Le segrete stanze e i “confetti” all’opposizione. Qualche retroscena sul voto del Bilancio a Ragusa

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Un Bilancio partecipato, auspicavano i Cinque stelle in campagna elettorale, ma da chi? In occasione dell’approvazione del Bilancio di previsione 2014 a Palazzo dell’Aquila (passato con 16 voti favorevoli, 9 contrari e 2 astenuti) si sono riviste legittime abitudini da navigata politica che dalle 16:23 alle 23:30 hanno mortificato l’aula consiliare, il luogo deputato alla discussione trasparente, a favore di confronti e tira e molla avvenuti all’oscuro della diretta streaming e della diretta tv tra il Movimento cinque stelle, Partecipiamo e le opposizioni.

Un’apertura al dialogo, è stata definita dai consiglieri Tumino, Lo Destro, Migliore, Mirabella, Laporta, Marino, Chiavola, Morando, Massari e D’Asta. Tutti in coro hanno lodato l’azione conciliatoria del presidente del Consiglio Giovanni Iacono, il quale, fungendo da mediatore tra le parti, riaprendo il consiglio dopo sette ore di sospensione ha affermato di avere raggiunto una concorde razionalizzazione del percorso dei lavori di aula.

Una vittoria, presentata dal consigliere Maurizio Tumino a nome delle minoranze, il quale ha dichiarato che grazie all’apertura dei Cinque stelle si è deciso di ritirare 140 emendamenti e di puntare tutto il credito ottenuto nei 20 mantenuti in vita. Manovre a favore di Università, Corfilac, la Diocesi per la ristrutturazione di un salone parrocchiale in contrada San Giacomo, l’associazione Progetto Filippide, Piccolo principe, Unione italiana ciechi. Ed ancora fondi per contrastare l’impatto acustico, gli abusi giovanili, fondi per la partecipazione ad Expo 2015, la Consulta agricola comunale, l’incentivo al biologico, orti sociali, dog free zone, un fondo per le aziende agricole vittime dei furti di rame, la riqualificazione dell’area a verde Nicholas Green a Marina di Ragusa, incentivi al progetto “Latte ragusano” ed il “Progetto domani”. Manovre, è stato più volte sottolineato, non a favore di singoli cittadini ma pensate per l’intera cittadinanza. Eppure, certi concetti, richiamano a quella spartizione di confetti che il consigliere Carmelo Ialacqua di Movimento città aveva denunciato il primo giorno di lavori. In soldoni, ha infatti esplicitato il consigliere Giuseppe Lo Destro nel corso della dichiarazione finale di voto, si è trattato di mobilitare, oltre ai 150mila euro in favore dei provvedimenti voluti dai Cinque stelle, 250mila euro per sostenere gli emendamenti avanzati dagli otto oppositori compatti, 50mila euro per quelli firmati dal Pd, 100mila euro per quelli presentati dal Movimento Partecipiamo.

Una sintesi disapprovata dal primo cittadino che, nell’intervento conclusivo, ha sottolineato di dissociarsi da questa visione. “Non credo che i cittadini vogliono sapere quale sia la quota parte che lei ha movimentato con gli emendamenti – ha detto il sindaco Federico Piccitto rivolgendosi al consigliere Lo Destro – credo che vogliano sapere quali linee di intervento il Consiglio ha inteso sottolineare alla Giunta. Mi dissocio quindi da questa impostazione e credo che ogni gruppo presente in aula abbia fatto interventi importanti dimostrando una matura capacità di dialogare”.

Dialogo che, se ha favorito l’approvazione dell’atto entro il termine prefissato dalla Giunta, non ha certo compattato l’intera assise nel voto finale, avvenuto poco prima delle ore 8 del 1 agosto, che ha segnato lo spartiacque di una maggioranza che di fatto non esiste più. Dopo Movimento città, esplicito già da qualche tempo, anche Partecipiamo ha marcato in modo indelebile la distanza dall’Amministrazione. Per ben due volte Giovanni Iacono ha replicato a Maurizio Tumino, il quale aveva indicato Partecipiamo come un movimento che sostiene il sindaco. “Non siamo un gruppo di maggioranza – ha affermato – e non sosteniamo il sindaco perché il sindaco si auto sostiene, come dimostra la Giunta monocolore, e perché nell’elaborazione di questo Bilancio si sono fatti gruppi di lavoro ai quali noi non siamo stati invitati. Abbiamo contribuito ai lavori in aula – ha concluso Iacono – come è giusto che sia”.