“Nicosia ucciso per motivi d’affari”. Quattro fermi, anche ex socio

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IMG_8457Quattro fermi sono stati eseguiti dalla Polizia per l’omicidio di Salvatore Nicosia, 39 anni, avvenuto il 12 settembre scorso a Vittoria.

Il 39enne era stato ucciso a colpi di fucile nel suo negozio di autoricambi. 

Queste le persone fermate che, a vario titolo, avrebbero concorso all’omicidio: Giacomo Iannello, di 39 anni, che da mesi aveva un contenzioso d’affari con la vittima, suo padre Carmelo, di 64, Yvan Cacciola, di 19, e Giuseppe Scionti, di 28.

Secondo gli inquirenti, ad agire sarebbero stati in quattro per la stazza della vittima, detto ‘Turi Mazzinga’ perché molto forte fisicamente ed esperto in arti marziali.
Questa mattina sono stati presentati i dettagli delle indagini in conferenza stampa alla presenza del procuratore Capo, Carmelo Petralia, del sostituto Andrea Sodani. Presenti il questore, Giuseppe Gammino, il dirigente della Squadra Mobile, Antonino Ciavola, e il dirigente del Commissariato di Polizia di Vittoria, Rosario Amarù.
Il procuratore Petralia ha evidenziato il gran lavoro della Polizia di Stato che, in poco più di un mese, ha chiuso il cerchio su questo efferato delitto. Sulla stessa lunghezza d’onda il sostituto procuratore Andrea Sodani. 

“Dovevamo aspettare un loro errore – hanno detto gli inquirenti. Dopo 24 ore eravamo già sulla giusta strada”.

Un appunto che si è attaccato su una scarpa ritrovato poi in una casa di campagna degli arrestati. 

Dalle indagini è emerso che Giacomo Iannello era stato in affari con la vittima. Affari andati male, e per questo pare che Iannello avesse presentato, un anno fa, una denuncia “poco chiara”, su un debito sorto tra i due.

Amarù ha spiegato che:  “La condotta di vita della vittima ha aiutato sicuramente le indagini. Nicosia era già attenzionato da più di un anno: era noto per essere violento e irascibile. Nell’agosto 2015 già c’era un’attività d’indagine su di lui. La conoscenza del soggetto ci ha aiutato ad escludere determinate piste, mai associato a traffici di droga, mai a criminalità organizzata. Aveva avuto un rapporto di affari, appurato da attività informativa, con Iannello Giacomo. Avevano gestito in comune un magazzino per la lavorazione di prodotti ortofrutticoli distrutto dalle fiamme nell’agosto del 2015″. Proprio in quel periodo sarebbero nati dei dissidi tra i due. Dissidi che, secondo gli inquirenti, sono sfociati nell’odio omicida. Un omicidio pianificato e poi attuato secondo la Polizia.  Amarù ha parlato di “regolamento di conti”.