‘Io e Sanremo’… di Giulia Scirè (Seconda serata)

258

Ah, Claudio Baglioni canta anche?
Finalmente ci delizia con una sua canzone. “Noi no”. Claudio hai ragione, noi non ce lo meritavamo.
Momento di altissima classe le pernacchie sparate in diretta mondiale alle 21:20, tra un’ennesima canzone di Baglioni e un’altra.
Claudio, ascolta un consiglio: se vuoi condurre un altro Festival di Sanremo devi concentrarti minimo un anno intero a scrivere altri 365 pezzi nuovi, altrimenti non ti saranno sufficienti quelli che hai scritto in 40 anni.

Giustamente Bisio parla dei risultati in Norvegia, perché quelli italiani è meglio non menzionarli nemmeno.
Virginia Raffaele continuo a pensare che sia ridondante senza motivo.
I conduttori quest’anno sono più ingessati dei completi del padrino.
Baglioni, quando non canta, è imbalsamato e fuori da ogni logica: si mette di spalle in favore di telecamera quando lo inquadrano.
Bisio e la Raffaele relegati a valletti, salutano gente con la mano e con occhiolini quando la telecamera li inquadra, come me alle recite delle scuole elementari.

FIORELLA MANNOIA. Sempre intensa e dritta. Ma perché ho l’impressione che tutti i cantanti stiano iniziando a politicizzare velatamente i loro testi?
E non posso accettare che anche il mezzo più puro, come la musica, stia iniziando a barcollare in mezzo a questo qualunquismo politico.

MICHELLE HUNZIKER. Come distruggere il bel ricordo dello scorso anno?
Ma si, invitiamola pure per farle cantare, con tanto di balletto, una canzoncina idiota (in confronto Cochi e Renato Nobel per la letteratura) sul nuovo vincente partito politico fondato sul “cuore/ fratellanza/ mamma t’amo e nulla più”. Sono imbarazzata.

MARCO MENGONI. La dimostrazione che quando ci si mette al servizio della musica non ci sono impedimenti.
Il suo nuovo album, probabilmente, non venderà quanto i precedenti, ma è un lavoro di qualità, pieno di contaminazioni di generi musicali, di influenze, di culture diverse.
E la musica è anche questo: sperimentare con garbo e intelligenza. Non omologarsi agli altri solo per vendere.
Esibizioni pulite, emozionate. Senza fronzoli e senza eccessi.
Il connubio con Tom Walker è intenso e sincero.
E poi, miracolo, l’unico in grado di far cantare a Baglioni una canzone non sua!
Emozioni, davvero.

PIO E AMEDEO: Finalmente un attimo di respiro e si ride un po’. Anche se con questi monologhi sulla politica vi piace vincere facile, fa già ridere di suo!

COCCIANTE: Anche i grandi sbagliano, ma se lo possono permettere.

CHIATTI E RIONDINO: qualcuno mi spieghi il senso di invitare gente a caso per farla cantare? Ho capito che questo è il festival di Sanremo, ma oltre alla gara si può anche parlare, ballare, recitare, non è necessario che tutti gli ospiti realizzino siparietti musicali.
Sono già stanca e siamo ancora alla seconda serata.

Achille Lauro. Il testo è un elenco di quello che vorrebbe avere e che non ha, rispetto a quello che hanno avuto personaggi famosi (disgrazie comprese). Dal punto di vista musicale per quanto si vanti di innovare e svecchiare, imita. E anche male.

Einar. Bella questa cosa del passarsi i vestiti. Ieri sera Bocelli al figlio. Questa sera Einar con la sobria giacca di Bisio indossata ieri.

Il Volo. “Mostrami la parte del tuo cuore che nascondi nel profondo/ tu che sei davvero importante in ogni mio istante/ siamo il sole in un giorno di pioggia”.
Apro il toto scommesse: quanti Baci Perugina (nella limited edition scritta da Federico Moccia) avranno mangiato, prima di mettere insieme la canzone?
Eh, ci sono anche i doppioni da considerare.

Arisa. La sua canzone è la quota rosa del Festival. Imparare ad amarsi con i propri difetti, vedere il bello nelle cose con gli stessi occhi dei bambini.
Non sarebbe male, ma la scelta dell’arrangiamento è senza senso. Sembra la sigla di una serie tv per ragazzi.

Nek. Canta la stessa canzone da anni, Laura non c’era, era andata via e lui adesso si fa trovare pronto per il grande ritorno. Io non sono pronta ad ascoltarlo ancora altre due serate.

Daniele Silvestri. Non vincerà mai, ma ha un testo evocativo e forte. È d’impatto ed è complesso.
Confesso che appena hanno annunciato i cantanti in esibizione avrei voluto spegnere tutto, ma ho rinunciato solo per riascoltare questa esibizione.

Ex- Otago. Prendi la conversazione su whastapp di due fidanzatini di 15 anni alla prima storia d’amore, prendi un giro di accordi e buttati sul palco di Sanremo.
Oppure buttati sul letto e rifletti sul resto della tua vita.
Quando si dice l’importanza delle scelte.

Ghemon. Non mi dispiace, ma non mi piace. È sofisticata, forse troppo.
Si lascia ascoltare, ma non mi da l’impulso di premere su repeat.

Loredana Bertè. Una carica e una grinta che non avevamo ancora visto.
La canzone ha la sua stessa energia e disperazione. La riascolto volentieri.

Paola Turci. Bella, sexy, elegante sia lei che la canzone. Eppure non decolla.

Negrita. Ieri mi ero riservata il secondo ascolto. Oggi fuori moda. Fuori tempo. Fuori tutto.

Federica Carta e Shade. Non riesco a comprendere come si possano inserire nella stessa competizione di Silvestri e Cristicchi. Come possiamo giudicare una canzone che si ripete in loop come a volerti dire “tanto te la ricorderai e la canticchierai”?!