Teatranti

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La polemica è la migliore medicina quando non si riesce ad individuare la malattia. E, allora, in attesa che il paziente guarisca da solo (circostanza assai improbabile) o che muoia per complicanze imprevedibili (cosa abbastanza probabile), la soluzione più immediata – e più facile – è quella di sparare nel mucchio e di lanciare accuse generiche. Ci sembra la tattica che sta usando la nuova amministrazione comunale di Modica – e il sindaco, Ignazio Abbate, in particolare – in nome di quel cambiamento annunciato in campagna elettorale quando si è ripetuto di voler “voltare pagina”. Ma se si  vuole interpretare lo slogan e trasferirlo nella realtà di una città come Modica, crediamo che le pagine si debbano girare una per volta. Il rischio è quello di arrivare all’appendice e ai ringraziamenti senza aver letto – e, quindi, senza aver capito – quello che l’ipotetico libro volesse dire. La polemica di cui si parla è quella riguardante le dimissioni del sovrintendente della Fondazione Teatro Garibaldi, Giorgio Pace, e della piccata, oltre che stizzita, replica del sindaco, Abbate, che ha definito Pace un “ottimo teatrante”. L’espressione, di chiaro stampo ironico, non crediamo si addica ad un primo cittadino. Oltretutto, nel suo comunicato stampa, lo stesso sindaco dichiara di non conoscere Giorgio Pace che, lo ricordiamo, riveste attualmente il ruolo di direttore operativo del Teatro Massimo di Palermo dopo esserne stato anche direttore amministrativo. Definirlo, quindi, un “teatrante”, senza neppure conoscerlo, appare quanto meno azzardato. Il sindaco, poi, nella sua nota – dettata, a quanto sembra, dal fatto che Pace non si sia recato a salutare Abbate subito dopo l’insediamento a Palazzo San Domenico – diffida l’ex sovrintendente “a parlare, da oggi in poi, a nome della Fondazione”. Un vero e proprio ultimatum nei confronti di una persona che, per il sindaco, è solo un nome e una carica, ma che, per il Teatro, e non solo per il Garibaldi, ha fatto tanto. La Fondazione ha costituito un passaggio fondamentale tra l’improvvisazione e la programmazione; tra un’attività oratoriana e parrocchiale (senza voler offendere, naturalmente, i grandi valori propri degli oratori e delle parrocchie) e una impronta professionale; tra le intrusioni politiche e le scelte artistiche. La Fondazione – e questo può essere testimoniato da una moltitudine di operatori culturali – ha dato spazio a tutti facendo rispettare quelle regole che sono alla base di una corretta gestione di una istituzione quale una Fondazione teatrale. Certo, per Modica, è stata, ed è, una novità. Crediamo, positiva stando alle attestazioni di stima che, in questi anni, sono arrivati da più parti. Non entriamo nel merito delle scelte artistiche perché – a differenza di altri – non ci riteniamo all’altezza di esprimere giudizi. Possiamo solo testimoniare del gradimento di gran parte del pubblico per gli spettacoli che sono andati in scena al Garibaldi. Senza dimenticare la formidabile partecipazione dei giovani delle scuole del territorio alle iniziative artistiche a loro dedicate. La Fondazione, a nostro parere, ha svolto un ruolo educativo e culturale fondamentale. E lo ha fatto gradatamente, girando le pagine della nobile arte teatrale una ad una. Perché se si vuole voltare pagina e capire veramente quello che accadrà non bisogna dimenticare ciò che è scritto nella pagina precedente. E, soprattutto, non arrivare subito all’appendice e ai ringraziamenti. Che, invece, sembrano essere in cima agli interessi di qualcuno.