Ecatombe di migranti nel Canale di Sicilia. Un superstite racconta: “Eravamo 950”

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Stipati come animali in una barca lunga dai 20 ai 30 metri. Intorno a mezzanotte di sabato 18 aprile l’allarme, lanciato da bordo, quando la barca si trovava a circa 70 miglia (circa 120 chilometri) dalle coste libiche, è stato raccolto dal Centro Nazionale di Soccorso della Guardia Costiera.

LA TESTIMONIANZA
Secondo le prime informazioni raccolte da un superstite ricoverato a Catania, i migranti naufragati provengono da diverse nazioni, tra cui Algeria, Egitto, Somalia, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh, Ghana. Lo rende noto la Procura di Catania, spiegando che il migrante ricoverato al Cannizzaro è del Bangladesh ed è in cura per patologie “di natura indipendente dal naufragio”.

La Sicilia e La Repubblica scrivono che è stato sentito dalla Squadra Mobile e ha reso dichiarazioni anche circa il numero dei migranti a bordo del peschereccio, che ha indicato in 950, tra cui circa 200 donne e tra i 40 e i 50 bambini. Il giovane, tra i 28 sopravvissuti, secondo La Sicilia ha detto: “Siamo partiti da un porto a 50 chilometri da Tripoli, ci hanno caricati sul peschereccio e molti migranti sono stati chiusi nella stiva. I trafficanti hanno bloccato i portelloni per non farli uscire”.

Lo sanno tutti che funziona così: sotto ci vanno i paria, i senza diritti, quelli che pagano meno perché hanno meno soldi. Ma anche i più deboli, le donne sole con i bambini. Quando l’imbarcazione si è rovesciata, non c’è stato nulla da fare. Ed è come se in mezzo al Mediterraneo fossero caduti, tutti insieme e nello stesso punto, almeno 6 aerei.

L’ONU
“Oggi capiremo di più su quanti erano, se effettivamente c’erano tanti bambini a bordo”, ha detto la portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami ai microfoni di Sky Tg24. Nell’area del naufragio stanno operando 17 mezzi di soccorso nel tentativo di trovare ancora qualche superstite, ma le speranze dei soccorritori sono ormai minime. “Sembra una cifra molto alta”, si è limitata a commentare Sami, “considerando che si tratta di una barca di una ventina metri, già 700 persone sembra una cifra molto alta. In ogni caso, anche se fossero 700, dall’inizio dell’anno oltre 1650 sono morte nel Mediterraneo“. E con l’arrivo del periodo estivo sono numeri che non caleranno, perché “le guerre nel Mediterraneo continuano”.

LE INDAGINI E I SOCCORSI
Anche la Procura di Catania pare prudente: “Questa indicazione dovrà essere sottoposta a verifica” sottolinea la Procura. “Molti migranti, secondo le dichiarazioni del testimone, sarebbero stati chiusi nei livelli inferiori della barca e i trafficanti avrebbero chiuso i portelloni, impedendone l’uscita. Il peschereccio sarebbe partito da un porto libico a 50 chilometri da Tripoli. Il cittadino ricoverato non può essere contattato dai giornalisti, che sono pertanto invitati ad astenersi dal tentare di avvicinarglisi”.

La Procura ha dato direttive “perché le operazioni di ricerca e salvataggio abbiano ovviamente precedenza sulle investigazioni. Ma è comunque iniziata la raccolta delle dichiarazioni dei superstiti a bordo delle navi della Guardia Costiera”.

Da più di 24 ore, squadre di soccorso della marina italiana e di quella maltese sono al lavoro nel Canale di Sicilia per cercare centinaia di migranti dispersi. I soccorritori sono riusciti a salvare 28 persone e hanno recuperato i corpi di altri 24 migranti, ma secondo le testimonianze raccolte finora sul barcone c’erano tra le 500 e le 900 persone: se il dato fosse confermato si tratterebbe del più grave incidente nella storia recente delle migrazioni.

TRITON
Mare Nostrum è l’operazione italiana che era partita il 18 ottobre 2013, in seguito al tragico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre con 366 morti accertati, ed è stata sostituita il primo novembre 2014 da Triton. Triton è stata dispiegata da Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere.
Il mandato, in questo caso, come è stato più volte sottolineato dai vertici dell’Agenzia, non è salvare le vite in mare, ma operare il controllo delle frontiere, che è la mission istituzionale dell’Agenzia. Anche se, in caso di necessità, si operano anche interventi di ricerca e soccorso (Sar). Per rispondere al mandato, le navi di Frontex si mantengono in un’area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi a Sud verso le coste libiche come accadeva con i pattugliamenti di Mare Nostrum. Il budget mensile è di 2,9 milioni di euro. I mezzi impiegati sono due aerei, un elicottero, tre navi d’altura, quattro motovedette.