La Squadra Mobile arresta un tunisino per violenza sessuale

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Si erano addormentate in tenda nella spiaggia sotto casa del Commissario Montalbano a Punta Secca ma la notte scorsa un maniaco si era infilato nella loro tenda abusando di una di loro. Dopo una furibonda lite le turiste romane sono riuscite a mettere in fuga l’aggressore, grazie anche all’aiuto di due venditori ambulanti del Bangladesh attirati dalle urla delle ragazze.
La Squadra Mobile intervenuta immediatamente dopo in meno di 6 ore ha scovato il tunisino in un casolare abbandonato mentre stava preparando le valige per fuggire.
Domenica notte le tre turiste romane erano troppo stanche per affrontare il viaggio verso l’altra tappa nel trapanese, erano state in spiaggia sotto casa del Commissario Montalbano ed avevano anche pranzato al ristorante da lui frequentato. Con intelligenza, per evitare incidenti, considerata la stanchezza decidevano di posizionare la tenda sotto casa del Commissario, forse le faceva sentire sicure, anzi lo erano perché avevano chiesto a qualcuno se il luogo fosse idoneo, dispiacendosi perché consce che non era consentito, ma erano le 2 di notte e non disturbavano ed alle 7 dovevano già essere in viaggio per l’altro capo della Sicilia.
In pratica pochi istanti dopo aver montato la tenda già dormivano quando ad un certo punto una delle tre ha sentito le mani sul seno e poi sempre più giù. Credeva fosse un sogno ma così non era e purtroppo non era neanche un incubo difatti, appena sveglia si ritrovava addosso un uomo che le strappava i vestiti e la toccava ovunque. Le urla hanno svegliato le amiche che insieme alla vittima hanno respinto l’energumeno che in lingua straniera ed uno stentato italiano intimava di stare zitte.
La pronta reazione ha colto forse di sorpresa il tunisino che aveva anche alzato il gomito, mettendolo in un primo momento in fuga. Nonostante le urla e la reazione energica delle vittime, “l’uomo” ha tentato più e più volte di entrare nella tenda ormai chiusa dalla lampo ed infilava il braccio per afferrare una delle donne che però lo percuotevano con il bastone dell’ombrellone.
Le donne trovavano il coraggio di uscire quando hanno sentito due cittadini stranieri (successivamente identificati come due venditori ambulanti del Bangladesh) che intimavano al maniaco di andare via che stava per arrivare la Polizia.
“Terrorizzate dalla presenza dell’uomo, per cacciarlo – hanno raccontato agli inquirenti – una delle tre gli ha lanciato addosso due sedie di plastica che si trovavano poco distanti dalla tenda, colpendolo dapprima alle gambe poi al viso con il bastone dell’ombrellone”.
“L’uomo ha reagito – hanno proseguito nel racconto – colpendola con un forte schiaffo al volto. Per effetto del colpo ricevuto la mia amica è caduta a terra, non so dire se priva di sensi. Frattanto l’altra lo spintonava per allontanarlo ma lui stesso reagiva facendola cadere a terra e procurandole ferite al braccio, quindi ci siamo rinchiuse di nuovo in tenda”.
Questa lotta tra le vittime ed il carnefice è durata quasi un’ora poiché nessuno le sentiva urlare. Tra l’aiuto dei due onesti extracomunitari e la ferma reazione, il tunisino veniva messo in fuga.
Le donne totalmente impaurite rimanevano in tenda pietrificate, chiuse e senza telefoni cellulari, nel frattempo caduti nella sabbia durante i concitati momenti. Alle prime luci dell’alba finalmente una della ragazze trovava il cellulare e contattava il 113 che inviava una Volante che ha raccolto la descrizione dell’autore del delitto, trasmettendo il tutto alla squadra mobile.
Stilato un identikit del presunto violentatore, gli investigatori hanno iniziato la raccolta degli indizi  con la collaborazione di residenti e commercianti della zona.  Decine di uomini della Squadra Mobile hanno quindi iniziato perquisizioni a tappeto a Punta Secca.
In un casolare abbandonato poco distante dalla spiaggia luogo del delitto, è stato trovato un giovane tunisino che aveva raccolto i pochi vestiti in buste di plastica pronto per fuggire via come da lui ammesso successivamente negli uffici della Squadra Mobile: “non so cosa ho combinato ero ubriaco ed avendo visto che mi davate la caccia volevo scappare via”.
Sin da subito “l’uomo” cercava di dare spiegazioni anche se non richieste, tanto che i sospetti erano sempre più forti, fino a quando con apposite domande è crollato.
Nelle more dei controlli e delle ricerche le donne non arrivavano in Questura e sono state contattate dagli Ufficiali di Polizia Giudiziaria per appurare che tutto fosse in regola. Le donne, ormai impaurite e stanche avevano deciso di scappar via riferendo di voler dimenticare tutto e che eventualmente  a fine vacanza avrebbero presentato querela.
Considerato che vi erano già dei sospettati, le donne venivano invitate a recarsi presso il Commissariato più vicino a loro prossimo luogo di villeggiatura nel trapanese e venivano altresì rassicurate che la Polizia di Stato era già a buon punto con le indagini. Le vittime accoglievano l’invito e sono state indirizzate al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Castellamare del Golfo dove ad attenderle c’erano il Commissario Capo Dirigente ed un ispettore donna specializzata in reati sessuali.
Le ragazze visionando l’album fotografico confezionato dalla Polizia Scientifica hanno riconosciuto il tunisino che la Squadra Mobile di Ragusa aveva già portato in ufficio. Così come previsto dai protocolli le donne sono state accompagnate subito in ospedale, dove i sanitari hanno giudicato guaribile la vittima del reato in 5 giorni con la diagnosi di aver un forte stress emotivo da trauma psichico ed alcune escoriazioni.
In piena sinergia tra loro, i due uffici di Polizia hanno raccolto gli elementi di prova a carico del tunisino ed una volta terminata l’attività di Polizia Giudiziaria hanno provveduto a contattare il Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa. Al termine dell’attività di ricezione della denuncia ed effettuati i rilievi fotografici sulla persona e nell’abitazione del tunisino, avendo prova che lo stesso stava per darsi alla fuga, veniva sottoposto in stato di fermo e condotto presso il carcere di Ragusa.