Lo stop al Muos di Niscemi? A qualcuno non va giù: “L’Italia nelle mani del Tar”

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Proprio nel giorno della manifestazione.

Mentre a Niscemi, nel sabato pre-pasquale, sfilavano in duemila, per festeggiare la notizia del sequestro della procura di Caltagirone, sul Corriere della Sera l’editoriale di Angelo Panebianco prendeva, diciamo così, tutt’altra posizione. Anche
rispetto alla decisione del TAR:

Non sembra una storia vera ma una barzelletta inventata da qualcuno che ce l’ha con gli italiani. Solo poche settimane dopo la sentenza del Tar di Palermo che ha dato ragione al Comune di Niscemi e ai vari comitati ambientalisti, ecco che la procura di Caltagirone ha ordinato il sequestro dell’impianto satellitare Muos della locale base americana.
Il Muos (Mobile User Objective System) è il più avanzato sistema americano di comunicazioni satellitari a scopi militari. Una volta funzionante dovrebbe essere dislocato in permanenza su quattro stazioni di terra (oltre a Niscemi, oggi in forse, in Virginia, nelle Hawaii e in Australia). È un sistema di comunicazione concepito per accrescere la capacità di individuazione dei pericoli. Ma ciò, a quanto pare, non ha importanza. Il sindaco di Niscemi, i 5 Stelle, i verdi, e persino il locale “comitato delle mamme” hanno comunicato al mondo il loro entusiasmo per la decisione della procura.

Ci sono tre aspetti sconcertanti. È sconcertante che la nostra sicurezza nazionale (di cui gli impegni con l’alleato americano sono un’essenziale componente) sia appesa alle decisioni di Tar e procure. È sconcertante, inoltre, che tali decisioni siano prese sotto la spinta di una mobilitazione cosiddetta ambientalista contro presunti, e tutti da dimostrare, “rischi per la salute”, proprio in una fase in cui si profilano minacce gravissime per la vita (e dunque — si suppone — anche per la “salute”) degli italiani, in una fase in cui andrebbero accresciuti, e non indeboliti, tutti gli strumenti possibili di difesa, nonché la capacità del Paese di dimostrarsi un partner affidabile per i suoi alleati militari.

Nessuno legge i giornali o guarda la televisione da quelle parti? Nessuno sa che cosa stia accadendo in Libia?
(Continua a leggere sul Corriere del Mezzogiorno)