Rete scolastica e razionalizzazione. La lettera di un docente

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AMICUS PLATO, SED MAGIS AMICA VERITAS…

Mi è amico Platone, ma mi è più amica la Verità! Pur essendoci care entrambe le cose, amicizia e verità, è dovere morale preferire la verità sostanziale, quella che si scrive con la V maiuscola, all’amicizia.

Raccogliendo, allora, l’invito espresso da Aristotele nell’Etica nicomachea, doveroso ed opportuno appare al senso di dovere morale dello scrivente intervenire nella tanto dibattuta questione della procedura di razionalizzazione della rete scolastica che ha interessato la comunità di Ispica.

Valutare e commentare il disposto di cui al decreto assessoriale che attribuisce il plesso S. Antonio (5 classi di scuola primaria) alla Leonardo da Vinci, senza conoscere la ratio della procedura e gli antefatti che hanno portato a tale determinazione, potrebbe essere limitante ed offensivo dell’intelligenza di tutte quelle persone che, più che pregiudicare ascoltando una sola parte, preferiscono giudicare dopo avere “ascoltato entrambe le campane”.

E allora cominciamo dal principio.

Poiché la Conferenza Unificata Stato-Regioni del dicembre 2013 nulla partoriva circa una revisione del “divisore” di autonomia delle istituzioni scolastiche (per l’opposizione delle Regioni che abbandonavano la seduta dopo che il MEF tentava di elevare il divisore da 900 alunni a 1000 alunni), con nota ministeriale n. 2828 del 20.12.2013 a firma del Capo Dipartimento Istruzione del Miur (dott. Luciano Chiappetta), il MIUR dava disposizioni di avviare una procedura di razionalizzazione della rete scolastica.

Cosa vuol dire razionalizzazione della rete scolastica?

Razionalizzare vuol dire rivedere, in un’ottica di miglioramento, la distribuzione delle risorse che si hanno a disposizione, anche al fine di evitare sprechi o gestioni infruttuose.

Razionalizzare significa rendere razionale (o più razionale) ciò che si possiede, ovvero rendere più adatto e più rispondente alle esigenze ed alle finalità funzionali ciò che si ha a disposizione.

In poche parole il MIUR, preso atto del mancato accordo Stato-Regioni che sbarrava la strada ad un altro dimensionamento che avrebbe cancellato 800 scuole su tutto il territorio nazionale, dava inizio ad una procedura di razionalizzazione al fine di risistemare la rete scolastica, deturpata e maltrattata dai precedenti dimensionamenti.

Ci si chieda: Ispica aveva necessità di una razionalizzazione della rete scolastica?

La risposta alla domanda può essere data se si è a conoscenza del fatto che ad Ispica i precedenti dimensionamenti avevano partorito due istituti comprensivi “squilibrati” nel numero di studenti: l’I.C. PADRE PIO (di 998 alunni alla data del 01.09.2013), generato dall’accorpamento del vecchio Circolo Didattico Padre Pio e della vecchia Scuola Media “Einaudi” e l’I.C. LEONARDO DA VINCI (di 603 alunni alla data del 01.09.2013), per nulla “avvantaggiato” dalle precedenti procedure di dimensionamento.

Lo spirito della razionalizzazione era dunque il seguente: approfittando del mancato accordo Stato-Regioni si dava la possibilità agli organi competenti di distribuire meglio la popolazione scolastica (nelle realtà ove ciò fosse stato possibile), in modo da mettere al riparo le istituzioni scolastiche da un successivo dimensionamento.

La verità indiscutibile è la seguente: Ispica non ha una popolazione scolastica sufficiente a mantenere tre istituti autonomi di primo grado (causa della “morte” della Einaudi), ma ha una popolazione scolastica sufficiente a mantenerne due!

A causa delle precedenti procedure di dimensionamento, invero, l’I.C. LEONARDO DA VINCI rischiava di scomparire! Perché?

Ai sensi e per gli effetti del novellato art.19, comma 5 e 5 bis della legge n.111 del 15 luglio 2011, l’I.C. LEONARDO DA VINCI non appena fosse sceso sotto la soglia dei 600 alunni sarebbe scomparso. Dalla “morte” della Leonardo da Vinci sarebbe nato (con elevata probabilità) un mega-istituto di 1600 alunni, distribuito in 12 plessi, dislocati in 8 edifici, sparsi per tutta la città, di difficile gestione ed organizzazione, con consequenziale “appiattimento” dell’offerta formativa, atteso che solo una sana competizione didattica tra più istituzioni scolastiche avrebbe potuto garantire un alto livello qualitativo dell’offerta educativo-didattica.

Con note del 18- 20 dicembre l’Assessorato Regionale e l’USR Sicilia diramavano le indicazioni da seguire nella procedura di razionalizzazione.

Tale procedura prevedeva che l’Ambito Territoriale (ex Provveditorato) raccogliesse le proposte provenienti dalle Istituzioni Scolastiche e che esse venissero poi discusse e deliberate da un apposito organo collegiale denominato “Conferenza Provinciale”.

La L.R. 6/2000 prevedeva che alla Conferenza Provinciale partecipassero, tra gli altri, il Commissario della Provincia, il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale e 8 Sindaci (quello di Ragusa di diritto), di cui 7 eletti dall’Assemblea Provinciale dei Sindaci.

Convinto dell’importanza e della necessità di addivenire ad una razionalizzazione della rete scolastica di Ispica che salvaguardasse la sopravvivenza dei due Istituti Comprensivi, il Sindaco di Ispica convocava entrambi i Dirigenti Scolastici degli istituti interessati presso il suo ufficio.

In quella sede il Sindaco invitava entrambi i D.S. (Prof. M. Di Pasquali e Prof.ssa R. Marturana) ad addivenire ad una delibera condivisa, precisando a chiare lettere, che in caso di accordo tra le due istituzioni scolastiche egli avrebbe portato presso la Conferenza Provinciale tale delibera e che, invece, in caso di disaccordo, ritenendo doveroso tutelare l’interesse pubblico di salvaguardare l’autonomia di entrambe le scuole, avrebbe dato seguito alla sua idea di dimensionamento fino ad allora mai accolta dagli organi regionali, proponendo la cessione del plesso S. Antonio in favore della Leonardo da Vinci.

In quella sede nessun accordo venne raggiunto a causa delle titubanze espresse dalla prof.ssa Marturana, la quale, paventando un forte calo della popolazione scolastica negli anni a venire, prospettava scenari apocalittici anche per la sua istituzione scolastica.

La seduta venne sciolta per dare la possibilità agli uffici comunali preposti di preparare e stampare i tabulati dell’andamento demografico di Ispica dal 2004 ad oggi.

Due giorni dopo entrambi i D.S. ritornarono presso l’ufficio del Sindaco.

In quella sede entrambi i D.S. ebbero la possibilità di visionare i tabulati. Da essi emerse una incontestabile verità che smentiva appieno le titubanze della Prof.ssa Marturana: a partire dall’a.s. 2014-15 ad Ispica si sarebbe registrata una vistosa inversione di tendenza, con un cospicuo aumento della popolazione scolastica.

Ma anche in quella sede non fu possibile addivenire ad un accordo per la ritrosia espressa dalla Prof.ssa Marturana, la quale ebbe a dichiarare che, pur essendo personalmente disposta a trovare una soluzione sanificatrice, non sarebbe stata in condizioni di poter acconsentire a causa del totale dissenso da parte del Collegio dei Docenti e del Consiglio d’Istituto della propria scuola.

Preso atto di quanto dichiarato dalla Prof.ssa Marturana, il Prof. Di Pasquali propose l’istituzione di una conferenza di servizio tra i Consigli d’Istituto dei due Istituti Comprensivi, affinché, lavorando in seduta congiunta, si potesse superare il dissenso ad una delibera ragionata e condivisa.

Fatto epocale nella storia di Ispica, qualche giorno dopo, presso l’aula magna della Leonardo da Vinci, i due Consigli d’Istituto ebbero a riunirsi in seduta congiunta.

All’apertura dei lavori il Prof. Di Pasquali ebbe a precisare che ove si fosse addivenuti ad una soluzione condivisa, essa sarebbe stata ratificata dal Consiglio d’Istituto. In caso contrario, invece, venne precisato e dichiarato, a chiare lettere, che entrambi i Consigli d’Istituto avrebbero deliberato autonomamente e che il Consiglio della Leonardo da Vinci avrebbe proposto alla Conferenza Provinciale la cessione in suo favore del plesso S. Antonio.

In quella sede i membri del Consiglio d’Istituto della Padre Pio, all’unanimità, dichiararono che ritenevano prioritario procedere alla salvaguardia dell’autonomia delle due istituzioni di primo grado di Ispica. Al momento di decidere come e attraverso quali strumenti (al di là delle enunciazioni di principio) nacquero le prime difficoltà.

In quella sede, infatti, la Prof.ssa Marturana propose di procedere al salvataggio della Leonardo da Vinci attraverso un’azione di “pilotaggio” delle nuove iscrizioni. A dire della predetta “arrivati a 900 iscritti presso l’istituto Padre Pio e, comunque, formate almeno tre classi in prima media alla Einaudi, avrebbe chiuso le iscrizioni a favore della sua scuola, dirottando i nuovi iscritti verso la Leonardo da Vinci”.

La proposta avanzata dalla predetta venne respinta con fermezza dal Consiglio d’Istituto della Leonardo da Vinci perché, al di là dei ragionevoli dubbi sulla liceità dell’operazione di pilotaggio, essa avrebbe mortificato l’intelligenza delle famiglie degli alunni e avrebbe negato loro un diritto costituzionalmente garantito, che si definisce LIBERTÀ DI SCELTA EDUCATIVA DELLE FAMIGLIE.

Poiché in quella sede si registrò una grossa spaccatura tra i membri del Consiglio d’Istituto della Padre Pio, si deliberò circa la prosecuzione dei lavori per il lunedì successivo (in tal modo ci sarebbero state 48 ore di pausa di riflessione). Si stabilì che il lunedì successivo il Consiglio d’Istituto della Padre Pio avrebbe portato sul tavolo delle trattative una proposta costruttiva.

Il lunedì successivo, con notevole ritardo rispetto all’orario prestabilito, una delegazione di membri del Consiglio d’Istituto della Padre Pio (la prof.ssa Marturana non ebbe il coraggio di presenziare), si recò presso la sede dei lavori congiunti per prospettare la seguente proposta: Padre Pio sarebbe stato disposto a cedere soltanto due sezioni di scuola dell’infanzia (plesso Alberetti e plesso Chiara Lubich), per un totale di 30 alunni.

La predetta proposta venne respinta dal Consiglio d’Istituto della Leonardo da Vinci per una serie di ragioni:

– l’aumento di 30 alunni (da 603 a 633) non avrebbe messo la Leonardo da Vinci in posizione di sicurezza dalla mannaia di un successivo dimensionamento;

– la cessione di due sezioni dell’infanzia di due plessi distaccati (la Chiara Lubich è alla “Colonia”, mentre la sezione del plesso Alberetti è in “Piazza”) non avrebbe permesso alla Leonardo da Vinci di garantire il servizio, perché nei due plessi di scuola dell’infanzia sarebbe stato necessario l’intervento di almeno quattro collaboratori scolastici e dalla cessione delle due sezioni non sarebbe comportato un aumento di quattro unità di collaboratori scolastici nell’organico della scuola di confluenza.

Nonostante i buoni propositi, dunque, i due consigli d’istituto proseguirono i loro lavori in seduta disgiunta; ciascun organo collegiale, perciò, addivenne ad una delibera autonoma.

Entrambe le proposte, perciò, diventarono oggetto di valutazione da parte della Conferenza Provinciale. In essa il Sindaco propose di deliberare secondo la soluzione che salvaguardasse l’interesse pubblico di mantenere due istituzioni scolastiche autonome in Ispica.

Che la delibera adottata nell’interesse pubblico, di fatto, favorisse la Leonardo da Vinci è indiscutibile, ma, ad ogni modo, essa non è stata adottata per favorire uno dei due contraddittori, bensì per tutelare la sussistenza delle due istituzioni scolastiche autonome.

Infondate e destituite di serio fondamento sono, perciò, le accuse rivolte al Sindaco di avere “tradito” l’I.C. Padre Pio in favore dell’I.C. Leonardo da Vinci.

Il tradimento presuppone un’azione furtiva, celata, nascosta agli occhi della persona offesa e, comunque, un’azione contraria agli interessi prospettati e preventivati.

Nel caso di specie, invece, non solo il Sindaco poneva in essere un’azione nell’interesse della collettività (al di là del fatto che l’istituto avvantaggiato si chiamasse Padre Pio o Leonardo da Vinci), ma, addirittura, poneva in essere un’azione alla “luce del sole”. La Prof.ssa Marturana, infatti, non solo era messa al corrente di tutta la procedura, ma procedeva a convocare due collegi dei docenti (della durata di diverse ore ciascuno) per erudire i propri docenti su ciò che la procedura di razionalizzazione avrebbe potuto comportare.

Ci si chiede: in quelle sedi la predetta ebbe modo di comunicare ai docenti delle convocazioni del Sindaco? Ebbe modo di comunicare ai docenti le risultanze della conferenza di servizio tra i due consigli d’istituto?

L’intera procedura di razionalizzazione, compresa la convocazione dell’assemblea dei sindaci e la convocazione della Conferenza Provinciale, non si è svolta di nascosto. Essa è stata ampiamente pubblicizzata. Gli atti della Conferenza Provinciale hanno natura giuridica pubblica e, come tali, sono accessibili a ciascun cittadino.

La verità è altra! Poiché circolavano indiscrezioni sulla volontà dell’Assessore Regionale (Nelli Scilabra) circa un suo intendimento di “mettere mani il meno possibile ad un dimensionamento regionale”, la Prof.ssa Marturana volle “rischiare”: convinta che nulla sarebbe successo glissava ogni ulteriore invito alla collaborazione e lasciava che la Conferenza Provinciale avanzasse qualsiasi proposta, tanto in sede di Tavolo Tecnico Regionale tutto sarebbe stato cancellato.

La predetta, invero, era convinta del fatto che in sede di Conferenza Provinciale e di Tavolo Tecnico Regionale si sarebbe discusso soltanto degli istituti sottodimensionati (leggasi I. C. Pascoli di Ragusa) e che nulla sarebbe stato fatto per gli istituti al limite del sottodimensionamento.

Ha rischiato, ha giocato e…!

Infondate e del tutto pretestuose risultano, altresì, le accuse rivolte al Sindaco di avere parteggiato, in sede di Conferenza Provinciale, per l’I.C. Leonardo da Vinci, in considerazione del fatto che oggetto della Conferenza era soltanto la discussione degli istituti sottodimensionati.

Anche questa è una menzogna!

A parte il fatto che allo scrivente è incomprensibile pensare ad un membro di un organo collegiale che partecipi ad un’assemblea senza diritto di parola, a fugare ogni dubbio rileva la nota prot. n. 154 del 16.01.2014 a firma congiunta dell’Assessore Scilabra e del D.D.G. dell’USR Sicilia dott.ssa Altomonte, laddove, a chiare lettere, entrambe dettavano alle Conferenze Provinciali di intervenire sugli istituti sottodimensionati (leggasi I. C. Pascoli), nonché di intervenire anche per le situazioni di criticità esistenti nell’attuale assetto territoriale della rete scolastica siciliana.

A conferma della bontà di quanto sopra detto ci si riporta al contenuto del decreto assessoriale relativo agli accorgimenti adottati per la provincia di Ragusa, ove, a chiare lettere e con chiarezza di significati si legge: “ritenuto di dovere accogliere integralmente le proposte avanzate dalle conferenze provinciali di Caltanissetta, Messina, Palermo e Ragusa, in quanto conformi ai criteri previsti dalle leggi statali e regionali ed alle indicazioni fornite con circolare Miur n. 2828 del 20.12.2013 e con direttiva prot. n. 154 del 16 gennaio 2014”.

Chiarito, dunque, che intervenire anche sulle situazioni di criticità era legittimo (ed opportuno), rileva il fatto che in tutto l’assetto territoriale della rete scolastica siciliana la scuola “più critica tra tutte le scuole in situazione di criticità” era la Leonardo da Vinci (a 603 alunni, ossia a -3 alunni dal baratro del dimensionamento).

A conferma della serietà e della fondatezza delle superiori delucidazioni si consideri, ad esempio, quello che è successo a 7 km da Ispica, ovvero a Rosolini.

L’anno scorso un I. C. (leggasi S. Cuore) scendeva a 595 alunni, per poi riprendersi e ritornare a 610 alunni il mese successivo.

Ci si chieda: cosa è successo a quell’istituto?

Si vada a vedere il decreto assessoriale appena pubblicato e si scoprirà che esso è scomparso: per soli 5 alunni a Rosolini si sono “giocati” un’autonomia scolastica. Dal 1° settembre a Rosolini non ci saranno più 4 istituti autonomi, bensì 3.

Ed ancora!

Si consideri, altresì che, quanto è successo ad Ispica si è verificato anche ad Alia (Pa) e a Cammarata (Ag).

In tali altri luoghi, infatti, sfruttando l’opportunità della razionalizzazione si sono avute cessioni di plessi in favore degli istituti al limite del dimensionamento.

Forse che anche i Sindaci di Alia e di Cammarata avranno voluto favorire un istituto per decretare la morte di un altro?

E allora ristabiliamo la verità!

Con la procedura di razionalizzazione l’I.C. Padre Pio cede alla Leonardo da Vinci 5 classi di scuola primaria (mantenendo le 4 classi dell’Interplesso, ubicate in Piazza), per un totale di 118 alunni.

Se la matematica non è un’opinione l’anno prossimo l’I.C. Padre Pio “dovrebbe” contare 880 alunni. L’I.C. Leonardo da Vinci, invece, per l’effetto della cessione “dovrebbe” attestarsi intorno ai 720 alunni, ovvero in posizione di “sicurezza” dalla mannaia di un prossimo dimensionamento.

Ritenete che in questo ci sia “danno” per la comunità ispicese?

A dire il vero nelle more della procedura di razionalizzazione è intervenuto un altro fattore: le nuove iscrizioni all’anno scolastico 2014-15.

La procedura delle nuove iscrizioni per il prossimo anno scolastico ha decretato una verità indiscutibile: mentre le iscrizioni alla Leonardo da Vinci sono in forte crescita, quelle alla Padre Pio sono in calo.

E allora ci si chieda: le famiglie degli alunni che hanno proceduto alle nuove iscrizioni sono state costrette con la minaccia di un male serio ed ingiusto ad iscrivere i loro figli alla Leonardo da Vinci oppure lo hanno fatto liberamente?

Qualcuno dice (e scrive) che il decreto assessoriale relativo al dimensionamento abbia arrecato “danno all’immagine” della Padre Pio, con consequenziale calo delle iscrizioni.

Premesso che la procedura per le nuove iscrizioni ha avuto inizio il 3 febbraio per chiudersi il 28 febbraio e che il decreto assessoriale (pubblicato il 28 febbraio) è stato diramato in via ufficiosa il 25 febbraio, ci si chieda: dal 3 al 25 febbraio quale “danno all’immagine” è stato perpetrato contro l’I.C. Padre Pio?

Danno all’immagine?

L’immagine di una scuola si costruisce durante tutto l’arco dell’anno scolastico. Alla Leonardo da Vinci sin dal primo giorno di scuola è stato fatto uno sforzo immane da parte di tutto il personale scolastico (anche a costo zero in considerazione delle decurtazioni finanziarie subite da tutte le scuole d’Italia) per rilanciare l’immagine della scuola e per “rivedere al rialzo” l’offerta formativa proposta all’utenza.

Mente, sapendo di mentire, chi dice (o scrive) che l’I.C. Padre Pio chiude!

L’I.C. Padre Pio il 1° settembre prossimo attesterà la propria popolazione scolastica al di sopra degli 800 alunni, al riparo, dunque, da eventuali dimensionamenti. L’I.C. Leonardo da Vinci attesterà la propria popolazione scolastica al di sopra dei 700 alunni.

Le scene apocalittiche descritte negli articoli pubblicati dalla stampa (in particolare sul web) sono, quindi, infondate e pretestuose, tese ad alimentare un attacco politico e personale al capo dell’amministrazione comunale. Quando la nebbia della polemica si sarà diradata, ogni ispicese potrà valutare in serenità la valenza sociale della scelta fatta nell’interesse della comunità e non nell’interesse dei singoli.

In un’ottica costruttiva, dunque, si abbandonino le posizioni di faziosità e le sterili polemiche. Si inizi, invece, a costruire.

I due istituti comprensivi ad Ispica sono salvi! Inizino a “gareggiare” secondo una sana competizione didattica. Vedrete che ne trarranno vantaggio i nostri alunni, i nostri figli e l’intera comunità ispicese.

Ad onor del vero e per ultimo (data la scarsa importanza della notizia) si sappia anche che, chi Vi scrive, avrebbe tratto vantaggio personale dalla “morte” della Leonardo da Vinci: sarebbe stato dichiarato perdente posto e, come tale, avrebbe acquisito un diritto di priorità nei prossimi movimenti relativi alla mobilità del personale dirigente, con consequenziali possibilità di ritornare verso la propria residenza e di vedersi assegnato altro istituto scolastico di dimensioni superiori.

Ma (ahimè per i sostenitori del plesso unico), chi Vi scrive ha ritenuto opportuno “mettersi sotto i piedi” gli interessi  personali e perseguire, invece, gli interessi della collettività.

Disponibile a qualsiasi altra documentazione, spiegazione, ragguaglio e chiarimento, nonché a qualsiasi confronto, l’occasione mi è propizia per ringraziare quanti avranno voluto porre attenzione a questa mia lunga, quanto doverosa, precisazione.

Ispica, 05 marzo 2014.

Prof. Michele Di Pasquali