Servizi ai disabili, le mamme non si muovono dalla Provincia

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Non si arrendono le mamme degli studenti disabili che stanno proseguendo nell’azione dimostrativa di occupazione della sala giunta della provincia regionale di Ragusa, dallo scorso lunedi. Protesta che sarà in piedi sin quando non si avranno risposte certe e di immediata esecutività sul servizio del trasporto e dell’assistenza specialistica per i loro figli. In mancanza di questi servizi, i loro figli non possono frequentare in modo continuativo le lezioni scolastiche. A fronte di tale forte protesta, a cui da subito ha espresso pieno sostegno il commissario straordinario della provincia regionale di Ragusa Giovanni Scarso, pare qualcosa si stia muovendo.
Il commissario Scarso ha avuto un’interlocuzione col presidente della Regione Rosario Crocetta e con l’Assessore regionale alle Autonomie Locali Patrizia Valenti sulle soluzioni da adottare per risolvere il problema da qui alla fine dell’anno.
Il presidente Crocetta e l’assessore Valenti hanno annunciato che è all’esame del Governo la possibilità di far garantire il servizio di trasporto al personale della Protezione Civile regionale e di porre il servizio di assistenza specialistica a carico dell’Azienda sanitaria provinciale.  A tal proposito il commissario Scarso ha trasmesso al commissario dell’Asp 7 Angelo Aliquò il piano finanziario necessario per i servizi agli studenti disabili, il numero degli utenti aventi diritto e il numero degli operatori che dovrebbero essere impegnati nel servizio. Intanto in attesa che la Regione deliberi su questa ipotesi, Scarso sta valutando la possibilità di far partire subito il servizio, sperando che in una settimana si possa avere una risposta definitiva. “Con le economie del bilancio della Provincia – ha spiegato il commissario straordinario – sto verificando l’opportunità di far partire il servizio nell’immediato, con il rischio però, che se la risposta da parte della Regione dovesse giungere oltre una settimana di tempo, sarò costretto a sospendere il servizio, per mancanza di fondi”.