Crocetta manda a ca…sa tutti e chiede un “Gabinetto di guerra”

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A casa Nelli Scilabra, baby-assessore dello scandalo del Piano Giovani.
A casa Piergiorgio Gerratana, per la cui nomina, che doveva aiutare i renziani a vincere le surreali elezioni bis di Siracusa, è stata mandata a casa Maria Rita Sgarlata.

A casa Ezechia Paolo Reale, la cui nomina all’agricoltura al posto del buon Dario Cartabellotta aveva mandato su tutte le furie il mondo delle imprese siciliane, cioè quello dell’economia vera, quella che raramente si incontra con la politica.
A casa (?) persino Michela Stancheris, la bergamasca innamorata della Sicilia e di Crocetta, che da capo di gabinetto divenne assessore per coprire la falla aperta da Franco Battiato.

A casa tutti, insomma, per il Crocetta bis o ter o quater (abbiamo perso il conto), con un sistema degno della migliore era lombardiana: si azzera tutto, si fermano le bocce, si fa finta di dimenticare gli insulti – soprattutto quelli col Pd – volati nelle ultime settimane e si prova a ricominciare.

“Entro poche ore voglio una soluzione”, ha detto però il Governatore agli alleati, mettendo fretta a Forza Italia e Movimento 5 Stelle i cui deputati si sono affrettati a presentare le due mozioni di sfiducia che avevano ipotizzato: così nei prossimi trenta giorni l’Ars non potrà votare nulla, se non norme urgenti, e Crocetta si dovrà sbrigare a mettere in piedi un nuovo Governo che sia abbastanza autorevole da mettere all’angolo quest’insidia.

Crocetta ha detto di volere un “Gabinetto di guerra”, un modo piuttosto maldestro di intendere che vuole “solo cambiamenti in meglio”. Ma gli alleati come si preparano a trattare? A parte il Pd, che dovrà fare i conti anche con il braccio di ferro al proprio interno tra renziani e cuperliani – il segretario Raciti ha detto: “Voglio che si contribuisca a una proposta unitaria, di alto profilo” – in realtà né l’Udc né Articolo 4 vogliono far altro che riconfermare i propri assessori (Valenti e Torrisi in un caso, Reale nell’altro).

Staremo a vedere anche cosa faranno i deputati iblei, compreso il neo “piddino” Nello Dipasquale.

Intanto, Giorgio Assenza (Fi) si affretta ad affermare: “Non votare la sfiducia vuol dire affondare la Sicilia. Ognuno di noi si assuma le proprie responsabilità. Dopo due anni di disastri che hanno ulteriormente aggravato le condizioni sociali, economiche e istituzionali dell’isola; dopo due anni nel corso dei quali ogni ambito della vita politica siciliana è stata segnata dall’inefficienza, dalla confusione, dall’inadeguatezza e dall’incapacità di governo; dopo due anni di aspre lotte tra bande politiche all’interno del maggiore partito della coalizione che sostiene il governatore Crocetta, è arrivato il momento dell’assunzione delle responsabilità”.