Giovanni Mauro: “Portiamo gli immigrati nella base Nato di Comiso”

0

Mentre l’Aeroporto di Comiso fatica per crescere e chi lo gestisce fatica per fargli guadagnare ogni giorno autorevolezza agli occhi del Governo (che non ha ancora sciolto il nodo della classificazione tra gli scali di interesse nazionale) e soprattutto delle compagnie aree, mentre il Comune di Comiso si sta industriando per vedere di trovare la migliore riqualificazione delle aree circostanti, a cominciare dalla viabilità, l’ultima brillante idea per lo sfruttamento di questo martoriato rettagolo di terra comisana è venuta al senatore Giovanni Mauro che, pur essendo stato per sbaglio eletto nella circoscrizione Campania e sedendo a Palazzo Madama nel Gruppo Grandi Autonomie, ogni tanto volge ancora lo sguardo dalle parti della Provincia di Ragusa.

Mauro ha infatti presentato un emendamento alla Legge di Stabilità per utilizzare le strutture ex base NATO per l’accoglienza degli immigrati. Un po’ come fu negli anni ’90 con i kosovari, con l’unica differenza che nel frattempo qui si è tentato di realizzare un aeroporto civile.

“Il Centro di Prima Accoglienza e Soccorso di Pozzallo non è più in grado di sostenere l’enorme numero di migranti – scrive Mauro -. Per questo motivo è necessario pensare ad una soluzione alternativa puntando alla riconversione di strutture che, altrimenti, rischierebbero di andar perdute perché inutilizzate come, per esempio, quelle che si trovano all’interno dell’ex base Nato di Comiso. Per raggiungere questo obiettivo, con il nostro intervento, verrebbero messi a disposizione del Comune di Comiso dieci milioni di euro per il 2014, da prelevare dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo”.


La proposta è destinata a far discutere parecchio, tanto che nella “grande piazza” del web – e in particolare sul Gruppo Facebook dell’Aeroporto di Comiso – si sono già scatenate le polemiche, che potrebbero trasformarsi in vera e propria mobilitazione qualora, senza ascoltare il territorio, l’emendamento dovesse davvero essere approvato in Parlamento.