Quello ‘schiaffo’ alla memoria della Resistenza, tra ‘infastiditi’ e ‘sabotatori’

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25 aprile, sera, piazza Fonte Diana, Comiso. Il gruppo dei ‘Gira vota e furria’, invitato dai ristoratori della piazza, si esibisce in un concerto apprezzatissimo. C’è tanta gente, qualcuno viene anche da altre città della provincia.

Un bel clima di festa, nel giorno della Liberazione da nazisti e fascisti. Quando però il gruppo intona il canto simbolo della Resistenza, ‘O bella ciao’, un uomo, pare il titolare di un locale, infastidito (ma è un eufemismo) è entrato nel locale che dava l’energia elettrica per la strumentazione e ha staccato la spina. 

Immediato il boato in piazza, urla di riprovazione. Momenti concitati, con i titolari dei locali che hanno faticato non poco per non far degenerare la situazione.

Un gesto tutt’altro che civile (se non piace quel canto per motivi estetici o, più probabilmente, di credo politico, ci si può sempre tappare le orecchie) che rischiava di rovinare una bella serata.

Il gruppo, fatto da gente perbene e da professionisti, ha invitato il ‘sabotatore’ a scusarsi con il pubblico quantomeno, ma le scuse pare non siano arrivate. E giunta, per la verità, la riprovazione popolare sui social e non solo, per un gesto insensato, irrispettoso e di pura sopraffazione. 

Ma la memoria, a 71 anni dalla Liberazione dall’invasione nazista e dall’oppressione fascista, a quanto pare infastidisce non solo a nostalgici e provocatori.

A Scicli, ieri mattina, uno dei commissari prefettizi si è allontanata quando, come da tradizione ormai radicata, dopo l’Inno di Mameli viene intonato ‘O bella ciao’. 

La notizia è stata riportata dall’Ansa e ripresa dalla stampa nazionale. 

“Uno dei tre commissari prefettizi, Antonietta D’Aquino, che gestiscono il comune di Scicli, sciolto per infiltrazioni mafiose lo scorso anno, ha abbandonato la cerimonia di celebrazione del 25 aprile nel momento in cui è stato intonata ‘Bella ciao’ – riporta l’agenzia. “A Scicli gli organizzatori sostengono che è tradizione dopo aver suonato l’inno di Mameli intonare la canzone dei partigiani. Una scelta che la commissaria prefettizia non ha gradito”. 

Il gesto della commissaria non è passato inosservato, ma – suggerisce qualcuno – verrà dimenticato. Quella che rimane è, nonostante ‘infastiditi’ e ‘sabotatori’, la storia coi suoi documenti, incluso quel canto.

Che dire allora: “O bella, ciao!”