Cassì rivendica uniformità e coerenza per l’avvio della fase 2

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Di seguito una riflessione del sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, in ordine a quanto si sta registrando su scala nazionale, a seguito dell’annuncio della fase 2. Discrepanze tra regioni e diversificate misure adottate da singoli governatori. Così non va: “Nella gestione della cosiddetta “fase 2” sta emergendo una mancanza di coerenza che non possiamo tollerare.
Sono un convinto assertore del rispetto delle gerarchie di comando e della univocità degli interventi, almeno su macro aree, e mi astengo dall’assumere iniziative estemporanee che genererebbero confusione e disuguaglianze, pur sapendo che questa posizione mi aliena il consenso di coloro che nei momenti di paura e di rabbia si identificano meglio in chi strepita, generalmente a vuoto e senza alcun costrutto, ma con l’obiettivo, appunto, di intercettare quel consenso.
Se però leggo che i governatori di Regioni come Veneto e Puglia, peraltro non esattamente accomunati dalla stessa ideologia politica, autorizzano rispettivamente il trasferimento nelle seconde case e l’apertura dei negozi di tolettatura di animali domestici, misure vietate secondo l’ultimo decreto del presidente del Consiglio, qualcosa non torna. O si mantiene fermo il principio secondo cui le Regioni non possono intervenire se non per imporre, eventualmente, misure più restrittive di quelle decise dal governo, in considerazioni di particolari situazioni di rischio, ed in tal caso le decisioni dei suddetti governatori che tendono invece ad allentare i divieti vengono subito revocate; oppure si conceda a tutte le Regioni autonomia di intervento, con la Sicilia che, meno toccata dal contagio rispetto a tanti altri, potrà autorizzare, nel rispetto delle distanze ma da subito, attività al momento ancora precluse, come la visita contingentata ai cimiteri, o l’apertura su appuntamento di parrucchieri ed estetisti, o come il trasferimento in seconde case di nuclei familiari che già vivono insieme, per citarne alcuni.
Si impone di fare chiarezza, con urgenza, o diventa difficile far comprendere ai cittadini l’oggettività e quindi la necessità delle norme. E un dubbio amaro comunque rimane: a parti invertite, se cioè il contagio si fosse diffuso al sud più che al nord, la programmazione delle riaperture sarebbe stata gestita con la stessa uniformità oggi pretesa?”.