Il referendum e la ‘guerra’ nel Pd ibleo. ‘Faccia a faccia’ Battaglia-Dipasquale

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L’Italia, e Ragusa, si è espressa. Vince il no. Tra le tante considerazioni, non manca l’analisi politica all’interno del Pd ragusano. Partito diviso, che si confronta sul risultato del 4 dicembre e che legge ovviamente in maniera assolutamente distante numeri e valutazioni.

Abbiamo sentito il deputato regionale Nello Dipasquale e il senatore Gianni Battaglia.

“A livello generale – ha dichiarato il deputato regionale del Partito democratico, Nello Dipasquale – innegabile il risultato a favore del cartello del No, bravo a fare passare il messaggio che è meglio non cambiare nulla e sbarrare la strada ad ogni proposta di cambiamento”.

“La valanga di NO ha sonoramente bocciato, nel merito, chi ha proposto la riforma, ed in generale l’operato del Governo – è la valutazione di Gianni Battaglia, ex parlamentare democratico e tra i principali promotori provinciali del Comitato per il No-. La risposta chiara del popolo che ha acclarato, in entrambi i casi, il fallimento di Renzi, il quale ha utilizzato in questi anni a proprio piacimento i numeri in Parlamento ottenuti grazie all’alleanza, poi tradita, con la Sinistra, salvo poi dover fare i conti amaramente col Paese”.

Un voto tanto chiaro dal punto di vista numerico, quanto variegato dal punto di vista politico.

“Il dopo voto è un punto interrogativo grande quanto una casa – ha sottolineato Dipasquale -. Si è preferito il caos invece del cambiamento. Il 60 percento raggiunto dal NO rappresenta innegabilmente un insieme di posizioni inconciliabili, né tramutabili in un progetto politico condiviso. A quale maggioranza dovrebbe affidare il Governo il presidente della Repubblica? All’asse M5s, Lega, minoranza Pd?”.

“Un risultato che finalmente potrebbe aprire una fase di vera riflessione all’interno del Partito – ha evidenziato Gianni Battaglia -. Un segnale da cogliere per avviare una ricomposizione interna, una ricollocazione del Pd all’interno del panorama politico italiano come partito di espressione di centro-sinistra, cosi come era stato concepito, e promuovere politiche coerenti con l’identità originaria”.

Ed all’interno del Pd cosa cambia?

“Assolutamente nulla – risponde lapidario Nello Dipasquale –. Il valore della minoranza contro il segretario Renzi rimane tale, se non peggiore. Come misurare d’altronde l’influenza dei vari Bersani e D’Alema nel calderone dei No? Se poi si vuole assecondare chi considera il risultato referendario come un chiaro segnale politico, non ci tiriamo affatto indietro, anzi. A chi, all’interno della minoranza Pd, grida di avere vinto rispondo che, di fronte al loro 1-2 percento rintracciabile nel fronte del NO, Renzi contrappone l’oltre 40 percento dei consensi nazionali. L’era Renzi non è affatto al capolinea, anzi si è rilanciata come l’unica via percorribile per il Paese”.

Auspico possa tornare il confronto – ha ribadito il senatore Battaglia – ed una virata verso la nostra originale connotazione identitaria. Auspico inoltre si possano trarre le dovute conseguenze dagli ultimi fallimenti dell’attuale direzione del Pd. Renzi porta a casa un risultato assolutamente negativo. Tra l’altro in questa campagna ha sovrapposto il ruolo di presidente del Consiglio con quello di segretario del partito. Le dimissioni per cosa dovrebbero valere? A livello generale ha spianato la strada a Grillo, lasciando dietro di sé solo macerie e si andasse a votare con la legge elettorale da lui prodotta sarebbe un ulteriore disastro. Non basta tutto questo per fermarsi a pensare?”.

Per quanto riguarda l’area iblea, nessuna crisi del partito secondo l’onorevole Dipasquale.

Il Pd continuerà a guardare a Renzi come segretario e come massima figura di riferimento. I dati del voto, se questo è il termometro da prendere in considerazione come chiedono quelli della minoranza interna, confermano inoltre il buon operato da parte nostra”.

Dipasquale cita i vari esponenti Pd che si sono impegnati  al suo fianco in una strenua campagna per il SI, tra i tanti Peppe Calabrese, Gianni Lauretta ed i consiglieri comunali Chiavola e D’Asta. “Abbiamo registrato una inversione di tendenza rispetto al dato regionale. I SI in Sicilia si sono attestati al 28 percento, nella provincia iblea salgono al 31 percento, a Ragusa, città con maggiore affluenza, arrivano ad oltre il 37 percento. Su questo risultato continueremo a lavorare per il futuro, confrontandoci sul progetto politico di Renzi. D’altronde come farà la minoranza interna a trasformare questo variegato e confuso NO in un progetto valido, in grado di creare consensi politici?”.

“Il risultato siciliano è schiacciante – ha commentato Gianni Battaglia – e non credo abbia alcun senso guardare ai numeri di Ragusa con ottimismo. Tra l’altro questa proporzione assume rilievi ancora più considerevoli alla luce della disparità di fondi a disposizione dai due comitati referendari  contrapposti. Contro valanghe di lettere inviate direttamente a casa degli elettori, le visite del premier con voli di Stato, la massiccia campagna televisiva, per il NO abbiamo semplicemente incontrato i cittadini, ricorrendo a risorse personali per la promozione di alcuni eventi, è il mio caso. Abbiamo girato per le piazze, con passione ed entusiasmo, il risultato è dei ragusani. Certo, se il Pd ibleo si accontenterà di perdere alle prossime elezioni col 68 percento, allora non cambierà nulla al proprio interno. D’altronde ha già collezionato le sonore sconfitte, in ordine di tempo, alle amministrative di Ragusa, Vittoria, Scicli. L’atteggiamento di chi all’interno del Pd continua a fare finta di nulla assomiglia a quello di un giocatore d’azzardo incallito che ha perso ingenti somme ma che, invece di smettere, punta tutto per rifarsi”.