Province, cosa succede in Sicilia

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L’intervento dell’on. Giorgio Assenza, deputato regionale del PdL:

“Alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, che arriva come un segnale ampiamente annunciato dalle proteste che tutta l’ Opposizione in Aula, con senso di responsabilità ha democraticamente indirizzato verso una Maggioranza sorda anche alle evidenze più lapalissiane, ho chiesto, con un’interrogazione parlamentare, al Governo della Regione, al fine di eliminare l’evidente gravissimo vulnus alla democrazia prodotto dallo slittamento della data di elezione al 31 dicembre 2013 per il rinnovo del presidente e dei consigli provinciali, di presentare, con la massima urgenza, un disegno di legge, da calendarizzare con priorità, finalizzato a :

– cassare l’intera legge regionale n. 7 del 27 marzo 2013 ed in particolare l’articolo 1 comma 1 che prevede la elezione di secondo grado, in quanto dichiarato incostituzionale e conseguentemente articolo 1 comma 3 che ha sospeso il rinnovo degli organi provinciali;

– procedere, quindi, alla indizione dei comizi elettorali per il rinnovo delle cariche scadute”.

L’intervento di Giovanni Mauro, senatore di Gal:

“La dichiarazione di illegittimità costituzionale della riforma delle Province da parte della Consulta dà ragione a chi ha sempre sostenuto fosse errato procedere con l’abolizione di questi enti tramite decreto.
La nostra contrarietà alla procedura per la soppressione delle Province non si basava solo sulla convinzione che non fosse possibile agire con decreto sulla Costituzione, ma anche sulla scarsa utilità di questa scelta. Siamo sicuri che i costi della macchina amministrativa vadano abbattuti, ma non è abolendo gli enti Provincia che si farà risparmio.
Diverse potrebbero essere le alternative, come ad esempio, in Sicilia, l’accorpamento dei Comuni più piccoli, la definitiva attuazione delle Città Metropolitane, insieme alla soppressione degli Istituti per le Case Popolari e degli Ato le cui competenze andrebbero trasferite alle Province che posseggono il personale e le specificità per occuparsi di questi settori. In questo modo si ridurrebbero subito le spese relative a posti di sottogoverno.
In ogni modo, la decisione della Consulta imporrà anche al presidente della Regione Sicilia di ritornare sulla materia avviando un’analisi più organica della situazione. Non dimentichiamo – conclude – che la legge regionale del 7 marzo 2013, al momento e al di là dei proclami, è solo una norma che promette un’altra norma, con l’unico effetto pratico di aver potuto commissariare le Province siciliane privando i cittadini dell’Isola della scelta democratica che si concretizza con le elezioni. In Sicilia la democrazia è sospesa”.