“Se l’Italia avesse chiuso prima avrebbe evitato migliaia di vittime”

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L’affermazione è di quelle pesanti. E non è un politico a caccia di consenso, né la farfallina87 di turno dei social a pronunciarla. Ma il direttore di una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, Lancet.

Richard Orton, una laurea in medicina, rispondendo alle domande del giornalista di Repubblica, spiega che si sarebbero potute salvare più vite se l’Italia avesse chiuso prima, in febbraio, mentre ha esitato almeno una settimana prima di innescare il lockdown. Orton parla di “Diverse migliaia e anche di più. Questo è un virus con contagi esponenziali. Un ‘lockdown’ anticipato di una o due settimane può significare fino al 50 per cento di vittime in meno”.

Il caso positivo, secondo Horton, è quello della Nuova Zelanda, la cui premier Jacinda Ardern è stata “incredibilmente coraggiosa a ordinare il lockdown quando c’erano pochissimi casi”.

Horton è convinto che la seconda ondata non è inevitabile. Ma anche che “dobbiamo capire che questo virus non andrà via e che non torneremo alla normalità fino a quando non ci sarà un vaccino, per cui ci vorrà come minimo un anno”. I politici, questo, non lo dicono e “così si creano le condizioni per una seconda ondata, perché le persone conseguentemente si comportano in maniera scellerata”.

Lo stesso vaccino non sarà un “proiettile magico” che consentirà di far sparire la malattia, anche perché i tempi per capire se sia o meno sicuro sono lunghi. Per quanto riguarda il ritorno di fiamma in Cina, Horton ritiene che “in assenza di un vaccino e se non si rispettano le misure di sicurezza anti-COVID-19 è inevitabile che avremo nuovi e continui focolai. Il virus è ancora tra noi, anche se facciamo finta di ignorarlo, perché i governi e le persone si sentono più rilassati. È un errore madornale”.