Il “Recital” di Gianfranco Jannuzzo inaugura la stagione del Garibaldi

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La Sicilia e le sue “anime” diventano paradigma di umanità e di sentimenti. Non solo degli isolani ma dell’intero popolo italico. Ci è parsa questa la sintesi artistica e teatrale del primo spettacolo della stagione della Fondazione Garibaldi, mercoledì 11 dicembre. Sul palco del Teatro Garibaldi di Modica, Gianfranco Jannuzzo, agrigentino e siciliano del mondo, attore tra i più versatili, bravo e completamente a suo agio nel collaudato ruolo di “one man show”. Jannuzzo, partendo dalla Sicilia – o, meglio, dai siciliani – ha cavalcato tutta la penisola usando come collante i dialetti che esprimono gli umori, i suoni, i colori di ogni comunità, di ogni città – piccola o grande – l’anima, insomma, di un popolo tanto difficile da capire quanto imprevedibile nella sua essenza. Parte dalla Sicilia, dunque, Jannuzzo e si porta dentro – come ogni siciliano che, troppo spesso, è costretto ad emigrare per trovare lavoro e sperare in una vita più fortunata – tutto il pathos di una terra piena di contraddizioni: una madre o un’amante, o una donna bellissima ma irraggiungibile, solo da guardare e da ammirare. Lo spettacolo – frutto della collaborazione artistica tra Jannuzzo e l’indimenticato Renzino Barbera, scomparso nel maggio del 2009 – è stato, ovviamente, aggiornato guardando ai cambiamenti sociali degli ultimi anni e agli avvenimenti più recenti. Tutto, comunque, inizia e finisce in Sicilia e con la Sicilia, esaltando i valori di quelle “radici” che significano, soprattutto, voglia di ritornare. Il pubblico del “Garibaldi” ha gradito: si è divertito, ha apprezzato le parentesi poetiche durante lo spettacolo, ha applaudito con convinzione. Peccato per alcuni palchi vuoti, disertati – soprattutto – dai vecchi abbonati della stagione teatrale 2011-2012.