San Teodoro, secondo tempo. Ecco la nuova vita della vecchia scuola

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Andera Scarfò

Una palestra, un cortile, un giardino. Una palma che sarebbe morta, se qualcuno non l’avesse trasformata nel centro di una nuova aggregazione, un simbolo di resistenza, recupero della memoria, proiezione nel futuro.

Con il workshop “Teresa e Teodoro”, il Borgo degli Artisti ha preso un posto – la scuola di San Teodoro, ormai abbandonata dalle corse e dalle urla delle generazioni di piccoli alunni che per decenni l’avevano tenuta viva – e lo ha trasformato in un luogo dell’arte come lavoro.

La nuova “San Teodoro”  è stata aperta al pubblico ieri, dopo una settimana di esplosioni creative dei dieci ragazzi che hanno partecipato al worshop condotto da Francesco Lucifora.

 

Domenica – raccontano i giovani artisti partecipanti -, seguendo le orme del viaggio intrapreso nel corso della settimana, abbiamo preso consapevolezza di come il Borgo degli Artisti abbia compiuto la mossa decisiva, iniziata da qualche mese a questa parte, per rendere giustizia

a quella fascinosa aristocratica decaduta, dalle tonalità popolari, che da “ferma” guarda dall’alto il resto della città: grazie ad Angelo Cannizzaro, Roberta Italia, Giorgio Cannizzaro e all’intero staff di questo nobile progetto, nel cuore di tutti quelli che sono passati e che passeranno dalla vecchia scuola De Amicis, riecheggerà l’eco della scritta adolescenziale vicino alla porta di ingresso, che dice: I LOVE S. TEODORO”.

 

Nei mesi passati – commenta Angelo Cannizzaro, tra i responsabili del progetto Borgo degli Artisti – i ricercatori di BdA si sono impegnati a interpretare e razionalizzare, per quanto sia possibile, i desideri di città, gli abitanti di Modica Alta hanno invece avuto l’occasione di esprimere democraticamente idee, intenzioni e necessità. Dunque il processo di sintesi necessario a generare innovazione adesso è stato affidato alla creatività e all’arte. La forza e la ricchezza degli spazi urbani di Modica Alta hanno molto stimolato l’immaginario scenico degli artisti, e così nuovi suoni e colori hanno iniziato a popolare il quartiere. La cooperazione tra artisti, designer, architetti, musicisti e curatori, la partecipazione dei cittadini e lo sforzo dei partner di progetto sono le anime del laboratorio. Così il fantasma del “ponte dei bastardi” sta per cedere il passo a una nuova identità policroma. Dai cortili e dalle palestre del nuovo laboratorio, una nuova stupefacente sorgente di idee ora sgorga a San Teodoro, una struttura pronta a captare desideri trasformandoli in linfa creativa destinata a irrorare e contaminare i tessuti”.