Servizio civile: un vuoto di due anni

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Continua cosí il periodo di “latitanza” del servizio civile, in barba alle speranze dei giovani e degli enti. É dei giorni scorsi la notizia, data dalla ministra Josefa Idem, della pubblicazione del bando solo a settembre prossimo, con avvio dei giovani previsto per gennaio 2014. Intanto a Ragusa nei giorni scorsi si é concluso l’anno di servizio dei 31 giovani impegnati con la Caritas in progetti dedicati ai disabili di case famiglia e centri riabilitativi e ai bambini e ragazzi degli oratori parrocchiali nelle sedi di ragusa, Vittoria, Pedalino, Santa Croce, Monterosso. Un’esperienza riuscita di integrazione dei giovani nelle sedi di servizio e di relazioni forti instaurate fra i volontari in servizio e i destinatari dei progetti: laboratori, attivitá teatrali, condivisione della quotidianitá con gli ospiti delle case famiglia e con i bambini disabili, storie di successo scolastico dovuto all’affiancamento continuo dei volontari a ragazzi in difficoltá, storie di gioco e crescita umana. Tutto questo, però, si è interrotto. Non essendoci un ricambio, per via dello stop al bando, i servizi offerti ovviamente subiranno delle forti riduzioni. Senza contare il fatto che non è certo un posto di lavoro il Servizio civile, ma ai giovani impegnati vengono corrisposti 433,80 euro mensili, che in tempi di crisi sono comunque un sostegno. Per alcuni ragazzi è un aiuto concreto per proseguire gli studi. “Considerato che l’ultimo bando era stato pubblicato a ottobre 2011, si assiste – per la prima volta nella storia del servizio civile – ad un vuoto di due anni. Una vera diluizione del servizio civile. E l’attesa – spiega Giovanna Campagnolo della Caritas diocesana – non é ripagata dall’aumento del contingente dei giovani avviati. Al contrario: la Ministra parla di circa 15.000 volontari in Italia e 450 all’estero, il numero più basso degli ultimi otto anni. Politica ed istituzioni parlano tutti i giorni del problema gravissimo dello spreco di tante risorse giovanili per l’incapacitá della societá di valorizzarle. Se a queste dichiarazioni, che di per sé generano sconforto e timore nei ragazzi, non si accompagnano segni forti di attenzione e dinamismo, la frustrazione puó provocare immobilismo”.