Un ceffone e manda la compagna in ospedale. La Polizia di Vittoria lo arresta

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È bastata una segnalazione per “lite in famiglia” al 113 e le Volanti del Commissariato di Polizia di Vittoria sono arrivate tempestivamente in un’abitazione in centro.

La porta era aperta e all’interno della camera da letto la scena che si è presentata ai poliziotti è stata drammatica, riversa sul giaciglio una giovane donna rumena in preda a fortissimi dolori, col volto tumefatto e con evidenti segni di fratture ossee, adagiato accanto a lei il figlio di appena quattro mesi. A procurarle le lesioni al volto, secondo quanto riferito dagli investigatori, è stato il compagno con una violentissima manata.

L’autore di tanta violenza stava in corridoio, agitato e trafelato. I poliziotti lo hanno bloccato e ammanettato. È stato necessario l’intervento del 118 e poi le cure e l’attivazione del codice rosa.

La donna è stata portata in ospedale e lì è stata sentita dai poliziotti. Immediato è stato l’intervento delle volontarie dell’Associazione “Il filo di seta” che sin dall’inizio hanno messo a disposizione le loro professionalità nell’assistenza alla vittima di violenza ed al neonato.

L’uomo è stato condotto in Commissariato, ha 30 anni ed ha precedenti di polizia per il reato di rissa. Dopo il fotosegnalamento di Polizia Scientifica è stato tratto in arresto in quanto ritenuto responsabile di lesioni personali gravi ai danni della convivente.

Le indagini hanno consentito di ricostruire i fatti: la lite sarebbe scoppiata per futili motivi; la donna aveva rimproverato l’uomo perché lo stesso, la notte prima era stato fuori casa ed era rientrato in tarda mattinata completamente ubriaco; non sopportando di essere rimproverato, lui l’aveva colpita al viso con un violento ceffone.

Nonostante le gravi lesioni, la giovane ha rifiutato il ricovero per la necessità di accudire il bimbo e si è rifiutata di sporgere denuncia contro l’uomo, peraltro inutile in questo caso in cui la procedibilità è prevista d’Ufficio, per il timore che lo stesso, una volta arrestato, non potesse più lavorare e provvedere al mantenimento suo e del figlioletto. Tuttavia la drammatica vicenda vissuta l’ha vista implorare i poliziotti affinché al compagno venisse impedito di avvicinare lei ed il bambino. L’associazione “Il Filo di Seta” ha preso in carico la situazione ed ha assicurato ogni possibile assistenza e sostegno.