Solitudine di… stagione

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Immagine tratta da www.si24.it

CHIARO

Il picco stagionale dell’influenza corrisponde annualmente anche all’incremento delle problematiche psicologiche legate alla scarsa disponibilità di luce: accade così che nei mesi di dicembre, ma ancor di più a gennaio e a febbraio, si verifichino episodi caratterizzati da mancanza di energia, perdita di interessi nelle attività, tendenza a dormire di più, difficoltà nella concentrazione, aumento dell’appetito con conseguenti variazioni di peso, sbalzi di umore, tendenza all’isolamento, irritabilità, ansia, ecc.

Le cause di tali malesseri non sono ancora del tutto chiarite, ma molto probabilmente, come spesso accade, si possono chiamare in causa anomalie e variazioni nella produzione di vari neurotrasmettitori, come la serotonina che sta spesso in prima linea, o un abbassamento della quantità di melatonina (un ormone alla base dei ritmi psico-biologici). Tali alterazioni sono derivanti, quindi, prevalentemente dall’alternanza luce-buio e, quindi, da una diminuzione delle ore di luce, tipica dell’inverno.

SCURO

La prima raccomandazione degli esperti è di preferire cibi che contengano triptofano, magnesio e zinco (come frutta secca, agrumi, verdure a foglia scura, ecc.) rispetto al cosiddetto “cibo emozionale” (protagonista delle classiche abbuffate che hanno come esito: sensi di colpa per non essere riusciti a resistere alle tentazioni, dipendenza da cibi, specie quelli contenenti zuccheri raffinati, ed ancora nervosismo ed ulteriore insoddisfazione).

Ma oltre ad un’adeguata selezione del cibo, è importante anche riuscire ad incrementare l’attività fisica seppure con semplici passeggiate, nonostante la tendenza prevalente spinga all’inattività e a richiudersi in casa al caldo: non tutti sanno, infatti, che l’attività fisica incrementa il rilascio di endorfine e riduce il livello di cortisolo nel sangue, l’ormone coinvolto nello stress e nella depressione.

Ancora, un suggerimento possibile potrebbe essere di ricercare e promuovere momenti relazionali di “riunione” tra amici in modo da incrementare i momenti di reale benessere psicologico. L’importante, però, non è semplicisticamente “riempire” le giornate, dando sfogo a quella frequente tendenza a fuggire dal vuoto e dalla solitudine. Piuttosto, sarebbe opportuno di circondarsi di affetti realmente “nutrienti”. Qualora ciò non fosse proprio possibile, è importante sapere che nel “vuoto” che la solitudine può comportare, a volte, ci si può persino ritrovare, imparando a stare con se stessi, senza averne paura.

In casi in cui si riconosce che da soli è troppo difficile uscire da una spirale che porta con sé sintomi sempre più gravi, sarebbe bene rivolgersi ad uno specialista del settore.

Ma per coloro che, invece, riescono ad innescare circoli virtuosi, il suggerimento è quello di tenere duro: in fondo il cambio dell’ora si avvicina sempre più!