Fermati due pericolosi rapinatori a Comiso. Le immagini del colpo in una gioielleria

37

La notte scorsa gli uomini del Commissariato di Comiso hanno arrestato due giovani che stavano iniziando la loro “carriera” di rapinatori. Si tratta di D.F., nato a Comiso nel 1985, trasferito nel carcere di Ragusa e di I.S., nato a Comiso nel 1991, messo agli arresti domiciliari.

Di cosa siano accusati lo si legge nella nota stampa del Commissariato di Comiso:

del delitto di rapina, perché, in concorso tra loro e con persone allo stato ignote, con più azioni esecutive di un medesimo criminoso, al fine di trarne profitto, hanno partecipato o collaborato alla organizzazione di una rapina posta in essere in Comiso lo scorso 28 aprile, durante la quale sono stati sottratti preziosi in oro di varia natura, tra cui orologi, collane, anelli, orecchini, bracciali, per un valore complessivo di oltre 8800 euro, con l’aggravante di aver commesso il fatto con armi, in più persone riunite e con il volto travisato da passamontagna;
del delitto di lesioni, perché, in concorso tra loro e con persone allo stato ignote, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, al fine di commettere il reato precedente cagionavano al proprietario lesioni personali consistite in “trauma cranico minore”, refertate e giudicate guaribili in giorni 3;
e perché, in concorso tra loro e con persone allo stato ignote, al fine di commettere il reato sub a), e con le condotte ivi descritte, illegalmente portavano in luogo pubblico, una pistola calibro 7,65.

L’ordinanza è stata eseguita in quanto, dopo attente attività di indagine svolte dalla Polizia di Stato, il GIP del Tribunale di Ragusa, facendo propria la richiesta inoltrata dal PM ha ritenuto valide le risultanze investigative ed ha quindi disposto per i due indagati le misure coercitive.
La Polizia di Stato, già prima della rapina avvenuta il 28 aprile, aveva iniziato una serie di attività tecniche in relazione ad alcuni altri reati di cui era sospettato esserne l’autore il D.F., il quale, conosciuto negli ambienti come un violento in grado di commettere reati, era stato posto sotto particolare attenzione.
Egli era infatti sospettato di aver compiuto un’altra tentata rapina ai danni di un bar, sempre nello scorso mese di aprile.
In tale circostanza era stato visionato dalla Polizia un filmato registrato dalle telecamere installate all’interno del locale nel quale si vedeva un rapinatore che, armato di pistola e con un passamontagna, subiva la reazione del proprietario del locale fuggendo dopo aver perso la pistola un borsone ed una scarpa.

Ebbene, dopo aver visionato il filmato relativo alle fasi della rapina, la Polizia ipotizzava che il rapinatore potesse identificarsi in D.F., il quale sembrava corrispondere, per caratteristiche fisiche e andatura, a colui che era stato messo in fuga.
Le indagini tecniche sul D., pur non fornendo un riscontro diretto in merito al suo coinvolgimento nella rapina indicata, avvaloravano comunque l’ipotesi investigativa che l’odierno indagato fosse dedito al compimento di reati contro il patrimonio e segnatamente di rapine commesse con modalità analoghe a quella indicata.

In particolare dalle intercettazioni, anche ambientali, emergevano costanti contatti tra il D. ed altri soggetti, tra cui I.S., nei quali, sebbene con linguaggio cifrato, l’indagato prendeva accordi con gli interlocutori finalizzati al compimento di attività criminose, in particolare pianificando il compimento di altre rapine, tra cui senz’altro quella indicata nel capo di imputazione, in danno della gioielleria di Comiso.

In data 25.4.2014 D. iniziava a pianificare la rapina, cercando di procurarsi una autovettura pulita, mediante la quale, insieme ai suoi complici, avrebbe compiuto l’azione criminosa; inizialmente, come emerso dalle indagini, l’indagato e i suoi complici programmavano di compiere una rapina (non specificando mai l’obiettivo) utilizzando una autovettura Fiat Punto (che il proprietario rifiutava di prestare al Dipietro intuendo i motivi per cui l’auto venisse richiesta), mentre poi, considerata l’impossibilità di utilizzare la Fiat, il compimento della rapina sarebbe avvenuto con l’utilizzo di una altra autovettura, una MERCEDES CLASSE A, messa a disposizione da I.S..
A partire dalla sera del 26.4.2014, e fino alla fase immediatamente precedente il compimento della rapina in danno della gioielleria, si registravano una serie di contatti tra il D. e I., utili a rafforzare il quadro indiziario a carico degli indagati.

Infatti le indagini hanno confermano che i rapinatori (almeno i due complici del D. che si sono introdotti con volto travisato all’interno della gioielleria) sono giunti nei pressi del negozio con l’autovettura di I.S., la MERCEDES CLASSE A, utilizzata anche per fuggire dopo la rapina.
Alle ore 16.55, si verificava la rapina a mano armata in danno della gioielleria, sita a Comiso, e per il primo intervento si era recato sul posto personale dell’Arma di Carabinieri.

Le modalità della rapina venivano dettagliatamente descritte dalla vittima la quale dichiarava che la rapina era stata perpetrata da due rapinatori con volto travisato ed armati di pistola; uno dei due rapinatori puntava la pistola contro la vittima, intimandogli di aprire la cassaforte e, poi, lo colpiva alla testa con il calcio dell’arma, mentre l’altro rapinatore intanto prelevava numerosi oggetti in oro e preziosi dagli scaffali.
Le vittime riferivano inoltre che i due rapinatori armati avevano esploso un colpo di pistola appena usciti dal negozio con la refurtiva.

Il racconto fornito dalle persone offese risultava confermato dagli accertamenti eseguiti nell’immediatezza dalla P.G. Intervenuta, la quale visionando le immagini sia delle telecamere interne la gioielleria che quelle esterne della zona, notava, parcheggiata in mezzo a via Ruscica, un’autovettura MERCEDES CLASSE A, vecchio modello, di colore verde bottiglia; inoltre gli agenti notavano che pochi attimi prima che i due rapinatori con il volto coperto facessero ingresso nella gioielleria entrava a volto scoperto il D.F., il quale non chiudeva la porta blindata.

Non sfuggiva inoltre agli attenti Poliziotti che il primo dei rapinatori, evidentemente sapendo che la porta era aperta, senza esitare poggiava la mano per aprire la bussola ed entrare.
A questo punto, alla luce delle complessive risultanze dell’attività di indagine, appariva evidente che i rapinatori avessero utilizzato l’autovettura MERCEDES CLASSE A, messa a disposizione da I.S., previ accordi con il D., la cui presenza all’interno della gioielleria, al momento della rapina, non poteva certamente considerarsi casuale.

La prova inequivocabile che il D. fosse coinvolto nella rapina, con funzione di apripista, si acquisiva come detto con la visione delle immagini registrate dalle telecamere installate all’interno e all’esterno della gioielleria.
Le indagini della Polizia che sono seguite alla rapina, con appostamenti, pedinamenti e verifiche degli incontri effettuati tra i sospetti, hanno permesso di appurare quanto era stato desunto dalle indagini tecniche; pertanto alla luce di tutto ciò il GIP, come detto, ha emesso le misure cautelari ritenendo ancora il pericolo di reiterazione dei reati desumibile dalla gravità dei fatti per cui si procede e dalle modalità e circostanze dell’azione, avendo gli indagati dimostrato di agire senza scrupoli, in base ad un piano preordinato da giorni e con una precisa ripartizione dei ruoli, potendo contare sulla complicità di almeno altri due soggetti e con l’utilizzo di un’arma da fuoco (che uno dei complici non ha esitato a puntare contro la vittima, colpendola alla testa con il calcio della pistola, ed esplodendo un colpo di arma da fuoco sulla pubblica via in pieno giorno, peraltro dopo la commissione della rapina con metodo tipicamente intimidatorio).

Va evidenziato che i due soggetti arrestati ultimamente si erano resi autori di numerosi atti di violenza anche gratuita accaduti nella zona centrale del paese e in particolare in Piazza Fonte Diana; I., proprio per uno di questi fatti era stato anche deferito all’AG per la rissa che aveva scosso l’opinione pubblica di Comiso e che era avvenuta lo scorso 18 maggio e aveva visto coinvolto anche un genitore che portava a spasso un bambino nel passeggino.