Quei 500 bambini ragusani senza cittadinanza, per loro meno diritti

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Lieve aumento del numero di stranieri residenti in provincia di Ragusa. È emerso nel corso di una conferenza di approfondimento che ha avuto come tema “Integrazione è al lavoro – I dati sulla mobilità urbana nella provincia di Ragusa e focus sull’impiego”. L’iniziativa era inserita nel programma #Pier – di Caritas italiana, austriaca e Arsis (Youth support center) di Tessalonica – reso possibile grazie al finanziamento non condizionato della Coca Cola foundation.

Sono oltre 27.700 gli stranieri residenti in provincia, con un’incidenza dell’8,6 per cento sulla popolazione residente. Il dato è in linea con quello nazionale. Il Comune di Acate è il secondo con più alta percentuale di presenza migrante in Italia, Santa Croce il settimo. Il 55 per cento dei migranti è impegnato tra agricoltura (38 per cento) e servizi domiciliari, ristorazione e turismo (37 per cento). I dati sono stati forniti dal Centro per l’Impiego di Ragusa, presente all’incontro con il proprio dirigente, Giovanni Vindigni. Domenico Leggio, direttore della Caritas diocesana, ha spiegato che “la presenza di immigrati sul nostro territorio è strutturale, aiuta non solo dal punto di vista lavorativo ma anche rispetto al dato delle nascite”. E ha aggiunto: “Sugli oltre 4000 immigrati residenti nel capoluogo, 2500 stanno nel centro storico – aggiunge ancora Leggio -. Un dato che merita l’attenzione di operatori sociali ed istituzioni, soprattutto per i progetti di richiedenti asilo e di accoglienza. È necessario che si cerchi di individuare alloggi ricercandoli anche in altre zone della città”.

Un focus interessante è stato fatto proprio sul centro storico di Ragusa, dove la presenza degli immigrati si attesta intorno al 20 per cento della popolazione.

Un ‘capitolo’ importante riguarda anche i bambini nati in Italia: 700 in provincia, ben 500 a Ragusa. “Rischiamo di crescere una seconda generazione di bambini senza cittadinanza, che crescono con meno diritti rispetto ai coetanei italiani e rischiamo di trovarli a breve come stranieri pur essendo nati e cresciuti qua” – ha detto Vincenzo La Monica.