Le nostre “stelle” si chiamano MODE

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Le stelle della notte di San Lorenzo in provincia di Ragusa sono arrivate con nome e cognome. Gavin Christopher, direttamente dal cielo di Chicago, una stella che in passato ha brillato cantando al fianco di Herbie Hancock, Santana, Chaka Khan. Epic Flo, anche lui in viaggio da Chicago, con l’innato talento del rap. Lee Curreri, direttamente dal cielo di Los Angeles, con il suo pianoforte. Luca Galeano, il virtuoso chitarrista degli Sugarfree. E al centro lui, Antonio Modica, il mattatore (e non solo per una sera), con le spalle coperte dai compagni di viaggio di una vita: Claudia D’Angelo alla voce, Lucio D’Angelo al basso e Stefano Ruscica alla batteria.
Quello che è successo sabato sera sul palcoscenico del BON è stato così formidabile, che avrebbe forse meritato un pubblico meno timoroso di alzarsi in piedi e lasciarsi – semplicemente – rapire dal potere irresistibile della musica.

Antonio Modica ha dimostrato, proprio nella notte dei desideri, che basta crederci davvero per farli avverare.
E in quest’unica tappa iblea ha presentato finalmente il progetto musicale dei MODE, prodotto a Chicago da Vince Lawrence e Gavin Christopher, che hanno tenuto a battesimo il primo album del gruppo, in uscita il prossimo autunno: un efficacissimo esperimento di fusione tra soul pop e alternative rock, che si preannuncia estremamente convincente sin dalle prime tracks diffuse sul web, che i fan già conoscono a memoria. “Let the truth be told”, il primo singolo lanciato, a ruota “Right now”, e alla fine “Son of a Stranger”, una piccola perla a cui Antonio tiene particolarmente.

Gavin Christopher, non accontentandosi di fare il produttore, non ha resistito alla tentazione di salire sul palco a cantare, come del resto Lee Curreri, anche lui produttore di alcuni brani del disco, non ha rinunciato a suonare: e insieme ad Antonio e a Luca Galeano si sono divertiti a fare un viaggio nella storia della musica.
Gavin Christopher si è concesso pochi momenti da solo sul palco e uno di questi non poteva essere che per “Stars in your eyes”, il capolavoro per cui ha prestato la voce a Herbie Hancock.
Il resto è stato magico come quando un gruppo di musicisti si incontrano e si ubriacano dell’esperienza di suonare insieme i loro brani preferiti e non vorrebbero finire mai: e così,  con disinvoltura, possono saltare da “Hallelujah” di Jeff Buckley ad “(I can’t get no) Satisfation” dei Rolling Stones, passando per “Same mistake” di James Blunt e “Superstition” di Stevie Wonder, piuttosto che per “Come together” dei Beatles e l’irresistibile “Baila Morena” di Zucchero, a cui Antonio Modica resta affezionato e quasi devoto.  

Una performance eccellente per gli innamorati del genere, e un privilegio come pochi: quello di vedere le stelle del firmamento internazionale credere negli astri nascenti della musica e incoraggiarli a brillare. E che questi astri nascano proprio qui, a casa nostra, aggiunge un pizzico d’orgoglio che, dopo l’altra sera al Bon, davvero non si può contenere.