Il Sultano in bici e gli spaghetti alla bottarga

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Ha fatto tappa a Ibla e ha avuto come ospite d’eccezione lo chef Ciccio Sultano del Duomo, la divertente iniziativa denominata “Radio Bici” di Maurizio Guagnetti, un giornalista con il pallino delle due ruote e della cronaca.
A bordo di un tandem con pedalata assistita Guagnetti gira l’Italia, incontrando i personaggi più rappresentativi del Paese, con i quali pedalare e discutere di attualità e di cucina, trasmettendo i resoconti su Radio 105 e pubblicandoli su Repubblica.it.

Qualche giorno fa, nella meravigliosa cornice di piazza Duomo a Ibla, alla pedalata è stato invitato Sultano perché – come è stato detto nel corso dell’intervista – è tra i cuochi che hanno maggiormente lavorato per la promozione del proprio territorio, esportandolo su scala internazionale, attraverso il gusto e la cultura che la gastronomia sa esprimere.
Con su montata una cucina da viaggio, e con tanto di bombola a gas e lavello, lo chef stellato del Duomo si è prestato al “gioco” e, per l’occasione, ha preparato i suoi “Spaghetti con bottarga”, un omaggio – ha dichiarato lo chef – alla città di Scicli.

Il mio linguaggio – ha spiegato Sultano – è e rimane il cibo, legato al nostro territorio. Chi viene qui come ospite per scrivere e parlare di noi, attraverso i mezzi di cui dispone, lo noterà. Tanti i canali che riescono ad esaltarlo, e tra questi viene immediato pensare al rapporto ormai persistente, e sempre più stretto, tra cibo e i format televisivi. Secondo me – ha proseguito lo chef – questo connubio è certo in grado di creare una buona componente se vista in chiave educativa. Ma, come in ogni cosa, non è da sottovalutare il rischio che l’abuso di food televisivo possa generare noia e distacco. L’eccesso rischia di far cadere la verità che c’è dentro e dietro un cuoco. Che non diventa tale, è bene precisarlo, solo grazie o durante una trasmissione televisiva. È interessante e intrigante l’esperienza televisiva a condizione che non snaturi la figura dello chef”.
L’intervista con Guagnetti è durata ben oltre un’ora e mezza tra preparazioni, discussioni, momenti di confronto e persino una sorta di marchiatura a fuoco, giocando con il ragusano doc. Un passaggio che ha suscitato nell’immediato lo stesso pathos ma anche la stessa perizia adottata quando si compie un tatuaggio.