Unioni civili, per atei e razionalisti: “Atto inutile, non si potrà nemmeno assistere il compagno”

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Unioni civili, per l'Unaar atto inutile

Era stato presentato in una nota dell’amministrazione come un atto che allarga l’orizzonte dei diritti, ma l’Unione atei e razionalisti scopre un inghippo non di poco conto.

Ci aspettavamo che le coppie di fatto accedessero, grazie a questo provvedimento, a una serie di servizi e riconoscimenti elementari e perfino banali, ma che nel nostro paese non sono ancora contemplati, nell’inqualificabile vuoto legislativo che riesce solo a procrastinare ad oltranza, e in cui gli enti locali cercano di mettere pezze laddove possibile.

Ci aspettavamo tutto questo, e invece è stato approvato un atto formale, sì, importante sul piano simbolico, ma inutile nella sostanza.

Un atto che ben poco aggiunge e nulla toglie allo status quo.

Un atto che copia di fatto quello di Ragusa, ma che da quello ragusano depenna due importanti passaggi, ovvero quello in cui chi si iscrive al registro è equiparato al ‘parente prossimo’ del soggetto con cui si è iscritto, ai fini della possibilità di assistenza, e quello in cui alle unioni civili provenienti da altri Comuni non è richiesta la residenza da almeno un anno nel comune di riferimento.

Quindi, in sostanza, chi si iscrive a Ispica al registro delle unioni civili non potrà assistere il compagno o la compagna in caso di necessità, e se proviene da un registro di un altro comune non potrà richiedere automaticamente l’iscrizione al nuovo registro, ma dovrà aspettare comunque un anno.

Abbiamo seguito il dibattito in streaming: un consigliere di opposizione ha proposto un emendamento per contemplare almeno l’equiparazione al parente prossimo, ma il Consiglio non ha permesso l’inclusione dell’emendamento.

Abbiamo sentito parole a nostro avviso pavide, da parte dei consiglieri di maggioranza, che si sono espressi in termini di ‘piccoli passi’ che giustificano la poca sostanza dell’atto.

Abbiamo sentito consiglieri citare figure evangeliche durante il dibattito, nella assise cittadina che dovrebbe essere emanazione dello Stato laico”.

Salutiamo come un’opportunità mancata questo atto, dunque, che poteva essere più coraggioso, più pragmatico, più moderno, e invece è un gesto appena consolatorio, un guscio sottile pieno di tanta aria”.