutto si è ricomposto. Siamo un partito con un ritrovato entusiasmo. Ho detto più volte che c’era bisogno di riconquistare la fiducia dell’esercito e non ci servivano generali e colonnelli: molti di questi hanno preferito abbandonare il partito, pensando che la nave stesse per affondare, e addirittura se ne sono andati dalla parte opposta. Ora, visto che il PdL ha raddoppiato i voti in Provincia e addirittura li ha praticamente triplicati a Modica rispetto alle regionali, evidentemente la loro incidenza era del tutto ininfluente.

 

Ieri sera Angelino Alfano (PdL) ha chiesto di dichiarare il “too close too call”, l’impossibilità di fatto di affermare un vincitore. Si parla della possibilità di nuove elezioni a breve, lei che ne pensa?

Quello che è accaduto – il sostanziale pareggio e la situazione di apparente ingovernabilità – è da attribuire alla legge elettorale che va al più presto modificata. Oggi è assurdo pensare a nuove elezioni, perché in un momento in cui il Paese è sprofondato in una grave crisi economica, la politica deve dimostrare senso di responsabilità e serietà. Tornare alle urne probabilmente vorrebbe dire finire come in Grecia.

 

Quale scenario politico-istituzionale vede, dunque?

Penso che i due partiti più importanti del Paese debbano dialogare, parlare, fare insieme le riforme più importanti, a cominciare da quelle elettorali e costituzionali.

 

Per analizzare il voto regionale, è ovvio che anche c’è una rimonta sensibile del centrodestra rispetto – ad esempio – al voto di ottobre. Nel caso specifico a cosa la attribuisce?

Come ho detto, alla presenza di Berlusconi in campo e ad un programma politico serio. Ma in Sicilia anche alla ricomposizione del centrodestra in un unico schieramento. Inoltre, dopo pochi mesi di governo del centrosinistra, questo è già un primo segnale di segno contrario: evidentemente la politica degli annunci non ha ripagato.

 

Ma i veri vincitori sono i grillini: come si affrontano?

Non condivido strategie distruttive. Dobbiamo prendere in ogni cosa ciò che ha di buono. E soprattutto dobbiamo capire, da questa esperienza, che c’è bisogno di rivolgerci alla gente e tornare ad ascoltare con i cittadini: questo senza dubbio paga.