Il concorso letterario non porterà il nome di Mimì Arezzo

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La querelle è chiusa. Lo annuncia sempre Michele Arezzo sulla propria pagina facebook.

Ecco il testo: “Sulla vicenda del concorso, per dire, per chiudere.
Una telefonata, in tarda sera, ieri, ha sciolto un po’ di grumi e restituito un qualche senso ai fatti.
Fuoco del discorso: il concorso non porterà più il nome di nostro padre.
Nè in questa edizione (qualora dovesse proseguire), né in eventuali appelli futuri.
L’organizzazione, sul punto, ha compreso prontamente certi nostri imperativi. Non servirà diffida, insomma.

Si scrive un punto, insomma. Un punto indispensabile. Il solo che avessimo mai chiesto.
La famiglia Arezzo

P.S. quanto al resto (che raccoglie, più che il nostro, l’interesse di partecipanti ed organizzazione), il direttivo del concorso c’è parso riconoscere (come dire) l’ infelicità di certe espressioni adoperate. Pur ribadendo, a consumo di chi legge, con assoluta convinzione tanto la linea adottata quanto la sua coerenza con il regolamento (sul punto, la reazione, legittima, non può che appartenere ai partecipanti)”.

Ecco cos’era accaduto:

Qualche tempo fa era stato indetto un concorso letterario nazionale intitolato alla memoria di Mimì Arezzo.

Nelle ultime ore la commissione giudicatrice, di cui a quanto pare non sono stati resi noti i nomi, aveva però fatto sapere di aver suggerito “all’organizzazione del concorso di non procedere all’attribuzione di premi tra gli elaborati partecipanti, in nessuna delle sezioni previste. Ciò, in considerazione del fatto, che la partecipazione è stata meno numerosa di quanto si prevedesse e che il livello qualitativo degli elaborati è apparso a tutti, in linea di massima e complessivamente “inadeguato”, rispetto allo standard atteso ed all’obiettivo del concorso (celebrare degnamente la figura di Mimì Arezzo) non consentendo così di individuare alcun elaborato degno di essere indicato come vincitore”.

Una decisione che ha scatenato una forte reazione. E anche la famiglia di Mimì Arezzo era intervenuta in modo chiaro. Il figlio Michele aveva pubblicato un post sulla propria pagina facebook con il quale chiariva: 

“Sul concorso letterario, nazionale, intitolato alla memoria di nostro padre. È desiderio della nostra famiglia (desiderio fermo, immobile, irremovibile) palesare pubblicamente quanto niente, abbia MAI legato il nostro nome al concorso in oggetto. È un bisogno, indispensabile, per tutti noi, che chiunque abbia partecipato conosca la distanza che ci separa da questa iniziativa. Niente di nostro c’è MAI stato dentro alcuna fase del progetto. E, ad oggi, avuto notizia delle ultime decisioni, non potrebbe essere più forte l’impellenza di evidenziare e misurarne le distanze. Domani, lunedì 19 giugno, il nostro legale saprà raccogliere quanto scritto in queste righe dentro una formale (e ferma, immobile, irremovibile) diffida dall’utilizzo del nome di nostro padre”.

Ora lo stesso Michele Arezzo, con il tono garbato e fermo, che lo contraddistingue, pone un punto alla vicenda.