Partono in 120 e arrivano in 93 a Pozzallo; 27 spariti tra le onde al largo della Libia

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Viaggiare in gommone costa molto meno che sui pescherecci: con 400 dollari si raggiunge l’Italia.
Ma i rischi sono enormi. E quest’anno i migranti che hanno perso la vita viaggiando su battelli in gomma sono decine.
Nell’ultimo viaggio della speranza, sono partiti in 120 e ne sono arrivati in 93 a Pozzallo; gli altri naufragati a largo delle coste libiche. Tra i superstiti i familiari di tanti giovani scomparsi anche minori.
Le testimonianze, come al solito, sono drammatiche: “Ci siamo salvati perché siamo riusciti a rimanere aggrappati alle parti integre del gommone, qualcuno aveva una camera d’aria che ha usato come salvagente”.
L’Ufficio Ordine Pubblico della Questura di Ragusa, unitamente alla Polizia Scientifica ed all’Ufficio Immigrazione stanno completando l’identificazione di tutti i migranti sbarcati per trasferirli in altri centri.

Ecco il resoconto dell’ultimo arrivo a Pozzallo nel comunicato della Squadra Mobile di Ragusa:
Raccolti gravi indizi di colpevolezza a carico di ATSU LOGOSU Francis nato in Ghana il 05/05/1986 e per questo è stato sottoposto a fermo di Polizia Giudiziaria. È responsabile di aver condotto il gommone naufragato a largo delle coste libiche dove, tra le onde, sono scomparsi 27 migranti.
È ritenuto essere responsabile del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12 D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286, ovvero si associava con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.

Inoltre dovrà rispondere del grave reato previsto dall’art. 586 c.p., ovvero della morte come conseguenza di altro delitto, in questo caso il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il fermato si è reso responsabile con la sua condotta, non solo di aver procurato l’ingresso in Italia di 93 persone eludendo i controlli di frontiera, ma anche della morte di 27 persone che se lui non avesse messo in atto il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di sicuro non sarebbero morte. Tra i superstiti e le vittime, vi sono donne e minori provenienti dal Gambia, Mali, Somalia, Eritrea e Ghana.

I FATTI
In data 29/10/2014 alle ore 15,00 la nave CG “FIORILLO” CP904 della Guardia Costiera Italiana, dava soccorso ad un gommone in difficoltà. Sul luogo era già presente una nave battente bandiera libica dove, tuttavia, i naufraghi non erano voluti salire. Veniva così effettuato il soccorso dei clandestini da parte della predetta nave “FIORILLO” con il successivo trasbordo dei migranti. Avendo appreso che nell’evento erano cadute in mare numerose persone, la Guardia Costiera rimaneva in zona, a circa 20 miglia dalla costa libica, fino al mattino del successivo 30 ottobre, traendo in salvo altri 4 migranti, per cui si assumeva che erano decedute oltre 20 persone. Successivamente un altro naufrago veniva tratto in salvo dalla nave mercantile “BOURBON” che lo consegnava alla “FIORILLO”. Le persone soccorse erano così in totale 93. Successivamente la “FIORILLO” riceveva a bordo i clandestini provenienti da altri due soccorsi da parte delle unità della Marina “DICIOTTI” e “VEGA” per arrivare ad un totale di 273 clandestini. Con successivo ordine si dirigeva per lo sbarco presso il porto di Pozzallo dove giungeva alle ore 08,30 del 31 ottobre. Le operazioni di sbarco terminavano alle ore 11,00 circa e tutti i migranti venivano ospitati presso il C.P.S.A. di Pozzallo.

ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA
L’ufficio Ordine Pubblico ha messo a disposizione gli uomini coordinati dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile del servizio che hanno atteso l’arrivo dei migranti gestendo le operazioni di sbarco senza alcun intoppo e permettendo di ospitare rapidamente i migranti al centro, con particolare attenzione verso i superstiti del naufragio per le precarie condizioni di salute.
Alle operazioni partecipavano 30 Agenti della Polizia di Stato e altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.

Il lavoro dell’Ufficio Immigrazione della Polizia di Stato è molto complesso e deve essere espletato in tempi ristretti così da permettere un immediato invio degli ospiti in strutture d’accoglienza.
La Polizia Scientifica ha completato le operazioni di fotosegnalmaneto ieri alle 23, praticamente in tempi record, mediante l’installazione di 6 postazioni per il rilevamento delle impronte digitali.
Nonostante la complessità delle operazioni, stante l’arrivo di quasi 300 persone le procedure sono state rispettate e tutto è andato secondo disposizioni di legge.
Oggi verranno ascoltati anche i superstiti del naufragio per apprendere le generalità dei migranti scomparsi tra le onde.

LE INDAGINI
Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato), con la partecipazione di un’aliquota diCarabinieri ed una della Sez. Op. Nav. della Guardia di Finanza in tempi record, dopo appena 16 ore consecutive di lavoro hanno fatto luce su quanto accaduto in mare, identificando tra l’altro lo scafista del gommone.
Quando vi sono eventi così traumatici cercare la collaborazione dei superstiti è difficilissimo ma con l’aiuto degli psicologi e l’esperienza degli investigatori che operano nel settore immigrazione da decenni, si è riusciti ugualmente a chiarire la dinamica dell’incidente in mare con il relativo naufragio e la scomparsa tra le onde di 27 migranti provenienti dal centro africa.
I testimoni prima, e lo stesso scafista reo confesso dopo, hanno raccontato di essere partiti in 120 e di essere sicuri di questo dato in quanto i libici li contavano uno ad uno quando salivano sul gommone.
Sulle cause che hanno portato alla rottura della parte centrale del gommone ci sono due versioni, che non cambiano comunque i profili di responsabilità penale dello scafista.
Alcuni migranti dicono che per il sovraccarico di migranti (120 su un gommone di 11 metri), improvvisamente è collassata la parte centrale del gommone facendo andare in acqua decine di passeggeri. Altri, raccontano che vi è stata una lite sul gommone per la spartizione di quel poco pane che era stato consegnato loro prima di partire e per questo, stante il numero spropositato di passeggeri, il gommone si è danneggiato al centro facendo cadere in acqua tutti i migranti.

A prescindere dal litigio, è stato appurato che il numero così elevato di persone a bordo di un gommone è stata la causa del naufragio, pertanto lo scafista dovrà rispondere della morte come conseguenza di altro delitto, in base a quanto è stato raccolto dalla Polizia Giudiziaria.

Solo in 93 si sono salvati in quanto riusciti ad aggrapparsi alle parti di gommone integre o per essere in possesso di una camera d’aria in uso ai gommisti che hanno tenuto come salvagente, il resto sono scomparsi tra le onde. Dopo i soccorsi in mare 3 feriti gravi sono stati trasportati a Lampedusa ed una donna incinta in elicottero a Malta.
I superstiti sono rimasti aggrappati al gommone fino a quando non sono stati soccorsi da un rimorchiatore libico ma si sono rifiutati di salire in attesa dei soccorsi di navi non originarie da quel paese dal quale erano partiti, questo perché temevano di dover tornare indietro.
Le indagini hanno comunque permesso di identificare colui che si era accordato con i libici per condurre il gommone fino al punto di mare dove avrebbe richiesto i soccorsi per poi giungere in Italia.
L’uomo reo confesso ha detto di essersi rivolto all’organizzazione libica per condurre il gommone così avrebbe guadagnato 1.000 dollari e per viaggiare gratis verso l’Italia.
La professionalità degli uomini della Polizia Giudiziaria ha permesso di individuare anche questa volta l’autore di questo traffico di migranti, enorme businnes per gli organizzatori libici che arruolano tra loro scafisti capaci di condurre un natante anche da paesi per loro stranieri, al solo fine di non rischiare di finire in carcere e guadagnare il più possibile.

Stante quanto dichiarato dai testimoni, gli organizzatori hanno incassato quasi 60.000 dollari, 400 a migrante.
In corso in queste ore le audizioni dei superstiti per apprendere le generalità dei migranti naufragati così da poter avvisare le famiglie tramite gli organi competenti. Tra i superstiti anche fratelli e cugini dei migranti scomparsi.
Inoltre, un team di investigatori si sta occupando di altri eventi connessi all’immigrazione clandestina, cercando di addivenire anche questa volta all’identità di altri scafisti.

LA CATTURA
Le indagini condotte dagli investigatori durate più di 16 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto il responsabile del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e questa volta anche della morte di 27 persone. Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato lo scafista che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica è statocondotto presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione, considerato che dopo il fermo iniziano tutte le fasi processuali particolarmente complesse.

BILANCIO ATTIVITÀ DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA
Nell’ultimo anno sono stati arrestati 159 scafisti dalla Polizia Giudiziaria e sono in corso numerose attività di collaborazione con le altre Squadre Mobili siciliane (coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste del nord Africa a quelle Italiane.