I 12 motivi per cui secondo il Gip: “Veronica è colpevole. E ha un’indole malvagia”

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Dieci pagine in cui il Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Ragusa, Claudio Maggioni, spiega le motivazioni con cui ha confermato il fermo d’indiziato di delitto nei confronti di Veronica Panarello, la giovane donna accusata dell’omicidio del figlio Andrea Loris, di soli otto anni.

In complesso il decreto del Gip è composto da quasi centoventi pagine, cento delle quali risultano come rinvio integrale alla richiesta di convalida avanzata dalla Procura.
Il magistrato ritiene che l’esposizione degli inquirenti, “per quanto attiene alle circostanze di fatto emerse durante le indagini”, sia “ampia, articolata e completa nel rappresentare gli elementi probatori acquisiti nel corso delle indagini eseguite dalla Squadra Mobile di Ragusa e dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Ragusa”.

Il magistrato parla di “inusitata brutalità” con cui è stato commesso il crimine e giustifica la necessità della custodia cautelare in carcere anche in relazione alla “personalità dell’indagata, desunta dai suoi comportamento, denotando i reati posti in essere un’indole violenta e incapacità di controllare gli impulsi omicidiari”.

I PARTICOLARI DELL’AUTO
La valutazione del giudice sui “gravi indizi di colpevolezza e sulle esigenze cautelari” inizia con una premessa. L’auto della donna era riconoscibile da “tre segni particolari che ne rendono agevole il riconoscimento, cioè la presenza sul tetto di parti di vernice screpolata e scolorita, la posizione del tagliando assicurativo nella parte superiore sinistra del parabrezza e i deflettori montati sui finestrini”.

LA DONNA NON HA ACCOMPAGNATO IL FIGLIO LORIS A SCUOLA
Il Giudice lo afferma nelle prime righe del decreto di convalida. “Panarello Veronica la mattina del 29.11.2014 non ha accompagnato il figlio Loris a scuola, contrariamente a quanto dalla stessa ripetutamente dichiarato sin dal primo momento in cui è stata assunta a sommarie informazioni testimoniali”.
Il bambino “è rientrato a casa qualche secondo dopo esserne uscito insieme alla madre e al fratellino piccolo intorno alle 8,30. Dopo circa un minuto si vede chiaramente l’autovettura della Panarello passare per la via Roma con direzione verso la rotatoria del supermercato Despar.
Tra le ore 8,30 e le ore 8,48, orario di rientro a casa della Panarello, nessun individuo riconducibile a un bambino entra o esce dal portone. Tra le ore 8,33 e le ore 8,35 l’indagata percorre la strada comunale 35 in direzione di Punta Secca, imbocca la strada poderale in direzione del Vecchio Mulino (luogo dove sdarebbe stato in seguito ritrovato il corpo del bambino); alle ore 8,37 la Polo viene inquadrata dalla telecamera vicino alla casa mentre si dirige verso il centro cittadino.
Nel successivo percorso dell’autovettura, tutto ripreso dalle telecamere, emerge chiaramente che la Panarello non si dirige affatto verso la scuola di Loris, ma va direttamente verso la ludoteca dove accompagna il figlio più piccolo… Il percorso seguito, con la svolta dalla via Roma alla via Amedeo, è incompatibile con quello dettagliatamente descritto dall’indagata nelle sommarie informazioni del 30.11.2014 e confermato successivamente negli interrogatori dinanzi al Pm e all’udienza di convalida, con i passaggi nelle vie Carducci, Di Vittoria e Fratelli Cervi fino al punto in cui l’indagata dice di avere lasciato Loris la mattina del 29.11.2014”.

IL BAMBINO CHE RIENTRA A CASA È LORIS
Il giudice scrive ancora: “Alla luce di tali circostanze, si può ragionevolmente affermare che il bambino che rientra in casa alle ore 8,30 è proprio Loris considerando unitamente i seguenti elementi. La compatibilità della figura che si vede nelle immagini con la sagoma di Loris, come dichiarato dal padre Stival Mario Davide. Il fatto che la Panarello non è andata quella mattina verso la scuola di Loris, come si evince chiaramente dalle immagini. La circostanza che l’indagata ha ripetutamente mentito su questo fatto, ostinandosi ad affermare di avere accompagnato il figlio a scuola”.

DICHIARAZIONI DELLA VIGILESSA “INATTENDIBILI”
Come riferito dall’avvocato Villardita, Veronica Panarello avrebbe detto di essere stata vista da un vigile urbano donna nei pressi della scuola di Loris. Ma per il giudice tale dichiarazione non inficia quanto finora sostenuto. L’agente di polizia municipale “ha dichiarato, in data 30.11.2014″ scrive il Gip: “di avere visto sopraggiungere l’autovettura Volkswagen Polo della Panarello intorno alle ore 8,20-8,30 del 29.11.2014… sentita nuovamente il 3.12.2014, la vigilessa ha precisato di non potere dichiarare con assoluta certezza di avere visto transitare l’autovettura della Panarello proprio quella mattina piuttosto che nei giorni precedenti”. Per il Gip, quindi, “non si possono considerare attendibili le sue dichiarazioni riguardo alla circostanza della presenza della Panarello nell’incrocio in questione la mattina del 29 novembre”.

LE CHIAVI DI CASA
Nel decreto, il Gip richiama un’intercettazione ambientale del 9.12.2014, all’indomani del fermo, con una conversazione tra Davide Stival e i suoi parenti. “Lo Stival” scrive il giudice: “trova una spiegazione sia al fatto che Loris è rientrato in casa alle ore 8,30 aprendo il portone sia al fatto che la Panarello non avesse con sé le chiavi del garage alle ore 8,47, parlando di un mazzo di chiavi conservato in macchina dove si trova anche la chiave del garage, mazzo presumibilmente dato a Loris la mattina per rientrare a casa”.
Nell’intercettazione, Davide Stival dice: “Ecco questa è la chiave del cimitero, una delle due e questa ed una è quella del portone, e questa è quella di qua del portone… quindi le chiavi con… quelle che erano nella macchina… sono state date a Loris… Adesso questo qua mi sta venendo in mente… perché lei ha un altro mazzo dentro la macchina, dove ci sarà quella del garage”. Una parente aggiunge: “Lei lo diceva che c’era un mazzo di chiavi”. E un’altra: “Dentro la macchina”. Davide: “Quindi lei gli ha dato le chiavi che erano dentro la macchina… di scorta nella macchina… e se n’è salito. Infatti lei quando poi, quando doveva entrare bel garage, non la poteva aprire la porta del garage, perché non aveva le chiavi… le aveva date a Loris per entrare… nella macchina aveva queste”.

L’AUTO PARCHEGGIATA IN GARAGE
Un altro particolare annota il giudice, ossia il fatto che la donna avesse messo l’auto in garage, nonostante si fermasse in casa pochi minuti per poi recarsi al Castello di Donnafugata. E riporta una dichiarazione di Davide Stival agli inquirenti: “La maggior parte delle volte vi parcheggiavo la mia autovettura perché più nuova, mentre lei lo faceva raramente e solamente quando pioveva o nel caso in cui non trovava parcheggio”.

LE FASCETTE
Nella richiesta di convalida, è Davide Stival a spiegare che le fascette le aveva comprate lui. “Erano state acquistate da me” dichiara agli inquirenti “non ricordo quando, e le utilizzavo per qualche lavoretto domestico. Era mia abitudine tenerle in casa per ogni evenienza. Anzi, di solito quando mi accorgevo che scarseggiavano ne compravo delle altre. Le riponevo nel ripostiglio”.
Le stesse fascette che poi la madre aveva consegnato alle mastre recatesi in casa per una esprimere cordoglio. In un’intercettazione tra la madre di Veronica e la figlia Carmela la questione delle fascette viene ancora affrontata, come riporta la richiesta di convalida del pm. “Lei le voleva fare scomparire così”… ipotizza la sorella Carmela.

LE FORBICI
Il Gip rileva ancora: “Dalla relazione medica, risulta che le lesioni ad andamento binario sul collo della vittima, sono compatibili con l’azione di una forbice a punta, del tipo di quella rinvenuta nella camera da letto dei bambini… le forbici potrebbero essere state utilizzate per tagliare la fascetta in plastica che stringeva il collo di Loris, lasciando quei segni”. Davide Stival ha detto agli inquirenti che quelle forbici “erano di solito custodite nella stanza da bagno. Non saprei riferire” ha aggiunto “il motivo per cui le stesse si trovassero in quella stanza”.

PERSONALITÀ PROBLEMATICA
“Dalle dichiarazioni della madre e della sorella dell’indagata emerge una personalità della stessa”, scrive il giudice: “molto problematica dal punto di vista psicologico, cosa che in passato ha portato la Panarello a tentare due volte il suicidio”.

LA “REAZIONE” DEI FAMILIARI DI DAVIDE
Un’altra intercettazione ambientale, un paio d’ore dopo il fermo, riportata sempre nella richiesta di convalida, riguarda il dialogo tra Davide, i genitori e una zia. Esaminano i percorsi, il ritorno di Loris a casa e l’ingresso del piccolo dal portone con le chiavi di riserva tenute nella Polo. E il passaggio dell’auto nella strada del Mulino vecchio dove verrà trovato il corpo. “Ti rendi conto dei giri che ha fatto…” dice Davide. E aggiunge: “Sei minuti”. “Eh certo, Davide, ha impiegato di più perchè aveva Loris dentro la macchina”, risponde nonno Andrea. “Sei minuti… certo che aveva Loris dentro la macchina”, commenta il papà del bambino.

IRRILEVANTE L’INDIVIDUAZIONE DEL MOVENTE
Per il magistrato: “Il fatto che allo stato non vi siano elementi per comprendere il movente del gravissimo gesto compiuto dalla Panarello contro suo figlio non assume rilevanza… Nella ricerca del movente potrebbero anche essere prese in considerazione valutazioni di natura psichiatrica, alla luce dei problemi nella peronalità dell’indagata che sono già emersi in questa prima fase investigativa”.